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 2019  novembre 19 Martedì calendario

Storia del fiume Tevere

«Sui fiumi è dove le civiltà meglio organizzate ed evolute hanno sviluppato le città più prospere e dinamiche, ma anche dove le stesse città manifestano con maggiore evidenza, finanche drammatica, la decadenza delle società che le abitano». Si può cominciare da queste parole a leggere e comprendere il libro del giornalista di lungo corso Marzio Mian, Tevere controcorrente (Neri Pozza, 288 pagine, 14 euro).
Nel saggio l’autore intreccia la ricostruzione storica con l’indagine sul campo, che ci interroga sul nostro rapporto con un fiume cruciale nella storia di Roma e dell’umanità. E la risposta non è confortante. Dalla pagine di Mian traspare la rottura con la natura e la sacralità del biondo Tevere, che è ormai parte delle vestigia di un tempo perduto. Uno stato di abbandono associato da Mian alla fase di declino che vive la città incapace di valorizzare le proprie risorse.
IL LITORALENella prima parte del libro questa osservazione parte dalla realtà di Ostia, che per numero di abitanti sarebbe la tredicesima città italiana. A Capo due Rami il fiume si biforca: il ramo sinistro, detto Fiumara Grande, passa vicino alle rovine di Ostia antica e forma la foce naturale del Tevere. 
La distanza di appena ventotto chilometri tra il Campidoglio e il Tirreno non è stata mai colmata: Ostia non è diventata la Roma sul mare. Mian sottolinea anche la scarsa valorizzazione del litorale tiberino: «L’area archeologica di Ostia antica è una testimonianza integra di città romana scrive Mian. Potrebbe essere la città sepolta a donare sangue all’Ostia contemporanea, anzi a tutta l’area tiberina, peccato però che sia visitata da soli 236 mila turisti, contro i sei milioni di Pompei». Mian ricorda come il tentativo più recente di riqualificazione e valorizzazione delle sponde del Tevere, a Roma, sia stata quella che definisce la spiaggia più malinconica al mondo, nominata Tiberis e sorta sotto Ponte Marconi.
LE ORIGINISeguire il percorso di Mian lungo le rive tiberine, dalla foce di Ostia alle sorgenti in Romagna, assomiglia a un viaggio tra le rovine di una civiltà perduta che non sa più a quale storia appartiene. Ma nella lettura si riscopre la potenza e la ricchezza culturale del maggior corso d’acqua dell’Italia peninsulare, che si forma nell’Appennino Tosco Emiliano e sfocia nel Tirreno dopo 405 chilometri, al quale garantisce il 20% degli apporti fluviali. Nella seconda parte del saggio sono interessanti i riferimenti allo stato dei fiumi Missouri ed Elba.
Il lavoro di Mian sul Tevere si contestualizza in un campo di ricerca più ampio. Ha fondato insieme con altri giornalisti internazionali la società non profit The Arctic Times Project con sede negli Stati Uniti. In Italia fa parte di The River Journal, un progetto di racconto multimediale attraverso i grandi fiumi del mondo.