Anteprima, 18 novembre 2019
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Biografia di Paola Santoro
Paola Santoro (1971-2019). Giornalista. Da quasi trent’anni a D di Repubblica. Uccisa da un tumore. «Dopo la scuola di giornalismo Walter Tobagi, l’assunzione a D, giovanissima. Poteva scrivere, ha scritto, sugli argomenti più distanti: dalle madri dell’Isis ai primi trapianti di organi di maiale sull’uomo, agli itinerari turistici marchigiani. Ne ricordo uno sulle breadwinner, le donne che lavorando mantengono tutta la famiglia. In Italia, sono più di 8 milioni. La sua vera passione erano gli scenari internazionali, aveva lavorato qualche mese agli Esteri nella redazione romana. La sua ancora più profonda passione era il giornalismo. Molti, fuori dal giornalismo ma anche dentro, pensano che il bravo giornalista sia solo quello che scrive bei pezzi. Ma lo è anche chi migliora i pezzi degli altri. Quelli di Paola non creavano problemi. C’era quel che ci doveva essere: l’informazione, la cultura, l’umanità. Più la giusta curiosità e quel po’ d’autoironia che l’ha sempre accompagnata, fino all’ultimo. Ma, in un periodo in cui nessuno insegna più nulla a nessuno, io ricordo una Paola bravissima nel “passare” i pezzi. E togliere quel po’ d’avverbi che appesantivano, suggerire che la chiusa scivolava nella retorica. Mai ex cathedra, sempre col sorriso. Come avere in redazione un coltellino svizzero. Ma i coltellini svizzeri sono metallici e di metallico Paola non aveva nulla. Era generosa, di tempo e d’attenzione, anche con l’ultimo dei collaboratori, o con la stagista spaesata. Nel lavoro, fosse al desk o da inviata, metteva amore. E nella famiglia, amatissima: Lele, il marito architetto, Matilde la figlia, che già a sette anni le rivolgeva domande da quindicenne. Che, molto fiera, Paola ci raccontava in quei pochi minuti di caffè-sigaretta, sul balcone del torracchione quasi bianciardiano che ospita la redazione. È stata brava a tenere separati questi due grandi amori, che nessuno dei due influisse sull’altro. È stata bravissima, negli ultimi anni, a evitare che il suo male pesasse su questi due grandi amori» [Mura, Rep.].