il Giornale, 13 novembre 2019
Arriva in Europa l’hamburgher vegetale
Un vegetariano probabilmente non si è mai avventurato all’interno di un fast food, tempio di apostati che adorano le proteine animali a basso costo e gli schizzi di grasso che sfrigolano sulla griglia. Personalmente dubitiamo che sia un semplice panino «veg» a convincerli a entrarci, ma Burger King, la seconda catena più importante al mondo di hamburger, ha deciso di puntare forte su una nicchia di mercato finora abbandonata come fosse irrecuperabile.
Sarà presto disponibile anche in Italia (e contemporaneamente in altri venticinque Paesi europei) il Rebel Whopper, un panino con un hamburger totalmente meat-free, realizzato con ingredienti di origine vegetale in collaborazione con The Vegetarian Butcher, compagnia olandese fondata dal «macellaio agricolo» Jaap Korteweg e acquisita un anno fa dalla multinazionale Unilever. «Il mio obiettivo – spiega Korteweg – era diventare il più grande macellaio del mondo. Creare prodotti per gli amanti della carne con l’ambizione di offrire lo stesso gusto e far vivere la stessa esperienza ma a base vegetale». Insomma, qui non siamo nel campo del vegetarianesimo talebano e triste ma in quello che guarda con un po’ di invidia chi addenta una polpetta col grasso che gocciola sulla carta oleata.
Va detto che il Rebel Whopper, servito con pomodoro a fette, cipolla fresca, maionese, ketchup, lattuga e cetrioli – non è comunque un panino per stomaci delicati: pesa in totale 295 grammi, fornisce 647 calorie, e ha 58 grammi di carboidrati, 13,6 di zuccheri (compresi quelli aggiunti), e 33 di grassi. Tra le informazioni non fornite, se il panino sia adatto ai vegani (riteniamo di no, visto che c’è l’uovo tra i possibili allergeni) e soprattutto che cosa ci sia dentro la polpetta. Origine vegetale che vuol dire? Cereali? Legumi? Frutta secca? Semi? L’unico indizio è la presenza della soia (che è una leguminosa), del sedano e del sesamo tra i possibili allergeni. Ma altre informazioni non sono disponibili. Così come non sono forniti ragguagli su un altro aspetto fatidico per i non carnivori: nei 2500 ristoranti BK in cui saranno servite, le polpette di carne-non-carne saranno cotte su una griglia dedicata, che non contenga tracce di grassi animali? Perché i vegetariani che conosciamo noi un hamburger vegetale ma cotto su un supporto pieno di rimasugli carnivori non lo mangerebbero di certo.
Detto questo, non vi è dubbio alcuno che la mossa di Burger King (il più massiccio lancio di prodotto nella sua storia) dimostri ancora una volta quanto sia diventato importante anche da un punto di vista commerciale il mondo di chi aderisce a modelli alimentari alternativi. In particolare il mercato delle carni vegetali, che secondo JPMorgan entro dieci anni fatturerà 100 miliardi di dollari l’anno. Inoltre secondo Deloitte fin d’ora il mercato europeo delle proteine alternative vale 2,4 miliardi di euro, il 40 per cento del mercato globale. A influire sulla crescita delle «finte carni» non solo fattori salutistici e ideologici, ma anche l’incontestabile fatto che l’allevamento del bestiame è una delle industrie più inquinanti del pianeta. Secondo Impossible Foods, una delle compagnie specializzate in cibi alternativi, su cui ha investito anche Richard Branson, l’imprenditore inventore del marchio Virgin, l’Impossible Burger consuma il 96 per cento in meno di suolo e l’87 per cento in meno di acqua rispetto a un hamburger di manzo. La corsa ad accaparrarsi questa fetta di consumatori sempre più numerosi è partita da tempo: il mercato è attualmente dominato, oltre che da The Vegetarian Butcher e Impossible Food, anche da Beyond Meat, azienda finanziata in parte da Billa Gates. Ma anche la Nestlè vende un hamburger di soia e McDonald’s si sta attrezzando per rispondere a Burger King. Una guerra all’ultimo sangue, anzi no.