Corriere della Sera, 20 novembre 2019
L’indimenticabile storia del Mose
«Il principio della concorrenza è un cardine fondamentale delle opere pubbliche. Invece a Venezia si è realizzata una scarsa dialettica tra la fase della progettazione e quella dell’esecuzione, con costi elevati e ritardi nei controlli». Son passati 23 anni da quando la Corte dei conti tirò le orecchie al Consorzio Venezia Nuova. E 19 da quando il commissario europeo per il mercato unico Frits Bolkestein scrisse una lettera al governo italiano lamentando, sul Mose, il mancato rispetto delle regole sulla concorrenza. Lettera che l’allora presidente del Consorzio, l’attuale presidente della Consob Paolo Savona imputò al ministro ormai uscente per le Politiche comunitarie, Gianni Mattioli, accusandolo di aver «esplicitamente chiesto» lui l’intervento europeo, ai danni dell’Italia.
Il braccio di ferro tra l’una e l’altra parte andò avanti, a cavallo del passaggio del governo da sinistra a destra, finché il successore di Mattioli, Rocco Buttiglione, arrivò a un compromesso. Dove, ricordano Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri nel libro Corruzione a norma di legge, si concordava che «non appena disponibili le risorse necessarie» una parte dei lavori sarebbe stata finalmente messa a gara: «Si ipotizzava che (…) su un totale di interventi previsti dal Piano generale di circa 6 miliardi di euro, si sarebbero aperti alla concorrenza appalti per circa 3,160 miliardi di euro, pari al 53% circa del totale. Al Consorzio sarebbe rimasto il restante 47%, che si andava ad aggiungere ai circa 2 miliardi di euro di interventi incassati dal 1985 per studi e interventi di salvaguardia diversi dal Mose».
E come finì? Il consorzio, rispondono i due autori, mise a gara «forniture per una cifra inferiore ai 200 milioni di euro, il 5% circa del costo totale del Mose, contro il 53% previsto dall’accordo». Indimenticabile. Come difficile da dimenticare è l’ottimismo di Paolo Savona: «Il progetto delle opere mobili è tra i più studiati e moderni del mondo. Dopo anni di sperimentazione e di aggiornamento, le paratoie avranno la caratteristica di una macchina semplice da gestire e affidabile nei risultati. Le nuove tecnologie informatiche non lasciano alcun margine agli errori temuti, come quelli di un loro blocco o di un loro cedimento».