il Giornale, 18 novembre 2019
I problemi del M5s con le case
Tutti a casa. E non è una metafora grillina contro la «casta» della politica. Perché il caso che ha coinvolto l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che ha mantenuto l’abitazione di servizio ora assegnata al marito militare, non è l’unico che ha visto esponenti del M5s alle prese con vicende imbarazzanti collegate ai beni immobili.
Ad esempio, a febbraio del 2018 aveva fatto discutere il cambio di domicilio del capo politico del Movimento, che di lì a poco sarebbe diventato ministro per la prima volta. Dopo aver abitato per anni a Trastevere, a ridosso delle elezioni politiche dell’anno scorso Luigi Di Maio decise di trasferirsi in una zona davvero prestigiosa. Da casta. In via del Colosseo, con vista esclusiva sui Fori Imperiali. Allo stesso indirizzo era indicata la sede del «legale rappresentante» del comitato pentastellato per le elezioni politiche del 2018, così come era scritto nel modulo per le donazioni al di sopra dei 5 mila euro scaricabile dal Blog delle Stelle.
Tre anni prima, nel 2015, c’era stata la polemica sulle case dello Staff comunicazione del M5s al Senato pagate con i soldi del gruppo destinati a «scopi istituzionali». Ben 160mila euro spesi nel 2014 per pagare l’affitto ai comunicatori, alcuni spediti a Roma direttamente da Casaleggio. Tra di loro Rocco Casalino, attuale portavoce del premier Giuseppe Conte, che si era sistemato in un appartamento in via di Torre Argentina insieme a un collega, a due passi dal Pantheon. Per un esborso di denaro del gruppo di Palazzo Madama pari a 40mila euro in un anno. Ma non c’era solo Casalino. Tutti gli spin doctor grillini erano domiciliati in una zona centralissima e costosa, compresa tra il Pantheon e Via Giulia. Claudio Messora, altro comunicatore poi traslocato all’Europarlamento e in seguito entrato in polemica con il M5s, a Roma abitava in una casa nei pressi di Piazza Navona, per un canone di affitto di 1.600 euro al mese.
Passando dagli appartamenti di lusso alle case popolari, come non menzionare l’abitazione della madre della vicepresidente del Senato Paola Taverna. Siamo al Quarticciolo, periferia della Capitale. La storia comincia alla fine del 2017, quando l’Ater del Lazio stabilisce che la signora ottantenne ha perso il diritto a occupare la casa popolare con canone di affitto agevolato. Perché? La famiglia, secondo gli uffici capitolini, è proprietaria di più di un immobile, tra cui uno sempre a Roma, nella borgata di Torre Angela. A ottobre del 2018 arriva l’avviso di sfratto. La pasionaria grillina protesta parlando di «accanimento». Ma, dopo ricorsi e carte bollate, la parola fine sulla vicenda arriva a gennaio di quest’anno: il Tribunale civile di Roma rigetta il ricorso della madre della Taverna e ribadisce che la signora Graziella Bartolucci non possiede più i requisiti per abitare in quella casa. La vicepresidente del Senato chiosa: «Sono così pulita che non trovano nulla su cui attaccarmi se non i miei affetti».
Anche il senatore Emanuele Dessì, con tutte le differenze tra i due casi, è scivolato sull’edilizia popolare. La grana scoppia a febbraio 2018. Si scopre che il candidato a Palazzo Madama nel collegio plurinominale di Latina abita in una casa popolare a Frascati pagando 7,75 euro al mese di affitto, che fanno 93 euro all’anno. Lui si difende: «Non guadagno con il mio lavoro, non ho reddito, sono povero, non ho conto, non ho auto».
Le cifre erano molto più alte per passare le vacanze nella villa di Beppe Grillo, a Marina di Bibbona in provincia di Livorno. Il fondatore di un Movimento ispirato al francescanesimo, nell’estate del 2013 finisce sui giornali non a causa della sua attività politica, ma per la decisione di affittare ai turisti la sua villa Corallina, in Toscana. L’annuncio compare sul sito dell’agenzia Emma Villas. In cui si possono trovare tutti i dettagli sulla lussuosa magione del comico, all’epoca in prima linea nella gestione del M5s. Due piani, otto camere da letto, sette bagni, cinque ettari di proprietà, parco suggestivo, piscina d’ordinanza. Il tutto a un costo faraonico compreso tra i 13mila e i 14mila euro a settimana.