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 2019  novembre 18 Lunedì calendario

Biografia di Simona Quadarella

In un tema delle elementari sulla sua famiglia, una piccola Simona Quadarella scrive: “Ho una sorella che fa nuoto agonistico ed è molto forte, io voglio diventare forte come lei, anzi più forte”. È difficile immaginare che sia nato tutto da lì, che Simona abbia allora iniziato a nuotare solo per un misto di imitazione e ammirazione per la sorella Erica, più grande di lei di cinque anni, che oggi fa l’ingegnere e ha cambiato vita. “Da piccola era lei il mio mito”, confessa nella pausa pranzo che stacca l’allenamento della mattina da quello del pomeriggio. Una buona dose di responsabilità, però, ce l’ha anche il padre che, da sempre appassionato di mare e di barche, voleva che imparassero a stare in acqua.
Classe 1998, il fenomeno Quadarella esplode ai Campionati del Mondo di nuoto a Budapest nel 2017 – e pensare che soltanto l’anno prima, dopo non essersi qualificata per Olimpiadi di Rio, stava iniziando a dirsi di non essere poi un granché –, quando nemmeno ventenne conquista la medaglia di bronzo nei 1.500 m stile libero. “Quando vinci, quando tocchi il bordo della piscina e azioni tra i primi il rivelatore di pressione che prende il tuo crono, ci sono dieci secondi in cui non capisci niente, ed è bellissimo. Compi una routine di gesti automatici: tiri fuori la testa dall’acqua, togli la cuffia, gli occhialini”. Se è vero, però, che il mondo si è accorto di lei in quell’occasione, Simona ha sempre avuto grandi sogni e grandi obiettivi, anche se è un po’ scaramantica e riguardo ai venturi Giochi Olimpici di Tokyo 2020, si nasconde dietro un largo sorriso e butta lì un “io non dico niente” con gli occhi a forma di medaglia.
Romana, 1,72 cm di altezza, Simona ha i capelli lunghi e un simpatico neo sopra le labbra, a destra: mentre parla nel suo accento romano, schietta e luminosa, si capisce perché in francese i nei si chiamino grains de beauté (grani di bellezza). Non stupisce, adesso che non c’è competizione in cui non arraffi medaglie – ai Campionati europei di Glasgow nel 2018 vince la medaglia d’oro nei 400 m, negli 800 m e anche nei 1500 m stile libero; e ai Mondiali di Gwangju in Corea di quest’anno è campionessa nei 1.500 m e medaglia d’argento negli 800 m – che, proprio come la sua più navigata collega Federica Pellegrini, pure lei sia diventata il volto di un noto shampoo (non lo stesso, un altro, però più facile da pronunciare). La cosa non le dispiace, anzi, Simona rivendica con orgoglio femminile la sua simpatica vanità: “Sì, sono vanitosa, lo sono sempre stata sin da piccola”.
Tuttavia, di tempo e occasioni per esserlo Simona ne ha ben poche: la sua giornata inizia prestissimo, si alza alle 6,50 del mattino, dopo la colazione si mette in macchina, mette un po’ di musica (“mi piace molto Zucchero” precisa) e alle 8,30 è già in piscina (“a mollo” spiega lei) dove tornerà anche il pomeriggio, alternandola alla palestra; poi cena leggera e a letto presto, poiché il giorno dopo – domenica esclusa – tutto inizia da capo.
Stare “a mollo” è importante per l’esercizio, il respiro, la bracciata, per allenare la resistenza dato che in gare lunghe come i 1.500 m sai che a un certo punto, verso metà gara o giù di lì, arriverà il morso del dolore. E in quel caso, che si fa? “Resisti”, spiega Simona, “al dolore sono abituata, mi alleno tutti i giorni con i dolori. E continui a spingere”. Il quotidiano contatto con l’acqua è fondamentale per non perdere quella peculiarità così necessaria chiamata “acquaticità”. A sfogliare il dizionario, si legge: “La disposizione di un individuo a trovarsi a suo agio nell’acqua”. Simona parla di rapporto con l’acqua, di “sensibilità”. L’acqua è, infatti, la seconda pelle del nuotatore.
Ad addentrarsi così tanto nel mondo del nuoto, in questo ukiyo-e (mondo fluttuante) direbbero i giapponesi, si nota come ci sia un che di primordiale, anzi di prenatale in tale fluttuare. E non tanto per dare ascolto a Freud e le sue teorie sui bambini che proverebbero nell’immergersi in acqua il piacere surrogato di rientrare dentro la propria madre, ma perché l’acqua è l’elemento che meno spaventa i bambini poiché lo riconoscono come amico. A ben osservare la Quadarella – nuotatrice dagli occhi grandi, spalancati e fissi verso l’acqua che l’accoglierà per gli allenamenti pomeridiani, e ancora domani e i giorni dopo a venire – si scorge la piccola Simona, sempre amata e sostenuta dalla famiglia, con il naso tuffato dentro al suo tema, intenta a scrivere: “Da grande voglio diventare una campionessa di nuoto”.