ItaliaOggi, 12 novembre 2019
Diritto & Rovescio
Come ogni anno, anche quest’anno sono stati iscritti nel Famedio del Cimitero monumentale di Milano i nomi dei dodici cittadini illustri del capoluogo lombardo scomparsi recentemente. Fra di essi c’è anche il giornalista Mario Cervi, editorialista del Corriere della sera, fondatore, con Indro Montanelli, del Giornale e anche direttore di quest’ultimo. Di solito le motivazioni di questo tipo sono imbarazzanti perché grondano di retorica. In questo caso invece il ritratto in parole è perfetto. Cervi viene infatti celebrato come «maestro di giornalismo, di stile e di umanità», un prezioso ossimoro, insomma. E anche un «simbolo del migliore giornalismo milanese e italiano. Saggista, storico, intellettuale rigoroso, infaticabile cercatore di fatti, eventi e chiavi di interpretazione a servizio del lettore, ha reso onore alla tradizione giornalistica ambrosiana, offrendo alla città un esempio di onestà intellettuale, coerenza e generosità». È celebrando i grandi del passato che si può aprire un futuro più decoroso. «Al servizio dei lettori». Si intende.