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 2019  novembre 19 Martedì calendario

Le casse di liquori ripescate nel Baltico

Il bottino è di quelli che farebbe gola anche al più annoiato dei pirati. Cinquanta casse di cognac marchiate «De Haartman & Co» e 16 casse di liquore «Benedictine», digestivo distillato da spezie e piante, per un totale di 600 bottiglie. Preziosi liquori rimasti intrappolati per oltre cent’anni nella pancia di una nave a vapore svedese affondata nel 1917 dai sottomarini tedeschi nel Golfo di Botnia con il suo alcolico e prezioso carico. Ora, a riportare le casse di liquori a galla, il team Ocean X, gruppo di cacciatori di tesori scandinavi, che il 22 ottobre ha annunciato al mondo il successo della sua missione.
Indietro veloce di vent’anni. È il 1999 quando tra le acque di Svezia e Finlandia viene scoperto per la prima volta il relitto della SS Kyros. Il Kyros – correva l’anno 1917 – era affondato al largo delle isole Åland mentre faceva rotta tra la Francia e San Pietroburgo. La spedizione in realtà era stata programmata per il 1916 ma poi causa ghiacci e maltempo, la faccenda era stata tirata per lunghe fino al maggio dell’anno successivo. Certo, all’epoca in Russia era in corso la Rivoluzione. E la prima Guerra Mondiale aveva già fatto milioni di vittime. Gli affari, però, andavano avanti. Anzi, proliferavano, nonostante la navigazione stesse diventando sempre più complicata. Quando infatti la nave a vapore è quasi alla fine del suo viaggio e supera le acque svedesi (la Svezia era rimasta neutrale durante la Prima Guerra Mondiale) incappa in un U Boot tedesco che l’affonda con l’accusa di contrabbando. L’equipaggio viene risparmiato e trasferito a bordo di una nave diretta in Svezia. Ma la Kyros e il suo prezioso carico finiscono sul fondo del mare, 77 metri sotto la superficie. E lì restano per 102 anni mentre la nave viene danneggiata dalle reti da traino. Le acque del Baltico, buie e fredde, conservano bene il prezioso contenuto.
Per riportare tutto a galla gli uomini della Deepsea Worker, l’imbarcazione impiegata per il recupero, hanno impiegato anni. E fatica. L’esplorazione dei subacquei si è rivelata pericolosa, e il Team Ocean X ha dovuto dotarsi di sottomarini all’avanguardia. Ma al di là delle questioni tecniche, la vera domanda è se quei liquori si possano ancora bere. 
Per saperlo bisognerà aspettare il risultato delle analisi di laboratorio cui è stato sottoposto sia il cognac, (prodotto dagli Haartman, assi norvegesi del genere, il cui marchio ormai è però estinto), sia il Benedictine (il cui marchio ora è di proprietà della Bacardi). Ma gli enologi sperano: «Non è stata rilevata traccia di perdite, dato che le bottiglie erano sigillate con lo stagno» 
Facile allora pensare che presto qualche collezionista possa aggiudicarsi una di quelle bottiglie sopravvissute. Ma anche se si guarda al lato più venale della storia l’ottimismo non manca. «Il valore di buona parte delle casse resta da determinare perché il marchio del cognac non esiste più», ha dichiarato Peter Lindberg, responsabile della spedizione, che spera di vendere bene il lotto nelle aste internazionali. «Non sono sicuro però di potermi permettere di tenermi una bottiglia tutta per me». Alla faccia degli ultimi pirati, anche quelli più annoiati, che invece le casse le avrebbero prosciugate in una notte. Forse anche meno.