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 2019  novembre 17 Domenica calendario

COME E’ POSSIBILE CHE UNO STUPRO DI GRUPPO, COME NEL CASO DEI DUE ATTIVISTI DI CASAPOUND DI VITERBO, POSSA ESSERE PUNITO CON UNA CONDANNA LIEVE DI 3 ANNI E 40MILA EURO? - LO SPIEGA “IL FATTO”: “IL REATO DI VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO È PUNITO DA UN MINIMO DI 8 A UN MASSIMO DI 14 ANNI; IL PM AVEVA CHIESTO 4 ANNI E 6 MESI, SULLA BASE DEGLI SCONTI DI PENA PREVISTI DALLA SCELTA DEL RITO ABBREVIATO E DALLA CONCESSIONE DELLE ATTENUANTI GENERICHE” - DAVIGO: "VI SPIEGO PERCHÉ CHI AMMAZZA IL CONIUGE NON PRENDE 30 ANNI, MA PUÒ SCENDERE A 4" -

Vincenzo Bisbiglia e Stefano Caselli per il “Fatto quotidiano” "Gli imputati sono abituati a difenderli, il carcere l' ho sempre combattuto, ma in questo caso, mi creda, avrei fatto un' eccezione perfino io". La voce dell' avvocato Franco Taurchini è poco più di un sibilo, un po' per il disincanto di una vita passata in toga, un po' per la delusione di un processo finito male. Taurchini era il difensore di parte civile della donna che lo scorso 11 aprile fu violentata da due (ex) militanti di CasaPound, Francesco Chiricozzi (19 anni, ex consigliere comunale di FN a Vallerano) e Riccardo Licci, 21 anni.

I due attirarono una 39enne in un pub del centro di Viterbo, l' Old Manners, nel frattempo diventato circolo privato e sede locale di CasaPound. Locale di cui possedevano le chiavi. All' interno si consumò la violenza sessuale di gruppo, che i due si curarono di documentare con video che poi condivisero amabilmente con amici, camerati e parenti sui gruppi WhatsApp: "Immagini agghiaccianti di reiterati abusi portati avanti in modo beffardo e sprezzante" ai danni di una donna incapace di opporre resistenza perché - così scrisse il gip nell' ordinanza di custodia cautelare - colpita da uno o due pugni al volto.

Giovedì si è concluso il processo di primo grado: Chiricozzi è stato condannato a 3 anni di reclusione, Licci a 2 anni e 10 mesi. Una pena che a molti è sembrata troppo lieve: "Sicuramente - sospira l' avvocato Taurchini - rispetto alla gravità dei fatti, questa è la prima cosa che viene in mente.

Tuttavia, dal punto di vista strettamente tecnico, è una decisione corretta. Il reato di violenza sessuale di gruppo è punito da un minimo di 8 a un massimo di 14 anni; il pm aveva chiesto 4 anni e 6 mesi, sulla base degli sconti di pena previsti dalla scelta del rito abbreviato e dalla concessione delle attenuanti generiche. Un conteggio corretto, che il giudice ha ulteriormente diminuito considerando non provato a sufficienza il pugno precedente alla violenza e concedendo ulteriori attenuanti perché gli imputati hanno risarcito la vittima con 40 mila euro".

Una lettura che ovviamente trova d' accordo gli avvocati della difesa: "Il giudice ha riportato la sentenza nell' alveo della corretta lettura dei fatti, eliminando il pestaggio e considerando solo la violenza sessuale", ha affermato l' avvocato Giovanni Labate. Ma ciò che amareggia Taurchini è la valutazione del risarcimento: "In tanti anni di carriera non ho mai visto nulla di simile, 40 mila euro è una cifra ridicola, hanno rovinato la vita di una persona e per di più hanno fatto un video che è stato diffuso. Mi risulta che per fatti del genere ci siano donne che si sono suicidate".

