ItaliaOggi, 19 novembre 2019
Periscopio
Vivacchia perfino l’Italia dei viveur. Dino Basili. Uffa news. Ma tra destra e sinistra qual è la differenza? Che la sinistra forse abbassa l’Iva sugli assorbenti. Jena, la Stampa.
Nella democrazia italiana tutti sono uguali e nessuno conta niente. Roberto Gervaso, Le cose come stanno – L’Italia spiegata alle persone di buon senso. Mondadori, 2017.
Lei è un perbenista? «Ho avuto tante occasioni, sono stato molto richiesto, ma ho sempre mantenuto un certo senso estetico». Renato Zero, cantante. (Roberto Gobbi), Sette.
In Alto Adige-Sud Tirolo finì come finiscono spesso le guerre locali: con una valanga di soldi rovesciati sui secessionisti (lasciando le tasse a Bolzano e aggiungendoci un bel po’ di fondi dell’odiato stato italiano) perché se ne stessero tranquilli, e perché vicino allo strudel accettassero anche di mangiare un po’ di spaghetti. Si aprì una stagione di nuovo benessere, che ancora dura. Ma gli italiani finirono ai margini, maledetto pendolo della storia: il potere economico restò tutto nelle mani del gruppo tedesco, rappresentato dalla Svp, Südtiroler Volskpartei. Amministratori efficienti, passabilmente onesti, di sicuro più dei loro colleghi in altre regioni italiane. Indro Montanelli saggiamente riassunse la questione rispondendo a un lettore che si lamentava dello strapotere «crucco»: «Siete italiani governati dai tedeschi? Beati voi!». Maurizio Pilotti. Libertà.
Ho visto avanzare, dal Sessantotto in poi, è l’anomia. Ossia, le praterie di illegalità impunite col beneplacito del Potere. La droga, le occupazioni di appartamenti mentre l’inquilino fa la spesa, quelle dei palazzi da parte di antagonisti di destra e sinistra, femministe e teatranti. Per tacere di furti e rapine giustificate dallo stato di necessità (la scusa buona per tutto) l’imbrattamento di strade e muri mentre il vigile fa le tre scimmiette. Giancarlo Perna. la Verità.
La realpolitik è stata per molto tempo la religione dell’Occidente. Basta pensare che quando il Muro è nato, John Kennedy viene avvertito solo 17 ore dopo. Non interrompe le vacanze nella casa di famiglia a Hyannis Port, come non le interrompe De Gaulle. Adenauer non cambia il tono della campagna elettorale e anzi incontra l’ambasciatore sovietico. Papa Giovanni non ne parla all’Angelus della domenica successiva. Una frase di Kennedy fa capire tutto. Parla con il segretario di Stato, con suo fratello e con McNamara, e dice: «Un maledetto muro non è una bella cosa ma è sempre meglio di una maledetta guerra». Ezio Mauro (Pietro Visconti). Libertà.
Sono l’unico ad avere riunito per un ritratto Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca ed Eugenio Scalfari. Fu un omaggio al grande giornalismo e a Biagi, che mi aprì le porte di Epoca. Mi mandò da un radiologo di Alessandria malato di tumore per colpa dei raggi X. Viveva nella penombra. Per rispetto non usai il flash. Ho sempre pensato che una buona foto valga più di una bella foto. Allora con i direttori parlavi ogni giorno. I servizi da 16 pagine, in parte, me li finanziavo. Nel 1970 andai a Venezia per una settimana, a mie spese. Nacque così il reportage sulla morte della città lagunare, con il cartello «Pericolo caduta angeli» davanti alla basilica della Salute, che ispirò il titolo del libro di John Berendt. Non volevo essere bravo, ma sentirmi utile. Un piacere impagabile. Giorgio Lotti, già fotografo di Epoca, 82 anni (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Di tempra sua, Leo Longanesi aveva l’ansia di costruire, di fare, cambiare, migliorare; fu conservatore ma in quando costruttore. Non c’è stato, nell’Italia del Novecento, un conservatore che possedesse idee altrettanto chiare su che cosa valesse la pena di conservare, in questo paese e che cosa buttare. Piero Buscaroli, Una nazione in coma. Minerva edizioni, 2013.
Con Claudio Abbado e Zubin ci si vedeva spessissimo. Vienna era una città immensamente pettegola, e nel suo splendore da operetta, a me appariva come il necessario risarcimento al severo rigore dodecafonico. Quel periodo fu molto istruttivo quando tornai a Bologna, dopo un periodo trascorso tra Venezia, Roma e Salisburgo, cominciai a dirigere per poi affiancare l’attività concertistica all’insegnamento nel conservatorio di Bologna, dove era stato il mio maestro Adone Zecchi. Tito Gotti Jo, Musicologo e direttore di orchestra. (Antonio Gnoli). La Repubblica.
La mia carriera è ancora un sogno, ho imparato dal niente. La vita mi ha insegnato tutto, mi è bastato portarla sullo schermo piano piano. Gli attori vanno nelle scuole ma io tutti i sentimenti li portavo dentro di me. Non potevo sbagliare. Sophia Loren, attrice. (Silvia Fumarola). la Repubblica.
A Trieste ci sono già gli svagati caffè italiani, dove non si sente il brusio fitto e ininterrotto, la musica da camera dei due, dei trii, dei quattro tedeschi, che nei paesi dell’ex impero austro-ungarico sembrano capaci di dirsi cose serissime, importantissime, divertentissime, per ore intere, con una ricchezza di toni e di contrappunti che compensa la espressività operistica del baccano latino. Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.
Fu determinante quella frase di Enzo Biagi: «E se Tortora fosse innocente?» che, lanciata su un quotidiano, cominciò a diffondersi, a creare crepe nel muro. Incontrai Biagi senza averlo mai conosciuto di persona. Provvidenziale. Ricordo che anche Piero Angela fu molto vicino ad Enzo. Determinante la battaglia dei Radicali, ma Tortora non approfittò dell’elezione al Parlamento europeo. Scelse il carcere rinunciando all’immunità. Infine, giustizia è stata fatta. Ma, come dicevo, questo caso clamoroso non è servito a correggere taluni vizi della magistratura. Raffaele Della Valle, avvocato difensore di Enzo Tortora. (Marisa Fumagalli). Corsera.
Sono orgoglioso di essere un paparazzo perché la parola paparazzo sta in tutti i vocabolari: è la terza parola italiana più famosa del mondo dopo pizza e Ferrari. E non c`è traduzione è così e basta. Il paparazzo è un inviato speciale delle fotografie, persino Lady Gaga lo canta. Cosa vuoi di più? Rino Barillari, paparazzo (Massimo M. Veronese). il Giornale.
DIPLOMATO benestante, impiego Milano 30 mila, sposerebbe insegnante ruolo (medie, elementari) 26-34enne, statura circa 1,70, illibata, sana, anche nullatenente. Dagli annunzi matrimoniali della Piccola Pubblicità del Corriere della Sera novembre-dicembre 1941.
Lei ed io siamo il lupo e il cane di La Fontaine. Lei, magro e libero; io grasso e attaccato al guinzaglio. Gabriele Matzneff, Elie et Phaeton. la Table ronde, 1991.
Conte: il gioco delle tre carte. Roberto Gervaso. il Giornale.