La Stampa, 13 novembre 2019
Apollo 12, la gloria dei secondi
Tyson Gay, Mitt Romney, Jupp Derwall. Vi ricordano qualcosa? Forse no, vero? Ma se leggete Usain Bolt, Barack Obama ed Enzo Bearzot la risposta è senz’altro diversa. La ragione è semplice: Gay, Romney e Derwall sono arrivati secondi, rispettivamente dietro Bolt, Obama e Bearzot. Ai Mondiali di Berlino 2009, quando fu stabilito il record dei 100 metri, alle presidenziali del 2012 e ai Mondiali di calcio dell’82. C’è poco da fare, arrivare secondi non è la stessa cosa. Anche se si ottiene un risultato di enorme rilievo. Il ct della Germania Federale, Derwall, portò la sua squadra alla finale in una competizione tra 109 nazionali, tanto per dire. E con 9.71" Gay ancora detiene il quinto tempo di sempre nei 100 metri.
Ne sa qualcosa Charles Pete Conrad. È stato il comandante della seconda missione che ha raggiunto la Luna, l’Apollo 12 - partita 50 anni fa, il 14 novembre 1969 - ma la sua fama non è paragonabile a quella di Armstrong, che sulla Luna è arrivato per primo. E dire che Conrad ed il suo equipaggio non solo hanno messo piede sulla Luna, impresa poi non così comune, ma hanno raggiunto risultati scientifici di grandissimo rilievo. E sono stati protagonisti di una storia che vale la pena di raccontare. Con un inizio da brividi.
Sono passate poche decine di secondi dal lancio e il Saturno 5 viene colpito da due fulmini che mettono parzialmente fuori servizio il sistema elettrico. Il razzo continua la corsa, ma a Cape Canaveral perdono la telemetria e il direttore di volo sta per abortire la missione. John Aaron, ingegnere ventiseienne - nome in codice Eecom -, si ricorda di un’anomalia simile durante uno dei test e da una sala controllo nel panico lancia il famoso messaggio all’Apollo: «Flight, Eecom. Try Sce to Aux». Sce era un interruttore nel modulo di comando e Aaron dice di portarlo nella posizione Aux. Gli astronauti lo fanno e tutto riprende a funzionare.
Fortunati e un po’ scanzonati. Tutti ricordano la frase di Armstrong: «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità». Conrad sa che per la serie «Frasi auliche da dire quando si mette piede sulla Luna» il posto nei libri di storia è già occupato e preferisce un più informale «Whoopie! Ragazzi, sarà pure stato un piccolo passo per Neil, ma per me è lungo!». In diretta mondovisione. Pare che la frase sia stata il risultato di una scommessa con Oriana Fallaci, che Conrad aveva conosciuto durante le fasi preparatorie della missione.
Fortunati, scanzonati e appena appena sbadati. D’accordo, è un aggettivo ingeneroso, pensando che non erano precisamente a passeggio sulla spiaggia, ma è probabile che a Cape Canaveral non l’abbiano presa bene, quando l’astronauta Bean ha inavvertitamente puntato verso il Sole - danneggiandola irreparabilmente - la telecamera a colori che aveva in dotazione per le dirette dalla Luna. La Nasa voleva cavalcare l’onda del successo planetario dell’Apollo 11 e offrire ai telespettatori immagini in diretta a colori - all’epoca una vera innovazione tecnologica - ma le telecamere in dotazione agli astronauti erano dei prototipi delicatissimi.
A parte questo incidente di percorso la missione è un successo. A partire dall’estrema precisione con la quale viene raggiunto il luogo previsto per l’allunaggio, a meno di 200 metri della sonda Surveyor 3 che era arrivata sulla Luna senza equipaggio nel 1967. Alla Nasa volevano verificarne lo stato dopo due anni di permanenza: gli astronauti raggiungono a piedi il Surveyor, lo ispezionano e ne riportano a casa alcune parti. E con sorpresa in una di queste vengono ritrovati ancora vivi dei batteri Streptococcus mitis che si suppone abbiano viaggiato con la sonda dalla Terra e siano sopravvissuti per oltre due anni.
Conrad e Bean, inoltre, portano sulla Luna per la rima volta l’«Apollo Lunar Surface Experiment Package», «Alsep»: un insieme di strumenti scientifici alimentati da sorta di reattore nucleare in miniatura che produce energia elettrica grazie al decadimento di isotopi radioattivi. L’«Alsep» cambia passo alle capacità scientifiche delle missioni. Si studiano le proprietà sismiche della Luna con un sismografo che gli astronauti calibrano in modo quantomeno curioso. Rientrati nel modulo di comando usano il carburante rimasto per «sparare» il modulo «Intrepid», che si schianta a 1700 metri al secondo e produce un lunamoto artificiale. Le vibrazioni sismiche vengono registrate per quasi un’ora e appaiono assai diverse da quelle osservate nei terremoti, gettando nuova luce sulla struttura interna del nostro satellite.
Conrad scompare prematuramente nel 1999 a causa di un incidente motociclistico. Sulla sua pietra tombale due parole di epitaffio: «An original». Per fortuna non c’è bisogno di arrivare primi per lasciare il segno.