la Repubblica, 15 novembre 2019
Biografia di Lucia Morselli (ad di ArcelorMittal)
Definita “dura”, “nervi d’acciaio”, “tagliatrice di teste”, manager “dal carattere infernale” e dal “linguaggio colorito” Lucia Morselli – l’ad di ArcelorMittal che ieri ha annunciato agli operai che a gennaio si chiude – a detta di tutti non ha il dono dell’empatia. E lei non fa niente per smentire le voci. I collaboratori ne sono terrorizzati. Si racconta che, già a inizio carriera, alle riunioni amasse mettere attorno al tavolo meno sedie che presenti all’incontro. Per poi dire: «Sedetevi tutti». E subito dopo: «Si vede che siamo troppi».
I sindacalisti con i quali ha avuto a che fare di certo non la amano. Gli scontri con le controparti – nel corso della sua lunga carriera – sono stati tanti, alcuni memorabili. A partire da quella volta che – al vertice della Thyssen nei giorni in cui l’azienda incassò 36 giorni di sciopero continuato sulla durissima vertenza di Terni – si fece accompagnare dal solo autista all’una e mezza del mattino ai cancelli della fabbrica occupata per convincere gli operai a lasciar perdere i sindacati e ad aggiustare le cose con lei lì, seduta stante. Dovettero intervenire prefetto e Digos per convincerla ad andar via, fra gli operai che la definirono «una pazza coraggiosa». Sempre a Terni rimase asserragliata 14 ore di fila nel suo ufficio pur di non darla vinta ad un centinaio di dipendenti che chiedevano di incontrarla. Salvo poi farsi convincere – sempre dal prefetto – ad uscire dal retro alle 5 di mattina.
Di certo il curriculum di Lucia Morselli è di tutto rispetto: laurea con lode in matematica, dottorato di ricerca in fisica matematica. È nel cda di Essilor-Luxottica, Telecom, Sisal, St Microelectronics. È stata ai vertici, oltre che di Thyssen, di Berco, Stream e Telepiù. Però con l’Ilva ha un rapporto non risolto: Lucia Morselli era alla guida della cordata Jindal-Cdp che nel 2017 perse la gara per accaparrarsi il sito siderurgico più grande d’Europa. Un mese fa è diventata l’ad di ArcelorMittal, il colosso che allora vinse e che ora vuole andarsene via da Taranto. Il che la dice lunga sulla capacità del personaggio di elaborare le sconfitte. Quanto alla vita privata, si sa che è nata a Modena nel 1956, che ha un marito professore e che la domenica cucina. Fisico minuto e lunga chioma, veste sempre in giacca e camicia con gemelli. Riservatissima: da profonda conoscitrice del settore, le telefonate vere le fa da un vecchio cellulare perché con lo smartphone non si sa mai. Ma molto attenta a costruirsi una rete di relazioni che contano. In Italia come in Europa.