il Fatto Quotidiano, 17 novembre 2019
Storia di una fontanella per gatti comprata su Amazon
Giorni fa ho ordinato su Amazon una fontanella per gatti: avevo letto che l’acqua gorgheggiante fa credere ai felini di essere nella giungla e li induce a bere. Ovviamente il mio gatto neanche ci si avvicina. Potrebbe benissimo lasciarsi morire di sete piuttosto che bere da lì. Per fortuna il capitalismo digitale prevede sia l’acquisto impulsivo che il ripensamento arbitrario: non fa storie. È tutto oliato, perfetto. L’algoritmo di Amazon mi comunica che un corriere verrà a riprendersi la merce, apporrà un’etichetta sulla scatola e la riporterà nei loro magazzini.
Il giorno previsto per il ritiro, verso le 6 di sera, mi accorgo che il corriere Sda non è passato. Vado sul sito e inserisco il codice: risulta che in realtà è passato, ma che il cliente, cioè io, era assente. Li chiamo. Il numero verde è inesistente (poi l’assente sarei io). Alle mail non rispondono. Faccio un reclamo. Mi mandano una mail in cui dicono che prenderanno in carico il mio reclamo.
Contestualmente faccio un reso per una lampada di luce naturale contro la SAD, depressione da mancanza di luce. Vanno molto nel Nord Europa. A Roma purtroppo risulta inutile: basta aprire la finestra.
Ieri suonano al portone. Davanti ho un signore che mi fa: “Lei chi è?” E io: “Chi è lei. Ha suonato lei.” Ha un foglietto in mano e tace. “È venuto per il ritiro?” Ha poco tempo da perdere: “Lo dovrebbe sapé. Che, c’ha un pacco?” Gli dico che in realtà di pacchi ne ho due e dovrei sapere quale è venuto a ritirare, anche perché il giorno prima non sono passati e io sono rimasta a casa inutilmente etc. (non c’entra niente, ma devo pur sfogarmi con qualcuno). Lui sostiene che dalla lettera di vettura non si capisca. Gli chiedo di mostrarmela. Dice di no. Insisto. In effetti non c’è nessun numero. “E che j’avevo detto?”, e se la riprende. Dopo una breve colluttazione riesco a rientrarne in possesso. Lui alza la voce: chiede che gli venga dato uno dei due pacchi, indifferentemente. Spiego che se gli do la lampada invece che la fontana o viceversa, poi quando verrà il legittimo corriere io non avrò il pacco giusto da dargli. E Amazon dirà che non l’ho restituito, il che aprirà un contenzioso infinito tra me, Sda, Amazon etc. Sbuffa, non capisce il punto, è chiaro che sono una rompicoglioni, è tentato di lasciarmi lì ma lui deve prendere un pacco, non gli importa che pacco sia, potrei pure dargli 6 chili di cocaina o di antrace. Disperata, guardo l’etichetta e leggo: “Peso kg 4,000.” Siccome la fontana è piccola, dico che forse si tratta della lampada. Gli porgo il pacco. Siamo da parti opposte della stessa diga economica, simmetrici e uguali rispetto allo stesso gigantesco potere; ma lui sta lavorando, io voglio solo disfarmi di una fontana per gatti. Cerco di essere empatica: “Lei che è esperto: sono 4 chili?” Inopinatamente, sostiene che “Kg 4,000” può voler dire 400 grammi. Qualcosa in me si ribella (il liceo scientifico), e gli rifilo il pacco.
Telefono ad Amazon per avvertirli che c’è un pacco di presunti 4 chili in viaggio verso di loro che dovrebbe essere la lampada, e che però per un disguido potrebbe esserci attaccata l’etichetta della fontanella. La signorina Nadia gentilissima entusiasta mi dà del tu e mi trova la soluzione: creiamo una nuova etichetta di reso per la fontanella! Io contentissima dico ok! Poi mi viene il dubbio che così risulterà un reso in sospeso, a meno che il nuovo non obliteri automaticamente il vecchio. Nadia è dispiaciutissima, la cosa la delude molto, e conviene che è meglio aspettare: mi telefonerà domani per verificare se il corriere è passato, in caso contrario creerà la nuova etichetta (ma domani non sarà uguale? E se creiamo un nuovo reso e poi passa quello del vecchio? E se do il pacco a quest’ultimo, al nuovo cosa do?) Adesso sto aspettando che passino, ma forse sono assente anche oggi.