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 2019  novembre 18 Lunedì calendario

Il fenomeno TikTok

Né il Congresso degli Stati Uniti, né il nuovo codice per la privacy (Gdpr) dell’Unione Europea. Mark Zuckerberg oggi ha un solo grande nemico: TikTok. Il fondatore dell’impero social composto da Facebook, Instagram e WhatsApp infatti, non sembra affatto preoccupato dai rallentamenti della moneta virtuale Libra o dalle indagini che stanno riguardando le sue creature in tutto il mondo. Ad intimorire i piani alti di Menlo Park – la sede californiana dell’azienda – è solo l’ascesa della piattaforma cinese che consente di creare videoclip da 15 o 60 secondi dedicati a canto, ballo o recitazione, già popolarissima tra gli adolescenti. Su TikTok – fenomeno da circa un miliardo di utenti in 150 Paesi e 75 lingue – si stanno infatti riversando milioni di persone, al punto che ad agosto è stata la app più scaricata. 
LE SFIDE
Una migrazione che dopo aver riguardato solo i più giovani – la cosiddetta Generazione Z, quella nata dopo il 2000 – ora sta iniziando a interessare anche fasce di utenza più care a Zuckerberg. Dapprima sono stati i millennial, poi celebrità come Fiorello e Michelle Hunziker e le squadre di calcio (Roma e Inter hanno aperto da poco un proprio profilo) e ora anche i politici. La scorsa settimana ad esempio, ha fatto il suo esordio sulla piattaforma Matteo Salvini che però, per il momento, non ha riscosso un grande successo. In pochi giorni è stato prima duramente attaccato dai muser (il nome degli iscritti con più seguaci sul social) e poi da migliaia di utenti che gli chiedevano di lasciare fuori la politica da una app pensata per divertire con canzoni in playback, sketch comici e sfide tra amici. Una leggerezza di fondo che ora Zuckerberg sembra intenzionato a restituire anche ad Instagram, il suo social network più importante.
E ovviamente punta a farlo con il modus operandi ormai diffuso nella Silicon Valley: dopo aver fallito tre anni fa l’acquisizione di Musical.ly (piattaforma diventata la base su cui si è evoluta TikTok), ora, secondo diversi esperti, sta provando letteralmente a copiarne alcune delle principali caratteristiche. Proprio come avvenuto in passato con Snapchat, da cui Instagram avrebbe mutuato la cancellazione dei contenuti dopo 24 ore, Zuckerberg sarebbe pronto a trasformare la sua app per farla assomigliare a quella rivale e bloccare l’emorragia di utenti verso la app cinese. 

LA VELOCITÀ
Reels infatti è il nome dell’ultima funzionalità lanciata da Menlo Park all’interno delle Storie di Instagram. Un effetto integrato nella fotocamera che agisce sui video registrati attraverso la app permettendo di impostarne la velocità, la musica (con cui fare ad esempio una sorta di karaoke, sincronizzando il movimento delle labbra in maniera digitale), fare duetti con altri utenti o remixarne i contenuti. In pratica, per ora solo in Brasile ma presto in tutto il resto del mondo, Instagram sta sfidando TikTok trasformandosi nella app cinese. Dal canto suo ByteDance, la società che possiede la piattaforma orientale, non sembra per niente intenzionata ad arrendersi. Così proprio in questi giorni, negli Stati Uniti, stanno testando l’inserimento di link all’interno dei contenuti degli utenti. 

LA GUERRA
Vale a dire la possibilità di reindirizzare chi visualizza un video verso pagine che vendono prodotti o servizi e, nel caso, permetterne l’acquisto. Una funzionalità presente da tempo su Instagram e molto apprezzata dai suoi iscritti. La guerra tra i due social però, sembra destinata a diventare ben più intricata e, soprattutto, ad uscire dagli smartphone. Il colosso orientale sta, dunque, preparando un’estesa attività di lobbying con i governi e le istituzioni europee per entrare stabilmente sul mercato. 
Si vuole evitare quanto accaduto negli Stati Uniti dove il governo non solo ha già multato per diversi milioni di dollari la app cinese per questioni legate alla privacy degli utenti ma ha anche da poco aperto un’indagine per decidere se questa costituisce o meno una minaccia per la sicurezza nazionale. Più o meno le stesse istanze mosse contro l’impero di Zuckerberg che potrebbe avere un nuovo concorrente anche per scandali e violazioni.