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 2019  novembre 17 Domenica calendario

L’infedeltà nei secoli vista dal Dna

Senza una buona quota di figli illegittimi – ovvero, detto con il termine brutale e giustamente caduto in disuso che si usava fino a qualche tempo fa, di bastardi – chissà quanti romanzi, film, opere liriche commoventi e appassionanti ci saremmo persi. Eppure, a giudicare da un recente studio dell’università di Lovanio (con la collaborazione di quella di Bologna) emerge che, almeno in una parte dell’Europa, quella (di certo più puritana) dei Paesi Bassi e del Belgio, negli ultimi cinquecento anni la “produzione” di figli illegittimi è stata molto più bassa di quel che si crederebbe. I ricercatori hanno analizzato il cromosoma Y e i dati genealogici di 513 coppie di uomini, tutti volontari residenti in Olanda o in Belgio. Secondo i dati genealogici, ogni coppia risulta avere un antenato comune nella linea paterna, pertanto dovrebbe avere identici cromosomi Y. Se così non fosse, e si trovasse invece una discrepanza, questa indicherebbe che il soggetto in questione è frutto di un adulterio (e dunque i dati genealogici sono falsi), ovvero, come la chiamano gli scienziati, di una paternità extraconiugale. 

CINQUE SECOLI
Si penserebbe che i ricercatori abbiano trovato chissà quanti figli illegittimi nel periodo preso in esame, che copre oltre cinque secoli. E invece le ricerche hanno confermato che il 99 per cento degli individui è effettivamente derivato dal medesimo Dna patrilineare, ovvero, i dati genealogici sono esatti: per la stragrande maggioranza dei casi non ci sono figli illegittimi. La quota di figli illegittimi risulta essere solo un misero 1 percento. Naturalmente lo studio non ha fatto che prendere in esame coppie dei Paesi Bassi, e si possono fare molte riflessioni circa la morale particolarmente restrittiva di quella regione (dove specialmente il protestantesimo è stato influente), dove pure, specialmente nella pittura, che è stata una delle sue manifestazioni artistiche più fiorenti, spesso si satireggiava la nascita di un figlio illegittimo, come in un celebre dipinto di Jan Steen, “La celebrazione della nascita”, dove un ricco mercante fiammingo mostra colui che crede essere proprio figlio a parenti e amici, e alle sue spalle un personaggio fa l’inequivocabile segno delle corna. È interessante però notare dove e quando si verificò il picco della (comunque modesta) infedeltà. Questo si ebbe, così attesta lo studio, nell’Ottocento, soprattutto nelle città più densamente popolate e prospere a seguito della Rivoluzione industriale. D’altro canto, i rapporti extraconiugali sarebbero stati più frequenti non nelle classi agiate ma, al contrario, tra le famiglie di operai e in generale presso i più poveri. Così ad esempio il tasso di figli nati fuori dal matrimonio va da un insignificante 0,5 per cento presso le classi alte o i contadini che vivevano in zone rurali o città scarsamente abitate, mentre sale fino a un 5-6 percento qualora si prendano in esame le classi più basse residenti in città popolose.

RELAZIONI SEGRETE
Gli studiosi non sanno dare una spiegazione certa a questi numeri, ma fanno alcune ipotesi: il fatto che le donne più povere fossero più facilmente soggette a violenze, le quali naturalmente non venivano denunciate (o se lo erano, non c’erano conseguenze per il perpetratore, che quindi poteva perseverare); il fatto che nelle città maggiormente popolate e dense di traffici ci fosse più “anonimità”, e quindi un minore controllo sulle scappatelle extraconiugali rispetto, ad esempio, alla vita contadina dove tutti si conoscevano e una relazione segreta era impossibile da mantenere. E allora, quella del “figlio illegittimo” sarebbe una favola, un mito letterario? Maarten Larmuseau, coautore dello studio, ne è convinto. L’uomo europeo (perlomeno dell’Europa dei Paesi Bassi) sarebbe stato molto più fedele di quello che le arti ci hanno fatto credere, e le donne molto meno libertine. O perlomeno, quando si intrecciavano relazioni adulterine, si stava ben attenti a non generare prole o, forse, e questo lo studio non lo dice, a sbarazzarsene senza tanti complimenti cancellando poi ogni traccia del “frutto della colpa”.