Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  novembre 14 Giovedì calendario

La disfida del Chianti

Chianti contro Chianti. Il fronte nobile e antico sulle colline in guerra contro i produttori della zona allargata. In una confusione che riflette la ricca e scomposta varietà del vino italiano, un mondo in cui marciano in ordine sparso 332 Doc, 74 Docg, 118 Igt. La contesa riguarda la Gran Selezione, la super riserva, il Nirvana del rosso toscano a base di Sangiovese, la punta più alta della piramide della qualità. Il Consorzio Chianti Classico, cinque anni fa, varò la Gran Selezione per differenziarsi nella corsa al meglio. Vino con affinamento più lungo e regole di produzione più severe, come quella che impone che le uve usate provengano dai vigneti di famiglia, e non dal mercato. Pochi giorni fa il golpe enologico: il Consorzio Chianti ha varato anch’esso la Gran Selezione. Due vini diversi per provenienza con lo stesso nome. 
La guerra del Chianti è iniziata quando, nel 1932, Benito Mussolini moltiplicò con un cerchio sulla carta geografica la zona di produzione che due secoli prima era stata delimitata da Cosimo III de’ Medici. La fillossera, un piccolo insetto giallastro, aveva fatto strage delle viti in Europa. Così la zona settecentesca indicata nel bando di Cosimo è diventata quella dell’attuale Chianti Classico, che si contraddistingue nell’immagine dal logo del Gallo Nero. Tutto intorno sono sorte altre zone di produzione del Chianti, riunite nel Consorzio privo dell’aggettivo Classico: Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Motespertoli, Rufina. Un numero di nomi da far girare la testa agli appassionati di quel vino che, a colpi di milioni di fiaschi, spopolava anche negli Stati Uniti. Come racconta bene lo scrittore John Fante nel romanzo La Confraternita del Chianti (Marcos Y Marcos) su Mick Molise, miglior scalpellino d’America: «Angelo si avvicinò a lui con un fiasco di Chianti e glielo piazzò per lungo sotto il braccio». 
Il Chianti Classico è un club di 510 soci da 35-38 milioni di bottiglie l’anno (contro i 90-100 milioni dei vicini, 2.000 associati). Il Classico riunisce l’aristocrazia toscana: dai Marchesi Antinori (rappresentati nel Consorzio dall’ad Renzo Cotarella) a Francesco Ricasoli, il discendente del Barone di ferro che nel 1840 codificò la formula del vino Chianti. Il presidente è un vignaiolo pacato, Giovanni Manetti dell’azienda Fontodi. All’inizio della settimana, mentre era a Londra per presentare i suoi vini, ha fatto un balzo quando gli è arrivata la mail con l’annuncio della Gran Selezione 2, quella che giudica apocrifa. Con un comunicato, senza dialogare con il collega del Classico, il presidente del Chianti Giovanni Busi ha annunciato che la «Gran Selezione nascerà nella zona Docg, sarà di nicchia e di qualità, avrà una gradazione alcolica minima più elevata (13 gradi), e un invecchiamento di almeno 30 mesi. In particolare si guarda al mercato cinese e americano. È vietato il fiasco». Un plagio, secondo Manetti che parla di «attacco frontale» e di una «iniziativa assolutamente priva di idee e originalità. La loro unica strategia è riproporre quello che è già stato fatto dal Chianti Classico. Prima hanno varato una norma per aumentare il grado zuccherino del Chianti, per ingraziarsi il gusto americano e cinese, e ora si parla di crescita qualitativa. Messaggi confusi». 
Saranno necessari almeno due anni, tra pareri e delibere di Regione Toscana, ministero dell’Agricoltura e Unione europea, per far finire in bottiglia la Gran Selezione 2. Oltre che confuso, il mondo del vino italiano è lento e in sofferenza per la nuova fillossera, la burocrazia. Nell’attesa, la guerra del Chianti (Classico) contro il Chianti approderà probabilmente in Tribunale.