il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2019
Un libro sulle case degli scrittori
C’è quello che s’è fatto rialzare il piano-cucina per essere comodo quando pulisce il pesce e quello che si corica invece in un letto da Bella addormentata; c’è quello che prende a bastonate le piante e un altro che si è chiuso in un castello salvo poi lamentarsi della depressione: casa che vai, scrittore che trovi. Évelyne Bloch-Dano ne ha stanati alcuni in giro per il mondo, confezionando un saggio curioso che è altresì una guida turistica: Le case dei miei scrittori, in libreria da oggi per i tipi di Add. Nido ma anche fucina creativa, la dimora di un letterato restituisce molto del suo immaginario e temperamento: oggi molte di esse sono convertite in musei, centri di ricerca e biblioteche aperti al pubblico; ecco una cernita. Castelli. Balzac visse nel castello di Saché, nella Loira, pur dormendo in una stanza angusta con letto a baldacchino su cui “amava lavorare” dalle tre del mattino fino al pranzo delle cinque. Del pomeriggio. Chateaubriand si chiuse a Combourg, fortezza misteriosa e inospitale, in cui s’inventò “il male del secolo”: la depressione. A Port-Marly sorge il castello di Monte-Cristo; Dumas padre lo acquistò nel 1847 a 500 mila franchi: tre ettari di colline con dimora rinascimentale, un padiglione gotico e un parco all’inglese con cascate e fossati. Più sobrio, suo figlio stazionò a Marly-le-Roy, vantando solo un palcoscenico in casa e un letto in stile impero con figure di bronzo e cigni scolpiti. L’esoso Montaigne, nell’omonimo castello con tanta terra da farci il vino, dormiva in una torre tonda senza moglie, alloggiata di fronte. Nel castello di Cirey stavano Voltaire e Madame du Chatelet, “filosofi voluttuosi” e pure puzzoni: gli interni erano una “sozzura”.
Campagna. Simone de Beauvoir ardeva di bucolica passione da quando era bambina in vacanza dai nonni: nel Limousin la raggiunse clandestinamente anche Sartre, e il loro amore sbocciò sotto i salici piangenti. Karen Blixen a Nairobi manteneva una importante fattoria dove oggi sono conservati alcuni oggetti del film La mia Africa: i pantaloni di Robert Redford arredano bene. Un ex setificio in Provenza fu il ritiro di Camus: si trovava così a suo agio da voler diventare sindaco del paese, Lourmarin. Cocteau comprò casa insieme a Jean Marais a Milly, accumulando un raro bestiario: sfingi, galli impagliati, unicorni, zampe di uccello, teste di camoscio e un letto da Bella addormentata. Viceversa, Nietzsche lo spartano si ritirava in Engadina: la sua camera era sempre in disordine, letto sfatto e stivali spaiati a terra. Proust si divideva tra il paesaggio letterario di Illiers-Combray e l’appartamento parigino, dove i fan abbracciano ancora il caminetto e altre suppellettili come le tende blu e la caffettiera.
Dimore modeste. A Ussy-sur-Marne Beckett alloggiava in una “capanna arredata”, scarna, se non respingente, come il suo inquilino, che “prendeva a bastonate le piante”. Rousseau invece a Montmorency andava fiero delle sue pervinche, mentre i Céline a Meudon avevano un giardino angusto: lì vissero “come barboni” per anni, lì dove è morta venerdì la vedova Lucette. Erasmo si accontentò della periferia di Bruxelles, vicino a Molenbeek, famoso quartiere di terroristi.
Città. A Berlino Brecht tornò nel 1948, in Chausseestrasse, con le finestre che si affacciavano sul cimitero francese: una camera con vista tombe che gli dava “una certa allegria”. A Parigi il Muro di André Breton è ora esposto al Centre Pompidou: una collezione di cento oggetti così com’erano disposti nella casa-atelier del surrealista. A Londra Dickens affittò una dozzina di stanze in Doughty Street per sé e parentado. Moquette floreale, caminetto vistoso, mobili rosa: tutto era in stile vittoriano, cioè brutto. Keats visse a Roma, in Piazza di Spagna, che ora ospita una biblioteca di diecimila libri, e pazienza se il poeta lì non scrisse neanche un verso. Edgar Allan Poe fu cittadino di Baltimora – la sua casa ora è affittabile per Halloween – mentre Edith Wharton di Lenox, dove aveva ascensore ed elettricità già nel 1902. Americana del Maine fu la Yourcenar, circondata in casa da abat-jour e altarini buddisti.
Sfarzi. Zola a Médan comprò un’enorme “conigliera” con due torri, una sala da biliardo, un teatro, un camino medievale, vetrate ovunque e uno specchio in camera da letto. Casa Malaparte a Capri spicca ancora per la sua arroganza geometrica, tra “vascello e prigione”. Hugo in esilio dimorò sull’isola di Guernsey: vi acquistò a prezzo stracciato Hauteville House, costruita da un corsaro e infestata dai fantasmi. Simenon in Svizzera volle ricreare un ranch texano con 25 camere, piscina e infermeria, mentre a Key West, in Florida, Hemingway andò a vivere con la seconda moglie (di 4) Pauline Pfeiffer, arredatrice e figlia di papà, che sganciò i soldi per la magione. Avevano una piscina turchese di acqua di mare, palme, vetri di Murano, ceramiche portoghesi e mobili funzionali: persino il piano-cucina fu rialzato perché Ernest fosse comodo mentre puliva il pesce.