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 2019  novembre 12 Martedì calendario

Biografia di Riccardo Scamarcio


Riccardo Scamarcio, nato a Trani, in Puglia, il 13 novembre 1979 (40 anni). Attore. Tra i suoi film: La meglio gioventù (Marco Tullio Giordana, 2003); Tre metri sopra il cielo (Luca Lucini, 2004); Romanzo criminale (Michele Placido, 2008); Go Go Tales (Abel Ferrara, 2008); Mine vaganti (Ferzan Özpetek, 2010); To Rome with Love (Woody Allen, 2012); Un ragazzo d’oro (Pupi Avati, 2014); Il sapore del successo (John Wells, 2015); Meraviglioso Boccaccio (Paolo e Vittorio Taviani, 2015); Loro (Paolo Sorrentino, 2018). Ha lavorato per il teatro, per la televisione, per Netflix e come produttore • «È un caso nazionale. Un fenomeno come in Italia non s’era mai visto prima. Certo, c’era stato Simon Le Bon dei Duran Duran negli anni Ottanta, e poi Cruise, Depp, Di Caprio o Pitt. Ma la differenza è che Scamarcio è italiano, non è un sogno americano che vive solo sui poster appiccicati nelle camerette, ma a Roma» (Emilio Marrese) • Detto «Skmrc» dalle ragazzine, a metà anni 2000, quando si usavano gli sms • «È diventato una leggenda del cinema adolescenziale nei panni di Step, il macho tenebroso di Tre metri sopra il cielo (3Msc) e Ho voglia di te (Hvdt). Appena Scamarcio si ferma in un luogo pubblico si crea il capannello delle fan. Gli è capitato di essere assediato e pedinato. Una volta, gli si è avvicinata una bambina di nove anni e gli ha chiesto: “Mi trombi?” […] Mastroianni è un tuo mito. “Diciamo che delle due scuole di pensiero attoriale rappresentate in Italia da Mastroianni e Volonté… da una parte quelli che costruiscono il personaggio dall’interno e dall’altra quelli che giocano sul trasformismo e il fattore esteriore, io preferisco i primi”» (Vittorio Zincone, Magazine, 3/2008) • «La macchina da presa abbatte le distanze. Chi ti guarda sul grande schermo ti si attacca a due centimetri dalla pelle: arriva tutto se sei così vicino. Ci hai mai pensato? Nemmeno con gli amici, si può fare, solo tra innamorati”» (Luca Telese) • «Spesso al cinema le fanno interpretare cattivi o romantici bad boy. Si è mai chiesto perché?
“Penso sia per via del taglio dei miei occhi. Ma io mi diverto un mondo a interpretarli, perché sono tridimensionali, mi annoierei a morte a fare cavalieri senza macchia e senza paura”» (Caterina De Filippo, iO Donna, 6/12/2018).
Titoli di testa «Mi accoglie con indosso sciarpa e cappotto (“Ho l’influenza”), si stravacca su un divanone bianco e affronta la conversazione con una certa diffidenza. Gli do del tu e lui ogni tanto replica dandomi del voi, intendendo “voi giornalisti…”» (Zincone) • «Se posso dirti come la penso a me non piace usare i fatti miei per i vostri lettori» (alla De Filippo).
