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 2019  novembre 14 Giovedì calendario

Otto ore in scena per rileggere Steinbeck

La gente che affolla la sala, negli intervalli esce a cercare un panino, una sigaretta, un caffè per tirarsi su. Poi rientra disciplinata e senza troppe defezioni. Dopo otto ore, alla fine, è esausta, stremata ma soddisfatta, imbevuta di parole e storie. Sì, perché se la narrazione seriale, estesa nel tempo (e nello spazio mediale) ha fatto scuola in tv, ora tocca il teatro: racconti di durata "fuori misura" — otto, dodici ore e anche più — sono un fenomeno sempre più in voga, imprese ai limiti dell’impossibile, sfida alla resistenza di attori e pubblico e avventure dell’anima perché il tempo lungo spinge lo spettatore là dove il confronto del vero col non-vero si fa più labile. Molti di questi spettacoli sono già leggende: il Mahabharata di Peter Brook che segnò una linea nell’85, più di recente le folgoranti 24 ore di lotte tra gli dei di Mount Olympus di Jan Fabre, le 12 ore di Peter Stein dai Demoni di Dostoevskij, 7 ore per raccontare il crack finanziario di Lehman Trilogy di Massini diretto da Ronconi, la saga degli Atridi che Antonio Latella ha raccontato due anni fa in Santa Estasi, 19 ore.
In questo momento sono ben due gli spettacoli titanici, cui si aggiungerà a gennaio un Amleto "monstre" al Piccolo Teatro diretto da Antonio Latella in due serate o in una lunga filata. Il regista è, d’altra parte, anche l’artefice di La valle dell’Eden all’Arena del Sole di Bologna in questi giorni, otto ore con gli intervalli (ma si vede anche diviso in due serate) dal romanzo del ‘52 di John Steinbeck che attraversa la storia americana dalla Guerra civile alla Prima guerra mondiale nelle vicende di due famiglie, gli Hamilton e i Trask. Lo scrittore, Nobel nel ‘62, racconta di madri che rinnegano i figli, di peccato, amore, speranza, riconducendoli ai temi primigeni della Bibbia, in particolare di Caino e Abele e alla rivelazione che la chiave della vita è la possibilità dell’uomo di scegliere. È proprio questo il tema che regge l’ambiziosa e affascinante architettura di Latella, rendendola una storia universale e potente. Lo spettacolo, che girerà tra Bologna, Perugia, Prato, Roma, coraggiosamente sostenuto da Emilia Romagna Teatro Fondazione col Metastasio di Prato e lo Stabile dell’Umbria, è un delicato congegno di composizione fin dall’adattamento di Latella e Linda Dalisi. Certo, nelle tante ore non tutto è immediatamente accogliente per lo spettatore, ma la regia distribuisce una densità di dettagli (a partire dall’effetto straniante della luce in sala che unisce palco e platea) di cui lo spettatore si appropria nel corso della maratona, a cui si aggiungono interpreti eccellenti: Michele Di Mauro, Christian La Rosa, Emiliano Masala, Candida Nieri, Annibale Pavone, Massimiliano Speziani, Elisabetta Valgoi.
Interessante è poi ritrovare una continuità ideale tra questa maratona e quella di Angels in America , cult di Tony Kushner che nel 2004 divenne una serie tv di Mike Nichols con Al Pacino, dodici anni fa un kolossal teatrale di otto ore che l’Elfo-Puccini oggi riprende con un nuovo cast e un successo strepitoso. Anche Angels è una lunga, dirompente epopea americana ma del nostro tempo, tra politica e nazionalismo, Aids e malattia dell’Occidente, gay e angeli, e evoca come La Valle dell’Eden i fantasmi dell’amore e del dolore della vita. E per esorcizzarli, si sa, ci vuole tempo.