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 2019  novembre 18 Lunedì calendario

Il ricco mercato delle sigarette di contrabbando

Bambini di dieci anni per strada, vendono sigarette, sono addirittura loro a consigliare la marca migliore all’acquirente. Siamo nel centro storico di Napoli e le immagini riprese di recente da Striscia la notizia ricordano i film del neorealismo, gli Sciuscià di un tempo. E allo stesso tempo raccontano una storia che è tornata ordinaria amministrazione. Non solo a Napoli. I nuovi soldati semplici del commercio illegale delle «bionde» sono minorenni, spesso in tenera età. Il modello di business è quello messo in luce da un’operazione della Guardia di finanza di Roma di qualche tempo fa: sotto i riflettori degli investigatori è finita una banda di contrabbandieri che, fra Milano e Novara, faceva entrare sigarette illecite in Italia utilizzando come corrieri, nei principali aeroporti, ragazzini insospettabili. Il fenomeno si sta diffondendo, conferma Francesco Marigliano, presidente provinciale dei tabaccai di Napoli: «Le tabaccherie abusive allestite in case o garage stanno aumentando in modo esponenziale racconta -. In molti casi dietro i banconi ci sono minorenni usati dai loro genitori. Questi ultimi spesso incassano il reddito di cittadinanza, gli ultimi arresti sono di pochi giorni fa, e non vogliono rischiare di perderlo apparendo di persona». Questo crea un paradosso: «In Italia c’è una legge, sacrosanta, che impedisce ai tabaccai di vendere pacchetti ai ragazzini. Poi però dobbiamo fare i conti con contrabbandieri in erba, che gestiscono il traffico al posto degli adulti».Il traffico è sempre più florido, complice la depenalizzazione del reato, diventato ormai solo un illecito amministrativo. Insomma chi pensava che il contrabbando delle sigarette fosse relegato nel passato, in quegli anni Ottanta e Novanta caratterizzati da un boom senza precedenti del fenomeno, deve ricredersi. Dopo l’Operazione Primavera condotta alla fine degli anni Novanta, la guerra vinta dallo Stato contro il contrabbando fra le due sponde dell’Adriatico, il business è tornato a crescere. E oggi rappresenta una voce importante nel «bilancio» della malavita. 
QUESTIONE DI PREZZO
Solo lo scorso anno nel nostro Paese sono state fumate quattro miliardi di sigarette contraffatte o contrabbandate. Alle casse dello Stato tutto questo è costato circa 750 milioni di euro, 90 milioni in più rispetto al 2017. I dati, contenuti dello studio Project Sun di Kpmg, dimostrano che, a fronte di un costante calo dell’utilizzo di tabacco, quello di provenienza illecita è cresciuto costantemente fino a raggiungere il 5% dei consumi, pari a oltre quattro miliardi di bionde. Ma la percentuale cambia molto da città a città, e arriva al record del 30 per cento registrato a Napoli. Il che equivale a dire che nel capoluogo campano tre sigarette su dieci sono illegali. «A spingere gli affari è l’enorme differenza di prezzo. Un pacchetto venduto in tabaccheria costa mediamente cinque euro, per uno illecito ne bastano due spiegano dal Comando generale della Guardia di finanza, terzo reparto operazioni -. Nel nostro Paese arrivano le cosiddette sigarette cheapwhite, sono quelle prodotte in alcuni Paesi extra Ue come per esempio Cina e Malesia. Hanno costi molto bassi e quindi possono essere vendute a meno della metà delle altre, anche se sono estremamente pericolose per la salute: oltre a essere dannose in quanto sigarette, non rispettano i requisiti comunitari. Queste rappresentano circa il 60% dei sequestri. Poi arrivano i prodotti di marca contrabbandati e quindi privi del sigillo del monopolio. Infine ci sono le bionde contraffatte, che hanno l’aspetto delle più note marche multinazionali ma il cui contenuto esula da qualunque controllo. Stiamo parlando del 10% dei rinvenimenti».
