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 2019  novembre 17 Domenica calendario

I gioielli di Franco all’asta

La paura in questo caso fa 400 mila euro: tanto valgono i gioielli che i sette nipoti del dittatore spagnolo Francisco Franco stanno per far battere all’asta da Christie’s a Londra, il 27 novembre. Un modo come un altro per liberarsi del patrimonio del nonno prima che qualcuno lo richieda indietro e spartirsi il più comodo denaro. Si tratta di tre pezzi “spettacolari”, secondo l’esperto di gioielli antichi Ernesto Gutiérrez, parte della collezione di famiglia nella disponibilità della consorte del caudillo Carmen Polo, che li ha esibiti in varie occasioni, tra cui il matrimonio del nipote Luis Alfonso de Borbón con María Margarita Vargas Santaella nella Repubblica Domenicana. Un collier girocollo di art déco tempestato di smeraldi e diamanti del valore stimato tra i 93 e 140 mila euro e parte della parure con gli orecchini anch’essi intarsiati delle stesse pietre. Il tutto abbinato a una tiara, sempre di diamanti e smeraldi.
Ma il vero pezzo forte è un solitario di diamanti del valore di 21 mila euro. Fin qui parrebbe gossip, se non fosse che a tirare fuori la notizia è stata una delle associazioni spagnole per la memoria storica, formata dalle famiglie delle vittime del franchismo, che ha scritto al governo per conoscere la provenienza dei gioielli. Tra le ipotesi, infatti – oltre a quella secondo cui Carmen Polo le avrebbe pagate come tutti i comuni mortali – c’è quella per cui la moglie del generalissimo avrebbe ottenuto i gioielli “gratis”: nessuno, certo, si sarebbe permesso di inviare una fattura al palazzo del Pardo; o, peggio, quella per cui qualche adulatore o cortigiano in cerca dell’appoggio della moglie del dittatore glieli abbia regalati. In realtà, l’associazione delle vittime ha sollevato il dubbio che si possa trattare di pezzi appartenenti al patrimonio dello Stato, al quale furono sottratti dalla famiglia Franco. “Si tratta in ogni caso di una fortuna costruita sulla sofferenza delle persone, il saccheggio di migliaia di proprietà e il depredamento del Patrimonio nazionale, a cui diede inizio la Fondazione del generalissimo non appena conclusa la guerra nel 1939”, ha denunciato l’associazione.
Un’eredità che dalla morte dell’unica figlia del dittatore, Carmen, a dicembre del 2017, si spartiscono i suoi sette figli: Carmen, Francisco, Jaime, José Cristobal, María del Mar, María Aranzazu e María de la O Martinez-Bordiú. Un patrimonio milionario che si aggira tra i 500 e i 600 milioni di euro, secondo Mariano Sánchez Soler, autore di Los Francos, s.a., in questi giorni in libreria, in parte ottenuti da Franco in maniera forzosa, come le sculture romaniche di cui spogliò il portico della Cattedrale di Santiago de Compostela e decine di altri edifici.
Tra i più importanti, il palazzo del Canto del Pico e il Pazo de Meirás, oltre ad altre 27 tenute, soprattutto in Galizia. Meirás, residenza estiva della famiglia del caudillo, è la più controversa delle proprietà immobiliari perché arrivata alla famiglia tramite un’appropriazione indebita da parte dell’apparato repressivo del regime e ristrutturata dai Franco con i soldi pubblici. Per questo lo Stato spagnolo a luglio ha presentato una denuncia contro la famiglia per farselo restituire. Gli eredi del generalissimo l’hanno messa in vendita per 8 milioni di euro, anche se difficilmente riusciranno a portare a termine la compravendita visto che il caso è in mano all’avvocatura di Stato. Non è escluso che con i gioielli i nipoti stiano provando la stessa manovra: metterli a reddito prima che lo Stato possa chiederli indietro, anche alla luce dei risultati elettorali di domenica scorsa che hanno confermato la vittoria dei socialisti di Sánchez, il premier che ha voluto e ottenuto l’esumazione dei resti del dittatore dal mausoleo del Valle de los Caidos. Lo stesso che ha promesso di continuare – in caso andasse in porto il governo rosso-viola con Podemos – a far rispettare la legge della memoria storica. In questo caso, a proposito di memoria, i sette nipoti Franco potrebbero dimenticarsi dell’eredità del nonno.