Salvo Palazzolo Per “la Repubblica”, 12 novembre 2019
PERCHÉ PROPRIO ADESSO BERLUSCONI HA DECISO DI “SCARICARE” DELL’UTRI? - IL SILENZIO DEL CAV CHE, CITATO COME TESTIMONE DALLA DIFESA DI MARCELLO AL PROCESSO SULLA “TRATTATIVA STATO MAFIA”, SI E’ AVVALSO DELLA FACOLTÀ DI NON RISPONDERE, ROMPE UN SODALIZIO DI 46 ANNI - PRIMA DI IERI, BERLUSCONI AVEVA SEMPRE DIFESO A SPADA TRATTA IL SUO VECCHIO AMICO. E ORA? L'EX PREMIER TEME LE RIVELAZIONI DI DELL’UTRI? -
Per 46 anni sono stati inseparabili. Silvio Berlusconi ama raccontare che l'amico Marcello Dell'Utri ha sempre avuto una buona idea da proporgli, al momento giusto. La prima, del 1973, l'accolse subito: l'arrivo di un esperto fattore da Palermo per prendersi cura dei cavalli nella nuova villa di Arcore, era il boss Vittorio Mangano. L'ultima idea di Dell'Utri, invece, l'ha subito bocciata: Berlusconi non sarebbe voluto neanche venire a Palermo, come testimone citato dalla difesa del suo amico di sempre condannato nel processo "Trattativa Stato-mafia". E Dell'Utri c'è rimasto parecchio male.
Perché rischia di tornare in carcere. E perché adesso la procura di Palermo ha avviato anche un'indagine sul suo patrimonio accumulato in tanti anni di amicizia, lavoro e militanza politica al fianco di Berlusconi. Qualche indiscrezione giornalistica su un'inchiesta ancora riservatissima avrà forse creato più di una preoccupazione.
Di sicuro, fra il 2000 e il 2012, nel bel mezzo dei guai giudiziari di Dell'Utri - oggi condannato definitamente per concorso esterno in associazione mafiosa - l'amico Berlusconi aveva fatto arrivare donazioni per 40 milioni di euro. Fra il novembre 2016 e il febbraio 2017, sono arrivati bonifici per altri tre milioni. Causale, "prestiti infruttiferi".
Operazioni che hanno fatto scattare una segnalazione alla Guardia di finanza da parte dell'Uif, l'unità antiriciclaggio della Banca d'Italia. E oggi un'indagine sui soldi di Dell'Utri ambasciatore dei boss dagli anni Settanta al 1992 potrebbe rivelarsi ancora più rivelatrice di tante dichiarazioni di pentiti.
Una cosa è certa: prima di ieri, Berlusconi aveva sempre difeso a spada tratta il suo vecchio amico di università diventato compagno di tante imprese, da Publitalia a Forza Italia. Anche quando, nel 2002, si era pure avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai giudici di Palermo arrivati a Palazzo Chigi nel corso del processo per mafia nei confronti di Dell'Utri. In silenzio davanti al tribunale, ma tanto prodigo di parole addirittura sul palco del Palacongressi di Montecatini Terme, con una mano sulla spalla dell' amico fondatore del partito ormai senatore e gran consigliere: «I giudici che accusano Marcello - disse Berlusconi - devono essere recuperati alla società». Era l'11 novembre 2007.
E poi ancora, in Tv, qualche mese dopo: «Su Vittorio Mangano, ha detto bene Dell'Utri, eroicamente non inventò nulla su di me, anche quando i pubblici ministeri andavano in carcere e gli dicevano che se avesse detto qualcosa su Berlusconi sarebbe andato a casa». Mangano, il boss diventato eroe in tante dichiarazioni dei due amici inseparabili.
Anche quando i giudici di Palermo scrivevano in sentenza che c'era ormai la prova del «patto di protezione» che l'allora imprenditore Berlusconi avrebbe stipulato con i boss siciliani, nel 1974: prima per proteggere la sua famiglia dai sequestri di persona che terrorizzavano la Milano-bene (questa era la vera attività di Mangano ad Arcore) e poi per proteggere i suoi ripetitori Tv in Sicilia.
Mangano è rimasto "l'eroe" dei due inseparabili amici sulla ribalta della politica italiana anche quando è arrivata la Cassazione, nel 2014, a mettere il suggello definitivo all'accusa di mafia per Dell' Utri. Per i giudici della suprema corte non ci sono più dubbi sulle «cospicue somme» che negli anni Settanta Berlusconi pagò alla mafia, attraverso il "mediatore" Dell'Utri: «Dei versamenti di somme da parte di Berlusconi in favore di Cosa nostra, per la protezione, hanno parlato quattro collaboratori di giustizia».
Mangano è morto nel 2000, un altro "amico" fra Palermo e Milano, il boss Tanino Cinà, è deceduto nel 2006. "Eroe" anche lui, non ha mai aperto bocca. Ma adesso che il peggio sembrava passato, Berlusconi ha deciso di "scaricare" il suo amico Dell' Utri. Chissà davvero perché.