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 2019  novembre 18 Lunedì calendario

LE SARDINE BOLOGNESI SANNO DI MORTADELLA - MACCHÉ MOVIMENTO APARTITICO: IL LEADER DEI MANIFESTANTI ANTI LEGA, MATTIA SANTORI, FA PARTE DELLA REDAZIONE DI «ENERGIA», RIVISTA CHE È INCARNAZIONE DEL SISTEMA PD EMILIANO. È STATA FONDATA DALL'EX MINISTRO ALBERTO CLÒ (CHE LA DIRIGE, E ORGANIZZO' LA FAMOSA SEDUTA SPIRITICA SU MORO) E DALL'EX PREMIER DELL'ULIVO -

«Contrordine, compagni!»: iniziavano con un surreale errata corrige le vignette e i testi di Giovanni Guareschi sul suo Candido. Obiettivo: sbeffeggiare l' attitudine dei comunisti trinariciuti all'«obbedienza pronta, cieca e assoluta», immaginando che L' Unità correggesse il giorno successivo la linea del giorno precedente, suscitando però lo stesso sistematico ossequio da parte dei militanti del Pci. Oggi un redivivo Guareschi potrebbe titolare: «Contrordine, compagni! La manifestazione delle sardine bolognesi non era spontanea: era spintanea».

Fino a ieri, infatti, la narrazione dei giornaloni era univoca: celebrazione dei quattro trentenni Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni, Roberto Morotti, e soprattutto sottolineatura del fatto che la manifestazione fosse inaspettata e improvvisa, un urlo della società civile, un inno allo spontaneismo.

Funzionale a questo racconto, la biografia dei ragazzi. In particolare, quella di Santori, leader autoproclamato del gruppo, che ieri, al Corriere della Sera, ha raccontato di aver inviato ai suoi amici «un sms: "Devo parlavi"» e di averli incontrati il giorno dopo: «Ho spiegato cosa avevo intesta e ho chiesto se ci stavano». Insomma, tutta una sua idea. Santori è stato presentato come istruttore di frisbee, la Trappoloni come una fisioterapista, gli altri due come l' ingegnere e la guida turistica.

«Quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo», tanto per ricorrere all' ennesima citazione scontata. Certo, presi dal protagonismo mediatico, gli interessati si sono un tantino allargati: fanno i politologi, dettano la linea. Sempre al Corriere, Santori ha fatto sapere di aver registrato il marchio delle sardine, che è prevista una specie di tournée (prossime tappe: Modena e Firenze), e che loro sarebbero «l' argine alla deriva populista». Molti auguri. Peccato che a questi elementi biografici manchi qualche pezzo.

Nulla di negativo: solo qualche informazione che colloca il capofila della squadra, Santori, più dentro che fuori un certo tipo di sistema emiliano. È sufficiente farsi un giro sul sito della rivista Energia (www.rivistaenergia.it) per trovare il nome di Mattia Santori nella redazione. Attenzione: è una rivista che ha per direttore l' ex ministro Alberto Clò, l' uomo che, nel 1978, ospitò la famigerata seduta spiritica del «piattino» per ritrovare Aldo Moro, rapito dalle Br. Quella sera, nella residenza di campagna di Clò, c' era anche Romano Prodi.

 L' ex premier è cofondatore, con Clò, della rivista, di cui risulta garante insieme a Sabino Cassese, ex giudice costituzionale, eterna riserva della Repubblica (nel 2013 si parlò di lui come candidato al Quirinale in quota Pd), sponsor del sì alla campagna per il referendum sulle riforme istituzionali di Matteo Renzi, collezionista di incarichi in innumerevoli organismi pubblici e privati (Olivetti, Autostrade, Generali, Lottomatica...).

Il Santori che fa parte della redazione di Energia è un omonimo? Non possiamo escluderlo, ma sembra improbabile, visto che, sulla pagina Facebook dello stesso Mattia Santori che il 7 novembre lancia la manifestazione delle sardine («Chi non viene è un figlio di acciuga»), qualche tempo prima, il 7 agosto, viene valorizzata un' intervista proprio a Romano Prodi sul portale RiEnergia (sito ideato dalla stessa società Rie-Ricerche industriali e energetiche, che cura anche l' edizione dell' altra rivista, Energia). Intervista che Santori presenta usando il «noi» («Ieri su RiEnergia abbiamo pubblicato questa interessante intervista a Romano Prodi sulla povertà energetica in Africa.

Lo abbiamo intervistato per il ruolo che ricopre all' interno dell' Onu proprio nel continente africano»).Notevole, in quel post, il comizietto politico di Santori: «Come sempre accade quando intervistiamo Prodi, il post è stato invaso da commenti denigranti e vergognosi contro di lui, gli africani e i comunisti (sono stati cancellati ma ne seguiranno altri). Ora, ognuno può pensarla come vuole, ma ormai è evidente che c' è una strategia dell' odio social organizzata e finanziata contro le idee, le politiche e i personaggi che in qualche modo sono riconducibili alla sinistra.

Che sia finanziata dai russi, da Trump o che sia tutto made in Italy (mi dicono che Salvini spenda migliaia di euro al giorno su Facebook) poco importa. Importa rendersi conto che qua si sta combattendo ad armi impari. E che fare politica a sinistra è diventato un mezzo martirio. Basta andare a vedere la bacheca di Delrio, della Boschi, di Gentiloni. Politici con cui si può essere in disaccordo ma che io non ho mai visto mancare di rispetto a nessuno. Gente che qualsiasi cosa scrive viene sommersa da centinaia di commenti volgari e rabbiosi (senza che Facebook muova un dito).

Ve lo dico ora che l' Emilia Romagna è tra le Regioni meglio amministrate d' Europa, che Bologna è ancora la patria dell' integrazione e della cultura. Ve lo dico ora in tempi non sospetti: il nemico che ci troviamo di fronte è forte, è ricco, senza scrupoli e soprattutto gioca sporco». Insomma, un po' di complottismo anti destra; commozione per il «mezzo martirio» dei poveri Prodi, Delrio, Boschi e Gentiloni; e la poetica dell' Emilia splendidamente amministrata.

A completare il quadro, ieri su Libero è comparso un interessante articolo di Antonio Rapisarda, che ha fatto il quadro delle adesioni ufficiali e semiufficiali da parte di esponenti del Pd alla manifestazione «spontanea», fino a citare un' eventualità di candidatura per una delle quattro «caposardine», e cioè Andrea Garreffa, che per ora non avrebbe escluso questa ipotesi.

Intendiamoci: non c' è nulla di male a candidarsi, né (ci mancherebbe) a collaborare con riviste che sono sotto gli auspici prodiani e sotto l' egida di segmenti del corpaccione del sistema emiliano. Basta che non ci si racconti la favola di Cappuccetto rosso e della rivolta spontanea della base.