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 2019  novembre 20 Mercoledì calendario

I cinque personaggi chiave della nuova Commissione Ue



Mancano ormai pochi giorni all’insediamento della nuova Commissione europea, presieduta da Ursula von der Leyen. Salvo sorprese, il 1° dicembre il nuovo Esecutivo dovrebbe finalmente entrare in carica. È il 17° nella storia comunitaria, dal 1957. L’obiettivo della nuova compagine è di difendere la sovranità europea ed essere quindi «una Commissione geopolitica», assertiva nel difendere i propri interessi nel mondo, ma anche impegnata nell’evitare la disgregazione di una Unione in pericolo di vita.
Mentre la Commissione Juncker ha lavorato sulla scia della crisi economica, finanziaria e debitoria per rafforzare le istituzioni europee, quella presieduta dalla signora von der Leyen tenterà di cavalcare il confronto con il resto del mondo per consolidare le basi dell’Unione. Al di là del presidente tedesco, il primo dal 1967, cinque commissari andranno seguiti più di altri. Sono in prima linea nel perseguire questo doppio obiettivo: la danese Margrethe Vestager, il francese Thierry Breton e l’italiano Paolo Gentiloni, nel settore economico, il lussemburghese Nicolas Schmit e la svedese Ylva Johansson in campo sociale.
Margrethe Vestager
A 51 anni, la signora Vestager è al suo secondo mandato a Bruxelles. Continuerà a occuparsi di diritto alla concorrenza, un portafoglio che l’ha indotta a prendere decisioni controverse contro numerose aziende americane, vuoi per abuso di posizione dominante, vuoi per illegittimi aiuti di Stato. Il presidente americano, Donald Trump, l’ha definita la «Tax Lady» che «detesta gli Stati Uniti». Nella nuova Commissione sovraintenderà anche alla rivoluzione digitale.
Spiega a questo proposito Miguel Maduro, professore all’Istituto universitario europeo di Firenze: «Sarà importante capire se l’approccio della nuova vice presidente sarà concentrato sulla concorrenza o se sceglierà un approccio più generale, più ampio proprio per via della sua responsabilità nel digitale. A differenza che nella Commissione precedente, i vicepresidenti avranno alle loro dipendenze delle direzioni generali. Il loro rapporto con i commissari potrebbe rivelarsi più conflittuale di prima, tanto più se hanno una personalità forte».
Thierry Breton
La Francia e la Germania hanno chiesto una revisione delle regole della concorrenza perché possano nascere “campioni europei”, capaci di competere con le grandi aziende americane o cinesi. In questo campo, un ruolo decisivo lo avrà il commissario francese Thierry Breton, 64 anni. Quest’ultimo ha una esperienza eclettica: ex ministro delle Finanze, ex dirigente d’impresa, ha vissuto negli anni a cavallo tra il pubblico e il privato in un Paese nel quale lo Stato in economia ha una tradizione dirigista.
Responsabile di un portafoglio tanto ampio quanto ricco, che spazia dall’industria alla difesa, dallo spazio al digitale, il suo compito sarà di dare all’Unione europea una propria politica industriale che non sia solo la somma di politiche nazionali. Sarà chiamato a promuovere una difesa europea, attraverso un nuovo fondo da circa 13 miliardi di euro nel periodo 2021-2027.
Paolo Gentiloni
Mentre Margrethe Vestager e Thierry Breton si incammineranno su un percorso nuovo, prevedibilmente accidentato, Paolo Gentiloni, responsabile degli affari economici, proseguirà sulle orme della Commissione Juncker per rafforzare l’assetto istituzionale della zona euro, completando l’unione bancaria, dando all’unione monetaria un proprio bilancio e un proprio titolo di debito, sostituendo sperabilmente l’ormai abusata arma monetaria con misure di politica economica che possano sostenere e guidare l’economia.
Commenta ancora il professor Maduro: «Il futuro dell’unione monetaria è cruciale. È un peccato che su questo fronte si percepisca una perdita di energia politica. Paolo Gentiloni sarà chiamato a trovare un giusto equilibrio tra la difesa della disciplina di bilancio e la flessibilità nell’applicazione delle regole. Non sarà facile». A 64 anni, l’ex premier italiano rischia di trascorrere una fetta importante del proprio tempo a raffreddare le aspettative illusorie dei suoi connazionali sul reale spazio di manovra per modificare l’impianto nato alla fine degli anni 90.
Nicolas Schmit
Una selezione dei commissari da seguire nei prossimi cinque anni è inevitabilmente discrezionale. Accanto a personalità quali la ceca Vera Jourová, che dovrà difendere lo stato di diritto, o l’olandese Frans Timmermans, che gestirà la rivoluzione ambientale, ve ne sono altri meno di spicco, ma che potrebbero rivelarsi molto significativi. Due in particolare: il lussemburghese Nicolas Schmit, 65 anni, a cui è stato affidato il portafoglio degli Affari sociali, e la svedese Ylva Johansson, 55 anni, che ha ottenuto il delicatissimo tema dell’Immigrazione.
Fa notare Eric Maurice, capo dell’ufficio bruxellese della Fondation Schuman: «È vero che le competenze in campo sociale, secondo i Trattati, sono soprattutto nazionali, ma la mia impressione è che il ruolo di Nicolas Schmit sia sottovalutato. Nei giorni scorsi, il nome del suo portafoglio è stato modificato: non sarà più responsabile solo del Lavoro ma anche dei Diritti sociali. Il suo strumento di lavoro sarà il pilastro europeo dei diritti sociali approvato a Goteborg nel 2017».
La crisi economica sembra superata, ma le conseguenze sociali sono evidenti in tutta Europa. Le condizioni politiche premono per una migliore collaborazione tra i Paesi. Temi quali la rivoluzione digitale, la transizione climatica, il coordinamento delle politiche di bilancio hanno risvolti sociali che permetteranno all’ex diplomatico lussemburghese di essere influente. Aggiunge Maurice: «Il campo sociale potrebbe diventare un trait d’union politico tra Parlamento e Commissione nella ricerca di un nuovo modus vivendi tra le due istituzioni».
Ylva Johansson
Sulle migrazioni, la signora Johansson, ministra del Lavoro nel suo Paese dal 2014, sarà chiamata a riformare il diritto d’asilo in Europa. Il tema ha spaccato l’Unione tra Est e Ovest e anche tra Sud e Nord. Osserva ancora il professore Maduro: «È interessante notare come il nuovo commissario non abbia una esperienza nel settore della sicurezza, bensì in quella dell’integrazione e degli affari sociali in un Paese, la Svezia, nuova terra d?accoglienza. Il suo sarà un approccio necessariamente innovativo. Bisognerà capire se avrà successo».
La struttura scelta dalla signora von der Leyen andrà saggiata con mano giorno per giorno. Nell’affidare ai vicepresidenti compiti esecutivi, il tentativo dell’ex ministra della Difesa tedesca è di scoperchiare i compartimenti stagni dell’amministrazione comunitaria, imponendo maggiore collaborazione tra le direzioni e tra i commissari.