Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  novembre 15 Venerdì calendario

Cosa succede dopo il tavolo andato male con ArcelorMittal

L’Ilva è sempre più un intreccio di questioni giuridiche e politiche. Mentre la soluzione effettiva per il futuro di Taranto resta ancora un rebus. I protagonisti dello scontro sono sempre gli stessi e si sono trovati faccia a faccia a un tavolo al ministero dello Sviluppo economico. In quella sede Lucia Morselli, l’amministratrice delegata di ArcelorMittal Italia, è stata lapidaria, gelando i sindacati: ha sottolineato la «coerenza» del percorso che porta alla rescissione del contratto e alla “restituzione” dell’Ilva dal 4 dicembre 2019. L’argomento su cui fare leva è l’ormai “famigerato” stop allo scudo penale che ora impedirebbe di portare avanti il piano di risanamento ambientale per l’acciaieria senza incappare in «un crimine».

PER I COMMISSARI LO SCUDO PENALE NON È NEL CONTRATTO Il problema è che nel ricorso cautelare presentato al tribunale di Milano dai legali dei commissari del polo siderurgico si sostiene che non c’è alcuna garanzia della continuità dello “scudo penale” nel contratto di affitto ad ArcelorMittal.

I SINDACATI NON ESCLUDONO L’INSUBORDINAZIONE I sindacati sono arrivati a non escludere «un’insubordinazione dei lavoratori» per non spegnere gli altiforni, come ha detto il leader della Uilm. Intanto il premier Giuseppe Conte ha attaccato: Mittal pagherà i danni. La procura di Milano, in contemporanea, ha acceso un faro aprendo un fascicolo esplorativo e scendendo in campo a difesa degli interessi pubblici anche nel giudizio civile (che dovrà decidere sul ricorso di ArcelorMittal per il recesso e sul controricorso presentato dagli amministratori straordinari dell’ex Ilva).

Violazione degli impegni contrattuali e grave danno all’economia nazionale: ne risponderanno in sede giudiziaria

Il premier Conte contro ArcelorMittal Conte ha commentato così: «Ben venga anche l’iniziativa della procura, il governo non lascerà che si possa deliberatamente perseguire lo spegnimento degli altiforni». E ancora: «ArcelorMittal si sta assumendo una grandissima responsabilità», perché lasciare l’ex Ilva «prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale. Di questo ne risponderà in sede giudiziaria», anche in termini di «risarcimento danni», ha avvertito il presidente del Consiglio.

MORSELLI AGGRAPPATA AL NODO DELL’IMMUNITÀ ArcelorMittal ovviamente la pensa diversamente. Morselli sostiene che levando l’immunità «non sono stati rispettati i termini del contratto», come è anche per le prescrizioni della magistratura sull’altoforno Afo2: «Non era stato fatto niente» di quanto detto al momento dell’accordo. La sintesi è che se al momento del contratto erano state create le condizioni per una missione impossibile, da «bacchetta magica», oggi per l’azienda quelle condizioni non ci sono più.

ESUBERI E PRODUZIONE RESTANO IN SECONDO PIANO Lasciando il tavolo il ministro Stefano Patuanelli ha sottolineato come la Morselli abbia puntato tutto sul nodo dell’immunità penale, politicamente il meno gestibile tra le diverse anime del governo, lasciando invece in secondo piano il tema del rallentamento del mercato (e quindi di frenare la produzione e gestire esuberi) su cui «fin da settembre c’era una disponibilità del governo» ad accompagnare un percorso.

SINDACATI NON SODDISFATTI I toni del dibattito politico restano accesi e i sindacati mantengono la linea. Sostengono che ArcelorMittal non può esercitare un diritto di recesso, che il contratto va rispettato, ma che anche il governo deve rispettare i patti alla base di quell’accordo: «Per nulla soddisfatti» di un confronto «non andato bene» si sono detti i leader della Cgil Maurizio Landini, della Cisl Annamaria Furlan e della Uil Carmelo Barbagallo, che hanno lasciato il ministero chiedendo «l’avvio di un tavolo con la proprietà per trovare soluzioni», ma anche al governo di uscire dall’impasse: deve «ripristinare lo scudo penale per togliere l’alibi ad ArcelorMittal».