Nel complesso il traffico genera un giro d’affari globale di circa 10 miliardi di euro l’anno, che ha ricadute non solo sulle casse erariali ma anche sui guadagni delle rivendite autorizzate. «Mediamente in Italia le tabaccherie perdono il 30 per cento del fatturato annuo prosegue Marigliano -. Mentre ad aumentare sono i punti vendita illegali, ricavati nelle abitazioni, nei garage e nei sottoscala. Da anni chiediamo un intervento normativo, anche perché dal 2015 il reato è declassato a illecito amministrativo». Nel frattempo il business è tornato nelle mani della malavita, che lo usa per fare cassa in modo facile e senza rischi. «Le organizzazioni criminali di grandi dimensioni subappaltano gli affari a piccoli clan, spesso a conduzione familiare. In cambio chiedono una percentuale degli introiti confermano le Fiamme gialle -. Per le mafie il contrabbando di sigarette è diventata un’attività collaterale, ma comunque redditizia». 
La situazione è diversa dagli anni Novanta, quando in molte città italiane i banchetti di bionde spuntavano a ogni angolo di strada e i centri di Regioni come la Puglia vedevano colonne di blindati della Guardia di finanza pronti a speronare i contrabbandieri appena sbarcati, mentre i motoscafi carichi di pacchetti facevano la spola fra le due sponde dell’Adriatico. Oggi il commercio è più sommerso e silenzioso. «Siamo di fronte a una professionalizzazione delle attività criminali riferiscono dal comando delle Fiamme gialle -. Il grosso non arriva più da Albania e Montenegro, ma in container che viaggiano attraverso l’Oceano per raggiungere i principali porti italiani, soprattutto La Spezia, Genova, Trieste, Ancona, Bari e Gioia Tauro. Arrivano dagli Emirati Arabi, dalla Cina e dal Sud Est asiatico. Ma anche da Paesi dell’Ue come Bulgaria e Polonia, o extra Ue come Ucraina, Bielorussia e Russia. In questo caso le bionde viaggiano via terra, nascoste nei tir, verso Trieste o il Trentino Alto Adige». 
ARRIVANO LE MACCHINE
Anche lo sforzo delle Forze dell’Ordine è cambiato. «Le operazioni sono diventate mirate, chirurgiche dicono i finanzieri -. I carichi dei tir vengono studiati attraverso i documenti di circolazione e i tracciati Gps. Contano indagini, intercettazioni e pedinamenti». Eppure arginare il fenomeno è sempre più difficile. Anche perché la malavita è diventata sofisticata. Lo dimostra il sequestro di alcune fabbriche di sigarette contraffatte all’interno del territorio italiano. «Fino a qualche anno fa gli stabilimenti abusivi erano concentrati nei Paesi dell’Est Europa, oggi sono anche in Spagna e da noi. Di recente ne abbiamo scoperto uno nella provincia di Pavia e un altro non lontano da Caserta. Entrambi sono stati chiusi, ma al loro interno sono state trovate 40 tonnellate di sigarette, pronte per essere commercializzate». 
Lo scorso anno un’altra fabbrica illegale era stata intercettata ad Acerra, in provincia di Napoli. Era ricavata all’interno di un capannone di mille metri quadrati, anche qui sono state sequestrate trenta tonnellate di tabacco lavorato, e poi filtri, cartine e materiale di confezionamento, oltre a prodotti per la lavorazione e moderni macchinari per la fabbricazione delle sigarette. «Ovvio, tutto questo preoccupa – conclude il rappresentante dei tabaccai napoletani -, questi prodotti contengono additivi nocivi, banditi all’interno dell’Unione europea. Sono sostanze in grado di rendere ancora più dannose le sigarette, già di per sé pericolose. Ma a colpire è soprattutto il fatto che nel nostro Paese l’attenzione intorno a questo tema è calata. Negli anni Novanta c’è stata la volontà politica, molto forte, di fermare il contrabbando e i traffici illeciti sull’Adriatico, considerato in quel momento strategico anche dal punto di vista militare. Oggi la situazione è diversa, la politica è distratta. E da sole le Forze dell’Ordine non riescono a fermare il fenomeno: possono effettuare sequestri ma non hanno gli strumenti per colpire la rete di vendita».