Agi, 19 novembre 2019
Come si spegne un altoforno
Per spegnere un altoforno c’è un cronoprogramma specifico da seguire, fatto di una serie di azioni e procedure operative una concatenata all’altra. Per arrivare alla fermata, occorre almeno un mese di tempo da quando i tecnici mettono mano sull’impianto. Va detto però che prima di avviare la fase di spegnimento, bisogna chiamare e assegnare l’ordine di lavoro a chi sul campo è leader per gli altiforni, ovvero l’azienda Paul Whurt.
Non sempre questa impresa può intervenire subito, quindi bisogna prima acquisire la loro disponibilità e, una volta impostate e definite le fasi preliminari, si può cominciare con l’avvio progressivo della fermata vera e propria. A grandi linee, c’è un cronoprogramma di preparazione che comprende tra l’altro la preparazione di una specie di canale dal quale far defluire la ghisa dell’altoforno sino al colaggio della "salamandra" che è nella fasi finali dell’operazione.
Per "salamandra" si intende quella parte di ghisa, anche solidificata, che si deposita sul fondo dell’altoforno. Nel piano di spegnimento, dopo che l’ordine di esecuzione è entrato in vigore, si parte dalla parte ingegneristica della rigola, che è il canale di deflusso della ghisa. Seguono poi altre parti di ingegneria per modificare campo di colata, tubazioni e vasca loppa.
Partono quindi gli ordini a una impresa incaricata della foratura dell’impianto e la parte di ingegneria per l’abbassamento della carica dell’altoforno. Riprendendo il piano di spegnimento dei mesi scorsi dell’altoforno 2 - quando ci fu il nuovo sequestro senza facoltà d’uso dell’impianto da parte della Procura, poi fermato dal ricorso, accolto dal Tribunale del Riesame, di Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti del siderurgico - ben 34 sono le operazioni programmate e susseguenti, divise tra competenza Paul Whurt e ArcelorMittal Italia.
Il tutto aveva un costo di un milione di euro circa. L’avvio della fermata dell’afo è la 19esima fase operativa del cronoprogramma, cui seguono nell’ordine la discesa carica sino alla fermata vento, ultima colata in rigolone, fine soffiaggio vento, per arrivare poi al forno fermo. Dopodichè scattano l’iniezione di azoto sino al raggiungimento livello H2 al di sotto del 3 per cento, messa in sicurezza degli impianti ausiliari e la preparazione al colaggio della "salamandra".
Questa operazione a sua volta è distinta in quattro fasi, preparazioni, foratura foro, gestione fusi, pulizie rigole, per complessive 34 ore di intervento. Finita questa parte, ne scattano altre tre in sequenza sino al completamento del 34esimo passaggio: sono nell’ordine foratura del foro di colaggio della "salamandra" della durata di 8 ore, ripristino refrattario e corazza afo in 18 ore, rimozione rigole e strutture provvisorie e pulizia area in 24 ore.
Quando intervenne il Tribunale del Riesame che fermò la non facoltà d’uso dell’altoforno 2, disponendo così che Ilva in as potesse effettuare gli ulteriori lavori, il cronoprogramma di spegnimento dell’impianto era già in fase avanzata. Infatti, stando a quel piano, l’altoforno 2 doveva essere spento ai primi di ottobre e invece questo fu evitato proprio grazie al provvedimento del Riesame.
A valle del Riesame, il 26 settembre scorso ci fu un sopralluogo all’altoforno 2 da parte dei tecnici interessati, presenti anche il custode giudiziario Ilva, Barbara Valenzano, e in quella sede si accertò che una serie di lavori pro-fermata erano già stati compiuti, che si era giunti al punto 13 dei lavori (fermata per modifiche campo di colata) e che al completamento delle attività, risultano mancanti solo 14 giorni.
Quindi, se dovesse partire lo spegnimento dei tre altiforni di Taranto cominciando dal numero 2, come annunciato ieri ai sindacati dall’ad ArcelorMittal, Lucia Morselli, si ricomincia non da zero ma dal lavoro già fatto. Mancano, dunque, solo 14 giorni, anche perchè quanto già costruito non è stato smontato e portato via pur avendo il Riesame "salvato" l’altoforno. Si è detto in queste ore che fermare l’altoforno equivale a distruggerlo.
In realtà, spiegano i tecnici, non è proprio così se si seguono procedure corrette, se lo spegnimento è lento e non avviene repentinamente, dando tempo all’altoforno di degradare (si abbassa la carica e di conseguenza scende anche la temperatura del forno) e poi una volta fatto tutto, sull’impianto si calano una copertura e una inceratura industriale.
Da rilevare che alla Paul Whurt si è rivolta ora anche Ilva in amministrazione straordinaria per ordinare le nuove macchine che servono all’altoforno 2 per essere messo ulteriormente in sicurezza e completare così le prescrizioni della Magistratura. Si tratta delle macchine a tappare, a forare e dei caricatori automatici, una per ciascuno dei due campi di colata. Il costo complessivo è di una decina di milioni di euro, il tempo di installazione dai 6 agli 8 mesi.
Per questo nei prossimi giorni l’Ilva in amministrazione straordinaria chiederà alla Magistratura una proroga della scadenza del 13 dicembre, data in cui i lavori ad afo dovevano essere completati. E il 13 dicembre è anche la data che ArcelorMittal ha fissato per il primo spegnimento, quello dell’altoforno 2, ritenendo che Ilva in amministrazione straordinaria non sarà nelle condizioni di adempiere alla prescrizione giudiziaria ma evidentemente dubitando molto anche sulla possibilità che ottenga sul punto una proroga.
Le prossime tappe
Il primo stop dello stabilimento di Taranto ex Ilva è già avvenuto lo scorso 10 novembre e ha riguardato la linea E dell’agglomerato 2. L’agglomerato è l’area del siderurgico dove si preparano tutti i materiali di carica per gli altiforni. Ma è dal 10 dicembre prossimo che entrerà nel vivo e nella parte cruciale la progressiva fase di fermata degli impianti come oggi ha dettagliato a ministeri, istituzioni locali ed enti di controllo, ArcelorMittal Italia.
Ecco in dettaglio il programma di fermo impianti:
10 dicembre altoforno 2
10 dicembre acciaieria 1 con relativa colata continua 1
18 dicembre altoforno 4
18 dicembre un convertitore acciaieria 2
3 gennaio linea D agglomerato 2
Tra il 5 e il 15 gennaio 2020 calendarizzata la fermata delle batterie coke 7, 8, 11 e 12, con mantenimento forno di riscaldo per le batterie 7, 8 e 12 mentre la batteria 11 verrà spenta
Dal 5 al 15 gennaio programmate anche: fermata altoforno 1 e fermata totale acciaieria 2 "dopo aver portato a consumazione tutta la ghisa processabile"