ItaliaOggi, 12 novembre 2019
Chi dorme piglia i pesci, eccome
Potrebbe essere il tassello che mancava del puzzle il cui disegno si è delineato negli ultimi anni: quello del meccanismo che lega il sonno con la memoria e le malattie neurodegenerative, specialmente la malattia d’Alzheimer. Durante il sonno, il cervello si libera delle tossine prodotte durante la veglia che, se non eliminate, sarebbero corresponsabili dell’insorgenza delle patologie cognitive degenerative.Già nel 2013 uno studio pubblicato su Science aveva dimostrato l’esistenza del sistema glinfatico che drena in modo veloce i rifiuti dal cervello. E che il sistema nervoso è bagnato dal liquido cerebrospinale (Lcr) che con vere e proprie maree drena le tossine. Lo studio mostrava per la prima volta che l’attività elettrica del cervello poteva determinare il flusso di Lcr durante il sonno e soprattutto come.
Adesso, i ricercatori americani diretti da Laura Lewis, assistente di ingegneria biomedica all’università di Boston, hanno scoperto come avvengono queste grandi pulizie notturne nel cervello. Nelle fasi Nrem (sonno profondo) ondate di liquido cerebrospinale nascono nel cervello e, come le maree, vi si riversano ogni 20 secondi a grande velocità in un modo non comparabile con quello che possiamo vedere durante la veglia.
In pratica, nella fase di sonno profondo viene realizzata una grande operazione di pulizia del cervello dalle tossine. Come in una grande città dove la raccolta dei rifiuti viene eseguita di notte, il cervello approfitta del ridotto traffico neuronale, che si verifica nella fase del sonno profondo, per lavare le proprie strade a grandi ondate. Dunque, anche dai potenziali depositi di beta amiloide e di proteina tau coinvolti nell’innesco della malattia di Alzheimer. Dopo la festa bisogna pulire, non si possono fare entrambe le cose nello stesso tempo, ha detto a Le Figaro, Maiken Nedergaard, dell’università di Copenaghen (Danimarca) che identificò il sistema glinfatico: «È dormendo che il cervello si ripulisce dalle varie proteine prodotte durante la giornata».
Come avviene questa pulizia l’ha spiegato la ricerca di Laura Lewis che ha mostrato che le ondate di Lcr sono più forti durante il sonno profondo. Queste sono accoppiate all’attività elettrica delle onde lente dei neuroni. I ricercatori hanno osservato che quando l’attività dei neuroni diminuisce, subito, qualche secondo più tardi, si osserva un calo dell’ossigenazione del sangue e un corrispondente aumento del flusso di liquido Lcr. Il modello elaborato dallo studio di Laura Lewis indica che i neuroni comandano i flussi di Lcr perchè modificano il volume del sangue. Ma il meccanismo non è stato testato direttamente. A scoprire questo fenomeno nei topi era stata, nel 2006, Lisa Marshall dell’università di Lubecca (Germania). La cosa affascinante da scoprire è come queste due funzioni sono associate. È possibile che i processi neuronali che consolidano la memoria beneficino di un cervello pulito sul piano metabolico?
Comunque sia lo studio conferma la necessità di un buon sonno per una buona funzione del sistema glinfatico, ha detto a Le Figaro, Eric Boulanger, specialista di medicina e biologia dell’invecchiamento al centro universitario ospedaliero di Lille (Inserm) e questo diventa un’eccellente pista per la prevenzione e cura della malattia di Alzheimer. Questa patologia potrebbe essere considerata una malattia del sonno? Comunque sia adesso servono altri studi per dimostrarlo, e l’équipe di Laura Lewis si appresta a studiare se è possibile modulare le ondate di Lcr nel cervello.