Alla lettura della sentenza Chiricozzi (in attesa di giudizio anche per aver preso a cinghiate, insieme ad altri camerati, un ragazzo reo di aver ironizzato via Facebook sulle campagne sovraniste di CasaPound) e Licci hanno esultato come per un' assoluzione. La donna, invece, non era in aula: "Non se l' è sentita, a quanto mi risulta da mesi non esce di casa - racconta Taurchini - ma non è delusa. Anzi, è parzialmente soddisfatta per la condanna perché temeva di non essere creduta. Di quella notte non ricorda molto. Ma esiste anche il video di una telecamera di sorveglianza che mostra la donna priva di sensi caricata a spalle dopo la violenza e letteralmente buttata in macchina".

Non sarà, vien da chiedersi, che il giudice abbia dato credito alla tesi del rapporto in parte consenziente? "Difficile crederlo - ancora Taurchini - i due in aula, nel comprensibile intento di ottenere clemenza, si sono scusati, affermando di non aver inteso il rifiuto della vittima. Se c' è stato rifiuto, come può esserci stato consenso?

La donna, intanto, da mesi non esce di casa. teme, si dice, di incontrare qualcuno che abbia visto il video della violenza: "Ma io - conclude Taurchini - le ho detto che deve uscire a testa alta. I suoi aguzzini sono stati comunque condannati. E anche se la pena può sembrare lieve, in carcere ci torneranno di sicuro. Nessuno potrà dirle di essersela cercata o di essersi inventata tutto".

Anche perché non finisce qui. Quel che si poteva fare, nel calcolo della condanna, era partire da una pena almeno intermedia fra gli 8 e i 14 anni, previsti dall' articolo 609 octies del codice penale che disciplina la violenza sessuale di gruppo, per poi applicare le cosiddette "attenuanti".

È probabile dunque che si ricorrerà in appello: "Potremmo chiedere 300 mila euro di risarcimento, voglio vedere che ne pensano", afferma con un pizzico di rabbia l' avvocato Taurchini. Anche perché, pur escludendo il pugno "non sufficientemente provato", ecco che "violentare una donna ubriaca e semincosciente è già di per sé una violenza soprattutto se si prosegue per oltre un' ora, vedendola a terra inerte, per poi caricarla sulle spalle, buttarla in macchina e portarla a casa".

2 - DAVIGO: "VI SPIEGO PERCHÉ CHI AMMAZZA IL CONIUGE NON PRENDE 30 ANNI, MA PUÒ SCENDERE A 4" Dal “Fatto quotidiano”

Pubblichiamo uno stralcio dell' intervista del 14 maggio scorso di Piercamillo Davigo a "Dimartedì", su La7: "Se uno apre il Codice penale, scopre delle cose molto curiose. Per esempio, per l' omicidio del coniuge sono previsti 30 anni di reclusione. Al che uno pensa che 30 anni siano 30 anni. E invece, se faccio il conto di come può andare in concreto (anche se, per fortuna i giudici hanno un po' più di cervello di chi fa queste leggi), si può arrivare a 4 anni e 4 mesi. Per esempio, uno ammazza la moglie (o la moglie ammazza il marito, anche se il primo caso è più frequente), confessa, si costituisce e prende subito le attenuanti generiche.

Già che confessa, racconta la sua versione dei fatti senza timore di essere smentito e dirà al magistrato: 'Guardi, mi ha detto una cosa che, se avesse sentito, l' avrebbe ammazzata anche lei". E così porta a casa l' attenuante della provocazione. Quindi risarcisce il danno agli eredi e il giudice è costretto a riconoscergli un' altra attenuante.

Si arriva quindi a tre attenuanti prevalenti sull' unica aggravante e si va all' omicidio base, punito con pene da 21 a 24 anni. Di solito chi fa queste cose è incensurato: 21 anni meno un terzo per la prima attenuante: 14. Meno un terzo per la seconda attenuante: 9 anni e 8 mesi. Meno un terzo per la terza attenuante: 6 anni e 6 mesi. Infine, l' assassino chiede il giudizio abbreviato ed eccoci a 4 anni e 4 mesi". Sotto i 4 anni, la pena si sconta a casa o ai servizi sociali: se il nostro uomo ha fatto 4 mesi di custodia cautelare ai domiciliari, non va in carcere neppure un giorno.