La Lettura, 17 novembre 2019
Stroncatura di Olga Tokarczuk
Una lettrice, che non so se si chiami Eva Kassel o Eva Sponziello (differenza non da poco), si indigna perché ho parlato male (di striscio) della vincitrice dell’ultimo Nobel: «Vorrei sapere quali libri di Olga Tokarczuk sia riuscito a leggere e quale significato dare alla sua frase offensiva di “scrittore inutile” del tutto sorprendente per la sua gratuità». Risponde per me la lettrice Ornella Ferrari Pavesi: «Sto leggendo (con fatica) I vagabondi e non ne sono rimasta folgorata, direi piuttosto annoiata. Ho notato una maniacale ricerca di metafore e similitudini forzatamente originali che penalizzano la freschezza della narrazione. Inoltre il romanzo è lunghissimo, ed essendo diviso in blocchi che mischiano l’esperienza personale del viaggio con quelle di altri protagonisti incontrati lungo la via, perde di ritmo e leggerezza. Non voglio certo ergermi al ruolo di critica letteraria che lascio fare a lei, ma mi piacerebbe conoscere il suo parere in merito». Gentilissima Ornella, il mio parere coincide perfettamente con il suo. Seduta stante la nomino critica letteraria. Più che il Nobel, Olga Tokarczuk meritava il Guinness dei primati per la grafomania: «Appena guadagnavo un po’ di soldi mi rimettevo in viaggio. Ho imparato a scrivere in treno, negli hotel e nelle sale d’attesa. Sui tavolini pieghevoli degli aerei. Prendo appunti durante il pranzo sotto il tavolo o in bagno. Scrivo seduta sulle scale dei musei, nei caffè, in auto, parcheggiata sul ciglio della strada». È record! Se volete leggere un vero, appassionante, divinamente scritto, libro di viaggi, lasciate perdere I vagabondi e procuratevi L’Europa alle terme di David Clay Large (edizioni Edt), l’avventurosa storia degli intrighi politici, spionistici, amorosi e ludopatici, consumatisi nei secoli nelle maestose spa dei grandi alberghi del Vecchio Continente dove si davano convegno grandi scrittori, potenti statisti, infallibili affaristi, donne fatali e ladri gentiluomini. Un capolavoro.