il Giornale, 15 novembre 2019
Intervista al campione che ha lasciato l’Eredità
Adesso si trova con un pacco alto così di verifiche da correggere. E di ore di lezione da recuperare. E con i suoi studenti che lo canzonano perché in quella puntata ha sbagliato un’equivalenza. Niccolò Pagani, il professore di italiano, storia e geografia che ha suscitato stupore per aver abbandonato, da campione in carica, il gioco dell’Eredità in onda su Raiuno per tornare dai suoi studenti, è meravigliato dal clamore generato dal suo gesto. Tanto da sorprendersi di essere cercato dalla stampa. «Il mio posto è là – ha detto nel commiato con il modo gentile e genuino che lo ha fatto amare dal pubblico – tra i miei ragazzi: ogni mattina in prima linea nella missione quotidiana dell’educazione e dell’onestà».
Però, professore, non è da tutti lasciare la ribalta della televisione, c’è chi si legherebbe alla telecamera per sempre, lei in fondo lei è rimasto poco più di due settimane.
«Per me è stata solo una bella esperienza, un modo per mettermi alla prova, un divertimento, una distrazione che non può durare in eterno, bisogna tornare a casa.
E la sua casa sono i ragazzi delle medie dell’Istituto Salesiani Don Bosco di San Benigno Canavese (vicino Torino).
«Sì, certo. Avevo già fatto troppo conto sulla pazienza dei miei colleghi che mi hanno sostituito. Dovevo tornare al mio lavoro che è quello di trasmettere la mia passione per la cultura ai miei datori di lavoro: gli studenti».
Il suo gesto si è tramutato in un messaggio contro la società dedita solo l’apparenza.
«Beh, io non mi immaginavo tutto questo quando ho deciso di lasciare. Certo è che se tutta la tv fosse ispirata da valori positivi diventerebbe un ottimo mezzo per cambiare il nostro mondo».
Nella lettera di addio, letta accanto al conduttore Insinna, che ha spopolato sui social, lei ha voluto ricordare che bisogna dimostrare ai giovani che «la gentilezza vince sulla violenza, la cultura vince sull’ignoranza, il sorriso sconfigge la rabbia e l’ironia batte l’odio».
«È quello che cerco di trasmettere ogni giorno ai miei ragazzi. E che ho provato a fare anche durante la trasmissione. A scuola lavoriamo quotidianamente per disinnescare le possibili violenze senza imporre regole ma cercando di farle capire».
Ha sentito l’urgenza di anciare questo messaggio perché vede un dilagare dell’odio?
«Basta aprire un giornale o un tg per rendersi conto che oggi la violenza è più tollerata, invece bisognerebbe continuare a scandalizzarsi e difendere i valori e la cultura che hanno creato la nostra società. Ci sono frange anche politiche che non credono a fondo in questi valori».
Anche a scuola?
«I ragazzi, come sappiamo, oggi hanno più strumenti per fare e subire del male, soprattutto attraverso i social. Io cerco di far capire loro che di questi strumenti non ne devono abusare. Ma in fondo i ragazzi di oggi hanno gli stessi problemi di quelli di sempre, le stesse paure, le stesse timidezze».
Lei all’Eredità, nonostante abbia vinto 17 puntate, non ha mai conquistato il montepremi finale, cosa avrebbe fatto con la vincita?
«La mancanza di lucidità quando resti l’unico concorrente mi ha giocato brutti scherzi. Se avessi vinto mi sarei comprato una casa, ora sono in affitto».
Ha raccontato anche di aver trovato un bellissimo ambiente nel programma.
«Assolutamente, dal conduttore Insinna ai tecnici agli altri concorrenti con cui ho instaurato rapporti amichevoli. Ne serberò un fantastico ricordo».
Ma i ragazzi cosa le hanno detto quando è tornato?
«Prima di tutto mi hanno fatto notare le domande che non sapevo o quelle ho sbagliato. Ma soprattutto mi hanno detto che seguivano il programma insieme alla famiglia e commentavano le risposte con mamma, papà, nonne...».