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 2019  novembre 17 Domenica calendario

Il 7% dei bimbi italiani nasce prematuro

Il 7 per cento dei bambini italiani sono pretermine cioè vengono al mondo prima della 37ma settimana. Trentaduemila piccoli guerrieri che combattono per la sopravvivenza, una lotta piena di ostacoli e di insuccessi perché i loro organi al momento della nascita non sono ancora pronti per sostenere il lavoro richiesto dalla vita crescente. 
Oggi è la Giornata mondiale dedicata a loro. Viene celebrata in Italia con luci violette che illuminano i centri di terapia intensiva dove i delicatissimi bebè vengono aiutati a recuperare il tempo sottratto alla permanenza nel grembo materno. 
Alcuni ce la fanno e raggiungono un’adolescenza «normale». Altri invece, malgrado il progresso delle tecnologie e le capacità degli specialisti, perdono la battaglia oppure riescono a superare le crisi al prezzo di handicap non sempre risolvibili. «La prematurità è una malattia», è il messaggio del presidente della società italiana di neonatologia, Fabio Mosca. 
I numeri: i bambini nati prima rappresentano il 50 per cento delle morti in età neonatale e il 40 di quelle infantili. Secondo Mosca «l’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nel mondo per le cure a neonati di peso inferiore a 1 chilo e mezzo che da noi sono circa 4.400 all’anno. La mortalità è del 13,8 per cento rispetto al 15. Se vogliamo mantenere questi standard elevati sono necessarie più risorse, sia umane sia tecnologiche. Inoltre le famiglie hanno bisogno di maggior supporto». Per questo è «fondamentale che il follow up del pretermine venga ufficialmente riconosciuto dal nostro sistema sanitario» in modo da garantire ai centri risorse umane ed economiche. 
Un problema italiano riguarda l’apertura delle terapie intensive neonatali che dovrebbero essere accessibili ai genitori 24 ore su 24 affinché i mini pazienti in incubatrice ricevano anche le cure dell’amore. Ma al sud ci sono molte carenze. Le esperienze positive del Lazio sono state presentate in un convegno organizzato al Gemelli da Giovanni Vento: «La vicinanza no-stop di mamma e papà è una terapia».