La Stampa, 13 novembre 2019
«Mia madre Nilde Iotti»
Una famiglia non famiglia con un padre che non era un padre, una madre che non era una madre e una figlia che non era una figlia, ma una famiglia a tutti gli effetti, legata dall’amore e anche da un passato difficile, venivano tutti e tre da famiglie povere». Così Marisa Malagoli Togliatti, racconta la sua «strana» infanzia con Nilde Iotti e Palmiro Togliatti, citando proprio una frase di «zia» Iotti. Così l’ha chiamata per tutta la vita. Zia Nilde e zio Palmiro, per rispetto dei genitori biologici cui è rimasta legatissima. A dicembre saranno vent’anni dalla scomparsa della prima donna presidente della Camera. La signora di Montecitorio sarà ricordata con una commemorazione alla Camera e con una fiction in onda su Raiuno ai primi di dicembre. Con Anna Foglietta nei panni di Nilde.
Iotti è stata eletta nel ’79, una presidenza lunghissima, terminata nel ‘92. Ma la sua è stata una vita di record. A soli 26 anni partecipa alla Costituente con mostri sacri come De Gasperi, Einaudi e Terracini. Entra a far parte del ristretto gruppo dei 75. È in questo periodo che sboccia l’amore con il segretario del Pci, il mitico compagno Ercoli, incontrato per caso in un ascensore di Montecitorio. Un amore contrastato e non solo dagli avversari politici. La stampa di destra si distingue per gli attacchi sguaiati. Ma è dall’austero e perbenista Pci che la coppia si deve difendere. Togliatti è sposato e ha un figlio. E la relazione con la compagna Iotti non è digerita a Botteghe Oscure.
Ovviamente nessuno osa criticare apertamente il segretario. È la sua giovane compagna a farne le spese. «Credo che quel periodo abbia inciso nel carattere di Nilde - racconta Marisa - spesso da chi non la conosceva veniva percepita come una persona fredda persino algida ma non lo era affatto, anzi. Era una donna affettuosa e aperta con le persone di cui si fidava. Certamente però era attenta a non manifestare emozioni e sentimenti, penso sia stata un’eredità di quegli anni. Aveva dovuto imparare a stare attenta. Aveva subito molte cattiverie. Del resto credo che la riservatezza facesse parte del suo temperamento. Nilde ha avuto un’infanzia tosta. Il padre, ferroviere socialista, era stato licenziato dai fascisti e malgrado fosse un mangiapreti aveva spinto per le scuole cattoliche: meglio i preti dei fascisti», le dice. Nilde lo prende in parola tanto da iscriversi alla Cattolica di Milano grazie a una borsa di studio. Poi si avvicina alla Resistenza e nel ’46 è eletta a Reggio Emilia.
A Roma Marisa c’è arrivata a poco più di sei anni, nel ’50. Arturo «l’unico dei miei fratelli ad aver lasciato Nonantola per la città facendo il salto dall’agricoltura alla fabbrica, a soli 21 anni viene ucciso con altri cinque compagni a Modena in quello che sarà ricorda come l’eccidio di Modena». Togliatti tiene in città la commemorazione. E sull’onda dell’emozione decide con la sua compagna di offrire alla famiglia Malagoli di ospitare a Roma uno dei dieci fratelli di Arturo per farlo studiare. La scelta ricade su Marisa, la più piccola. «La mia era una famiglia essenzialmente patriarcale e molto povera, è stata mia sorella Iride a convincere i miei genitori ad accettare: lei aveva pianto quando aveva dovuto lasciare la scuola in quinta elementare ma sapeva quanto fosse importante lo studio. Ricordo benissimo il giorno in cui Nilde è venuta a Nonantola a prendermi e siamo partiti con papà Antonio in treno per Roma. Di quei primi giorni rammento lo stupore per la luce e la radio, cercavo di capire dove si nascondessero le persone che parlavano da quello strano apparecchio».
Nilde è molto indaffarata. I fine settimana torna nel suo collegio elettorale. Così è spesso Togliatti a seguire il percorso scolastico di Marisa. Marisa cresce. È ribelle, quanto basta. Un giorno a sedici anni fa propaganda per lo sciopero generale contro Tambroni, «Io avevo 16 anni, la mia amica Gioia Turchi, 15. Quando usciamo da un negozio dove eravamo entrate troviamo un cordone di poliziotti. Ci fermano per tentativo di violenza e veniamo portate a Porta Portese per i verbali. Non ci arrestano grazie a un medico che scrive che sono gracile. A casa non raccontiamo nulla. Ci tenevano molto a cenare insieme. Io quel giorno ho fatto tardi. Si è rotto l’autobus, dico arrampicandomi sugli specchi, ma Togliatti era stato avvertito da un poliziotto amico e mi dice sornione: "Ecco l’avanzo delle patrie galere"». A diciotto anni Marisa diventa Malagoli Togliatti.
La vite di Nilde ha un prima e un dopo. Il dopo inizia nel ’64, con la morte di Togliatti. «È stato un colpo molto duro, Nilde è stata male anche fisicamente. Il nostro rapporto è cambiato: diventiamo due adulte che si aiutano, avevo 21 anni, e ho cercato di restituirle quanto ricevuto».
Sono i decenni delle grandi conquiste. La riforma del diritto di famiglia del ’75, quella che rende operativa la parità uomo donna e l’accesso delle donne alla magistratura. «Si è battuta tutta la vita per i diritti delle donne. Credo che il suo contributo sia stato decisivo per convincere il Pci a sostenere i referendum sul divorzio e l’aborto. Diventa amica di Anselmi, Russo Jervolino, Martini, parlamentari con le quali condivide battaglie decisive. Aveva la capacità di includere, dialogava a tutti i livelli».
Nel Pci i suoi amici sono i miglioristi, la corrente riformista. Nel ’79 è eletta presidente della Camera. Un ruolo super partes che svolge scontentando sia i vecchi compagni di partito che la maggioranza. È inflessibile nel far rispettare i regolamenti. Tanto da guadagnarsi una rielezione. Qualche anno dopo è ancora lei a essere incaricata da Cossiga per un mandato esplorativo. Una prima della classe della politica, in tutto. Che direbbe oggi Nilde Iotti? .