Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  novembre 15 Venerdì calendario

Venezia, il sale nell’acqua a livelli record

Il sale. Ecco l’antico nemico del patrimonio culturale veneziano che, con questa spaventosa acqua alta molto più salata del solito, rischia di provocare immensi danni soprattutto ai marmi plurisecolari di cui è ricca Venezia: pavimenti in opus sectile e opus tessellatum del XII secolo (San Marco), innumerevoli colonne con le loro basi e i loro capitelli, balaustre, bassorilievi, statue. Oggi vertice sull’emergenza-Venezia a Palazzo Ducale presieduto dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. Accanto a lui i Caschi Blu della cultura, il generale Roberto Riccardi, che guida il Comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, il segretario generale Salvo Nastasi, il direttore generale Federica Galloni (Archeologia, belle arti, paesaggio) e la Soprintendente locale Belle arti e Paesaggio per Venezia e Laguna, Emanuela Carpani.
Proprio Carpani sintetizza così il dramma di Venezia: «L’intera città ha subito un’immersione nell’acqua e nel sale, con conseguente invecchiamento rapido soprattutto dei marmi». Ecco il veleno: il sale, presente stavolta in una concentrazione molto più elevata della media. Sostanza letale per i marmi, come spiega Federica Giacomini, funzionario restauratore specializzato in materiali lapidei all’Istituto superiore per la conservazione e il restauro a Roma: «I marmi lavorati sono molto esposti agli agenti atmosferici per la loro porosità. L’ingresso dell’acqua e del sale causa una disgregazione del marmo, noi la chiamiamo “decoesione”: una volta evaporata l’acqua, i sali si cristallizzano, aumentano di volume e premono contro i cristalli specifici della pietra provocando il loro sfaldamento. Nel caso delle colonne di San Marco vanno calcolati anche gli assemblaggi: le basi, gli elementi di metallo che tengono insieme la struttura, le malte di giunzione. Ferri e malte subiscono ulteriori lesioni e rigonfiamenti. Tutto questo mette in pericolo la tenuta dell’insieme. Come agire? Attendere l’asciugamento, monitorare i diversi elementi, poi intervenire con impacchi di acqua distillata che diluiscono di nuovo il sale e lo riportano in superficie. Così è possibile asportarlo, almeno in parte». L’acqua distillata è usatissima nell’universo del restauro: fu lo strumento-chiave della poderosa ripulitura della Cappella Sistina.
Un’opera complessa, calcolando che riguarda tutta Venezia. Intanto ecco una prima sommaria mappatura dei danni. Ferite ancora incalcolabili a San Marco, ai suoi pavimenti del XII secolo, alla cripta (solo per un «miracolo laico» non finita completamente sott’acqua), alle colonne e a tutte le strutture marmoree, alle mura che sostengono i mosaici. Ecco l’altra incognita: negli anni potrebbero mostrare gli effetti dell’assorbimento dell’acqua e del sale provocando la sconnessione e il distacco delle tessere. Ma siamo nel campo delle ipotesi.
Sempre «incognita sale» per Palazzo Ducale (che riaprirà oggi), Palazzo delle Prigioni, Palazzo Reale, Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro, Palazzo Grimani, Biblioteca Nazionale Marciana. Allagati l’Archivio di Palazzo Soranzo e varie librerie, fra cui le storiche «Toletta» e «Acqua Alta». Innumerevoli i guasti degli impianti elettrici nei luoghi culturali (Palazzo Ducale, Palazzo Reale) che alimentano gli allarmi antifurto: una seconda emergenza che si aggiunge alla prima.
Ancora tutti da valutare i danni a Ca’ Rezzonico (museo del ‘700 veneziano), a Palazzo Mocenigo (Storia del tessuto), alla Casa di Carlo Goldoni, a Palazzo Fortuny, alle tante «chiese basse» allagate, ciascuna con i propri piccoli e grandi tesori inestimabili. E poi andranno monitorati i danni a Murano, Burano, Torcello come a Pellestrina, Jesolo e Chioggia. Sarà un lavoro immenso.