Vita «La tua famiglia com’era? “Modernissima. Mia madre lavorava esattamente come mio padre”» (Antonella Catena, Amica, 30/4/2019) • Vivono a Andria, in Puglia • «A cinque anni mi attaccavo alle gambe di mio padre. Urlavo e piangevo finché era costretto a portarmi con lui» (Arianna Finos, la Repubblica 24/11/2012)«Ho letto che lei era ribelle già a scuola, che cacciò il preside da un’assemblea. “Ero impetuoso. Non potevo andare d’accordo con un luogo di disciplina”» (Candida Morvillo, Corriere della Sera, 2/4/2017) • «Ero iperattivo, non riuscivo a stare tra i banchi, le poche volte che ci andavo, con mia sorella maggiore erano mazzate continue» (alla Finos)«“Combinavo parecchi guai”. Tipo? “A dodici anni ho distrutto la macchina di mio padre. Coi piedi non arrivavo nemmeno ai pedali”. Ti punirono? “Mi venne la febbre per i sensi di colpa”» (Zincone) • «Mia madre era disperata. Mio padre era disperato, un po’ rabbioso, e me le dava. Ma se penso a tutto quello che gli ho fatto passare, non posso dargli torto» (alla Finos) • Per due anni, gioca a calcio nelle giovanili della Fidelis Andria: «Ero mezzapunta, correvo e sapevo far bene i cross [...] Poi però sono arrivate le distrazioni, le sigarette, le ragazzine: si esce la sera e il pallone viene dopo. Non avevo qualità alla Pirlo e soffrivo lo spogliatoio: nei vivai è dura sopravvivere, c’è il bullo che innesca un gioco a chi è più ignorante. Io stavo in disparte» (a Carlo Annese) • Riccardo marina la scuola • «Così mio padre mi prese per un anno a lavorare con lui. Sveglia alle 5 e via”. Che cosa facevi? “Il rappresentante di carni. Per un po’ ho frequentato il mondo sanguigno dei macellai”» (Zincone) • «“La mia prima paghetta era 50mila lire al mese. Con lui rifornivamo le macellerie. Poi, per guadagnare di più e da solo, ho fatto il rappresentante di articoli pubblicitari”. Momenti memorabili? “Quando unii con una trovata le due esperienze”. Ovvero? “Comprai dei camici bianchi, per personalizzarli con la stampa del logo della macelleria, per poi rivenderli a dei clienti con un ricarico”. È stato un palcoscenico anche quello. “Tu ci scherzi ma è così. Se non avessi dovuto vendere quei camici, non avrei tirato fuori una parte di me che mi è servita in scena”» (Telese) • «Hai fatto anche il modello. “Una sfilata nella discoteca di Bisceglie Divinae Follie per un amico che vendeva vestiti. A 15 anni”» (Zincone) • «Tua madre? “Lei è pittrice”. Hai mai pensato di seguire le sue orme? “No. Ma ho fatto qualche scultura”. Chi le ha viste non le ha apprezzate: blocchi di tufo con su scritto Fuck you. “Non avevo alcuna velleità. Vedevo mia madre lavorare e così…”» (ibidem) • «Ma la vocazione di attore quando è arrivata? “L’ho scoperta a sedici anni, quando dopo essere salito su un palcoscenico di Andria per recitare la parte del marchesino Eugenio in Miseria e Nobiltà di Scarpetta dissi a me stesso: ‘Voglio fare solo questo, io, l’attore’” Te lo ricordi ancora quel copione, il primo della tua vita? “Se mi chiedi le parole precise no. Ho un ricordo strano, emozionale, quasi fotografico: sono dietro le quinte, provo disagio. Primo segnale; secondo segnale, in scena. E io che voglio scappare via con tutto me stesso. Invece dico la prima battuta, vinco il terrore e la timidezza, e tutto cambia» • «Potevo confrontarmi col pericolo che cercavo e provare un’adrenalina più forte di quella sperimentata marinando la scuola, facendomi le canne, rubando la macchina di mio padre» (Morvillo) • «Ma è vera questa storia della maturità che hai preso facendo quattro anni in uno? “Erano due. Ed era l’unico modo che avevo per entrare al centro sperimentale: prendere la maturità”. I tuoi genitori avevano accettato l’idea che tu potessi andare a Roma a fare l’attore? (Risata sonora) “Erano così disperati, così disperati… che non gli pareva vero. Anzi, tifavano: ‘Se non ti prendono qui, è finita’”. Incoraggiante. “Vuoi divertirti? Allora, l’obiettivo è quello, io studio come un matto. Arrivo all’esame come un proiettile, tutte le materie, una confusione pazzesca nella testa… Insomma, miracolosamente prendo il minimo. Però sono raggiante”.
