Il Messaggero, 15 novembre 2019
Gilet gialli, un anno di proteste
Eric Drouet, il camionista, richiama tutti a raccolta domani, prima sul péripherique, la tangenziale di Parigi, e poi sugli Champs Elysées. Di nuovo, come un anno fa. Quel 17 novembre, diventato poi l’Atto primo della rivolta dei Gilets Jaunes, furono più di 280 mila sulle rotatorie, alle uscite delle autostrade, lungo le strade statali e a Parigi.
Un anno dopo, il movimento si è fermato, ma non è scomparso. «Quello che è incredibile è che esistiamo ancora, non che siamo meno numerosi», dice Priscilia Ludoski, che emerse come una delle portavoce di un movimento senza leader e che tra poco lancerà la sua «lobby dei cittadini», per far pressione sui rappresentanti nazionali e locali. I 17 miliardi tra aiuti e sgravi fiscali concessi da Macron lo scorso dicembre non sono bastati a spegnere la rivolta. Secondo un sondaggio di Elabe per Bfm-Tv, il 55 per cento dei francesi capisce e condivide ancora oggi le cause della protesta ma il 63 per cento si augura che non ricomincino i sabati di fuoco e violenza.
Il bilancio della protesta gialla è pesante: 2400 manifestanti e 1800 poliziotti feriti, 24 persone hanno perso un occhio a causa dei lanciatori di Lbd, le armi non letali in dotazione alle forze dell’ordine, 11 sono stati i morti in incidenti ai margini delle manifestazioni. L’autunno caldo e l’inverno bollente che si annunciano per Macron potrebbero ridare vigore ai gilets (pochi in realtà li indossano ancora): il personale degli ospedali è in stato di agitazione permanente per i tagli alla sanità, nelle università cresce la mobilitazione dopo che un ragazzo di 22 anni si è dato fuoco per denunciare la precarietà degli studenti lavoratori e il 5 dicembre ci sarà lo sciopero generale (che potrebbe diventare a oltranza) dei trasporti contro la riforma delle pensioni.
Per il momento, l’evoluzione politica del movimento non c’è stata. Alle Europee di maggio la lista Alliance Jaune guidata dal cantante Francis Lalanne ha ottenuto lo 0,54 per cento dei voti, mentre Evolution Citoyenne di Christophe Chalençon (scelto da Luigi Di Maio come interlocutore per il famoso incontro a sud di Parigi che provocò la crisi diplomatica tra Francia e Italia) ha totalizzato lo 0,01 per cento. Elettoralmente, i benefici maggiori del movimento sono andati al Rassemblement National, ex Front National, di Marine Le Pen: secondo un’inchiesta Ifop, su cento simpatizzanti dei Gilets Jaunes, 44 hanno votato per l’estrema destra alle Europee. Le Amministrative della prossima primavera potrebbero però segnare il vero debutto dei Gilets. Ingrid Levavasseur e Benjamin Cauchy, che si erano distinti come leader dell’ala più moderata saranno candidati. L’ipnoterapeuta Jacqueline Mouraud, che con i suoi 4 minuti e 38 secondi di video su Facebook contro laumento delle tasse sul carburante diede fuoco alle polveri un anno fa medita adesso di presentarsi alle presidenziali del 2022. Ma ci sono anche quelli che continuano, dodici mesi dopo. A Magny, bacino industriale ormai all’abbandono del nord, resiste un manipolo di irriducibili. «Lo spirito dei gilets jaunes resiste diceva ieri Gérard, davanti al thermos del caffè saremo forse meno numerosi, ma siamo entrati nella storia».