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 2019  novembre 20 Mercoledì calendario

Intervista ad Antonio Cassano

Il secondo tempo di Antonio Cassano è un impasto di saggezza e impeto: «Il carattere che hai resta sempre quello, ma da quando sono diventato papà, certi aspetti li ho smussati». Ma quello che pensa, anche a 37 anni, lo deve dire sempre e comunque. Per questo ha accettato la chiamata del suo amico Pierluigi Pardo al programma tv Tiki Taka: «Un’esperienza bellissima e divertente, devo ringraziare perché mi lasciano dire sempre quello che voglio. Ma d’altra parte chi mi prende, lo sa: deve prendere tutto il pacchetto di Antonio». Era così anche da giocatore, un delitto che il suo straordinario talento sia uscito di scena dai campi troppo presto.
E ora?
«Faccio il commentatore e ho appena finito il corso a Coverciano da direttore sportivo.
Il migliore che ho ascoltato è Walter Sabatini, il più competente. Se ci fosse uno con la sua competenza e con la calma di Ausilio, sarebbe il direttore sportivo ideale».
Non ha mai pensato di fare l’allenatore?
«Scherza? Significa non vivere più. Ti alzi al mattino e per 24 ore devi pensare a tutto, agli allenamenti, alle partite, e poi devi anche dire delle bugie e a me non piace».
Le bugie a chi? Ai giornalisti o ai tifosi?
«No, ai giocatori, perché tutti a inizio anno dicono che in rosa i giocatori sono importanti allo stesso modo ma è una balla. Ogni allenatore ha sette-otto elementi su cui punta e gli altri ruotano. È sempre stato così e lo è ancora, ma in Italia con una differenza fondamentale rispetto al passato».
Quale?
«La qualità tecnica si è abbassata. Quando giocavo io come numeri dieci c’erano Cassano, Totti, Zola, Del Piero e Pirlo. Adesso trovatemene uno su quel livello, fatemi un nome».
Magari in futuro Tonali...
«Tonali è un incontrista, non è un numero dieci. Oggi spesso si confonde il regista con l’incontrista».
Quindi, Mancini fa i miracoli con la Nazionale?
«Ha vinto undici partite di seguito, è una bellissima Nazionale, ma bisogna vedere cosa succederà quando affronteremo squadre come Germania e Spagna. Se riusciremo a tenergli testa, allora con Mancini avremo svoltato definitivamente. In ogni caso sta facendo benissimo. Il nostro calcio a livello individuale in questo momento non è lo stesso che in passato, bisogna sempre ricordarlo».
Ma perché?
«È una questione generazionale. Ci sono periodi in cui nascono meno talenti. Poi certo, in Germania hanno fatto un grande lavoro sui settori giovanili e non hanno paura di lanciare subito i giovani. Di Mancini apprezzo soprattutto che fa un calcio propositivo, noi i nostri quattro Mondiali li abbiamo vinti tutti con la tattica e il contropiede. L’ultima grande Italia è stata quella degli Europei 2012 con Prandelli e io c’ero. Lui era un grande tattico ma mi lasciava libertà».
Chi vince lo scudetto?
«L’Inter».
Perché non la Juve?
«L’Inter mi ricorda la Juve del primo anno di Conte. Io ero al Milan e noi perdemmo lo scudetto. Certo, la Juve attuale ha due squadre e resta la più forte e completa, ma si vede lontano un miglio che è programmata per puntare a vincere la Champions. Se perde qualche punto per strada e l’Inter resta attaccata, Conte fa il colpo».
Meglio Allegri o Sarri?
«Allegri. Un allenatore che ti dà due o tre linee di gioco, ma poi dalla trequarti in avanti ti lascia libero e non ti ingabbia. Però, Sarri ha guadagnato mille punti con la storia di Ronaldo. Ha avuto il coraggio e la personalità di toglierlo e ha avuto ragione lui perché ha vinto. Ma ora niente punizioni per Ronaldo perché continuerà a essere la stella».
Ranieri salverà la Samp?
«Credo proprio di sì. È la persona ideale con la sua esperienza, ha già ridato tranquillità e equilibrio».
Ferrero?
«Non capisco perché i tifosi di colpo dopo sei anni abbiano preso a contestarlo. È vero che quest’anno la squadra stenta, ma i risultati sono sempre stati ottimi. Lui ha chiesto 95-100 milioni per vendere la Samp, sono gli altri che volevano comprare che non si sono mai avvicinati a quella cifra».
Cosa pensa del razzismo che continua a avvelenare gli stadi?
«Bisogna usare il modello Thatcher, Daspo a vita e carcere. Non ci sono più mezze misure, impariamo dagli inglesi. Certe cose sono inaccettabili e inconcepibili, i giocatori sono indifesi, non possono fare nulla. In Italia su tante cose non si ha il coraggio di decidere, qui bisogna farlo».
È vero che suo figlio di 9 anni è bravo come lei?
«È ancora piccolo, è nei Pulcini dell’Entella. Però, tira di più e meglio di me, io dribblavo di più, per me contava più l’assist che il gol. Il secondo, che ha sei anni, è fanatico di Marc Marquez, ma come padre a me le moto fanno paura».
Sua moglie è una grande pallanuotista, è vero che sogna le Olimpiadi di Tokyo?
«Mia moglie è una grande donna, una grande moglie e una grande madre. Per sette anni ha smesso quando sono nati i figli, poi si è fatta un mazzo così ed è tornata in vasca. Le Olimpiadi sono il suo grande sogno, spero lo coroni».
Chi sono i due presidenti migliori che ha avuto?
«In assoluto Riccardo Garrone. Poi, non l’ho praticamente avuto come presidente, ma lo conosco bene, Tonino Gozzi. Ha fatto dell’Entella un modello di società. Due persone serie, perbene, sincere e leali, che non hanno nulla a che vedere con tante brutte cose che ci sono nel calcio di oggi. So che il sogno di Gozzi è portare l’Entella in Serie A, glielo auguro di cuore, sarebbe bellissimo per lui e per il calcio».