La Stampa, 13 novembre 2019
Savoia, la mappa dei tesori dimenticati
Un austero cassettone di Giuseppe Maria Bonzanigo, grande protagonista dell’ebanisteria settecentesca piemontese, tesoro della corona sabauda, arreda oggi la sede dell’Ambasciata d’Italia a Lisbona. Una tela di Vittorio Amedeo Cignaroli, pittore di Casa Savoia, troneggia nel salotto della sede diplomatica di Vienna. Un quadro cinquecentesco, raffigurante «La Natività», dell’ambito di Bernardino Luini e proveniente sempre da Torino, è collocato nello studio dell’Ambasciatore italiano a Londra.
Una diaspora del patrimonio reale italiano – principalmente piemontese - nelle sedi diplomatiche italiane all’estero. Un’eredità resa possibile con un Regio Decreto firmato da Vittorio Emanuele III nell’autunno 1919, esattamente cent’anni fa. Un atto che trasforma il mondo museale italiano. Con esso si dismetteva gran parte dei beni della dotazione della Corona (conferiti al Demanio, ovvero a tutti). Si tratta di importanti realtà che oggi sono tra le meraviglie protette dall’Unesco e che in precedenza erano accessibili solo al re e alla sua Corte. Tra questi: il Castello di Moncalieri e la Palazzina di Caccia di Stupinigi in Piemonte (gran parte degli arredi per le sedi diplomatiche partono da Torino); i Palazzi Reali di Genova, Milano, Venezia, Napoli, Capodimonte e Palermo; Palazzo Pitti a Firenze, la Reggia di Caserta, la Villa di Poggio al Caiano, il Casino e la Tenuta della Favorita; i palchi reali dei teatri, tra cui Fenice e La Scala.
«È un momento di grande importanza e di profonda riflessione per la gestione del patrimonio artistico italiano», spiega Maria Beatrice Failla, storica dell’arte e docente di museologia dell’Università di Torino, curatrice insieme alla collega Clara Goria del Centro Studi del Consorzio delle Residenze Sabaude di un convegno nazionale sull’argomento ospitato oggi alla Reggia di Venaria Reale. «Arredi e quadri partono per le sedi istituzionali italiane all’estero, e improvvisamente ci si chiede come poter musealizzare realtà come la Reggia di Caserta – precisa Failla -: una novità tutta da inventare». Capita lo stesso ai Giardini di Boboli a Firenze. Per il gioiello di Filippo Juvarra alle porte di Torino Ugo Ojetti realizza il Museo dell’Ammobiliamento. A Palermo la strepitosa Cappella Palatina pone un interrogativo: come renderla fruibile in una modalità differente dal concetto di Museo?
«L’incontro di oggi, ideale prosecuzione della mostra "Dalle Regge d’Italia" di due anni fa alla Reggia di Venaria, tratterà anche la figura di Vittorio Emanuele III, un "re borghese"– spiega lo storico Andrea Merlotti, direttore del Centro Studi che organizza il convegno - che scelse questa soluzione anche per una propria concezione della regalità che dava poco spazio alla vita di Corte e che ben si integrava nell’Italia liberale di Giolitti».