Vorrei vedere…. “Torno a casa. Mio padre era convinto che mi avessero bocciato e incredulo domandava: ‘Ma quanto hai preso?’”. E tu cosa gli hai detto? “La verità. Avevo preso sessanta. Solo che era il primo anno della riforma, era il voto minimo. Papà invece gridava: ‘Sessanta! Sessanta! È incredibile’”» • «Sei arrivato a Roma da Andria giovanissimo, per studiare recitazione. Cosa ricordi di quel primo impatto con la grande città? […] “Il mio arrivo lo identifico con l’entrata al Centro Sperimentale di Cinematografia. Fu stupendo. Mi accolsero benissimo. Ricordo che mi sono sentito subito bene. Ero un ragazzino che arrivava dalla provincia pugliese ed era riuscito a entrare in una scuola importante, a numero chiuso, un istituto pubblico importantissimo. Non avevo sopportato la scuola superiore, ma mi innamorai dello studio. Sono ancora in contatto con la maggior parte dei compagni di corso […] Il Centro Sperimentale mi ha insegnato la serietà e la moralità di questo lavoro. Non l’ho mai visto come uno strumento per diventare famoso. Non ho mai inseguito la fama. […] Lo studio mi aveva dato una direttiva morale ed esistenziale che è mia ancora adesso”» (Antonella Catena, Amica, 30/4/2019) • «Arrivai a Roma che volevo diventare il più bravo di tutti» (alla Morvillo) • Va ad abitare con Angela, la sua fidanzata di Andria. Lei, vive già in città, perché studia legge • «Per recitare hai raschiato via la tua pugliesità. Insieme con il modo di parlare non si cambia anche personalità? “Sì. E infatti c’è stato un momento in cui ho violentato la mia identità. Ma credo che sia un percorso naturale”» • Debutta sulla rivista Cioè: «Era il protagonista dei nostri fotoromanzi. Ma molti attori italiani hanno cominciato così, anche Isabella Ferrari. Poi, quando diventano famosi, si vergognano e lo dimenticano nelle interviste» (il fondatore e direttore della rivista Fabio Piscopo) • «Ne ho fatti due quando ero ragazzino e lui ci ha mangiato per anni. Devo aggiungere altro?» • «Alla Scuola ci andavo in giacca. E per questo un gruppetto di allievi mi considerava di destra, una specie di fascista. Li odiavo. Giurai a me stesso che non sarei mai diventato di sinistra”. Hai cambiato idea per spirito di sopravvivenza?
“No. Ho cercato di capire che cosa fosse la sinistra al di là dei loro atteggiamenti. A metà del secondo anno poi ho lasciato la scuola”. Per fare che cosa? “Mi avevano proposto la serie tv Compagni di scuola”. È stato il tuo primo ciak? “No. Quello è stato a vent’anni con la miniserie Ama il tuo nemico 2”. Step e 3Msc come sono arrivati? “Con un normalissimo provino”. Ti senti mai prigioniero di quel personaggio, il bello e maledetto?
“Non credo che il pubblico mi percepisca così. Siete voi giornalisti…”» (Zincone) • Diventa famosissimo tra le adolescenti: «All’anteprima romana di Ho voglia di te è stato assediato da centinaia di ragazzine adoranti, urlanti, sconquassate dai singhiozzi. Stesse scene a Bologna e a Bari, e dovunque sia stato presentato il libro da cui è tratto il film. A Milano […] in piazza Duomo si sono accalcate in 10 mila. Alcune per avvicinarlo alle conferenze stampa si fingono giornaliste, altre lo aspettano sotto casa, molte gli tirano orsetti e reggiseni. Dai manifesti pubblicitari degli orologi Breil manca regolarmente la sua faccia, strappata dalla ragazzine innamorate che usano scrivere dove capita (sui blog ma anche sulle loro pance nude) frasi come queste: “Con te sto tre metri sopra il cielo”, “Persa X Riccardo”» (Giulia Cerasoli, Chi, 21/3/2007) • Fa un film in cui è su una sedia a rotelle e fa l’amore con Monica Bellucci, e su uno striscione gli scrivono: «Visto che non possiamo essere come la Bellucci ci accontentiamo di essere la sedia» • «Le ragazzine basta che fischi e arrivano? “Sì, ma non te la danno, vogliono fidanzarsi”» (a Marie Claire) • «Una ragazzina sconosciuta venne a prendere a calci la mia porta di casa, a Roma, dicendo che non mi ero presentato all’appuntamento con lei. Poi scese e mi sfasciò la macchina» • «Una pressione forte. Sei sicuro che questa cosa non ti cambierà e invece succede. Ti ritrovi a disagio con i tuoi cari, cerchi di passare inosservato. Tanta attenzione arriva a convincerti che sei qualcuno speciale. [….] Mi ha salvato, anche allora, l’istinto: quello che ti porta a ridimensionare l’ego» • Negli anni, Riccardo «è passato dal grande al piccolo schermo e viceversa, collaborando praticamente con tutti: Placido, Luchetti, Abel Ferrara, Costa-Gravras, Rubini, Piccioni, Pupi Avati, Castellitto e Sorrentino» (Andrea Giordano, 12/5/2019) • «Sul set Ferzan è un regista unico. Ti fa battute pesanti, urla, lancia suggerimenti continui. Ma è il modo in cui ti tratta, ovviamente, che non ha precedenti […] Chiamava pure me, ad alta voce, con appellativi irriferibili, tipo ‘Ma guarda tu sta-pazza!’”. Turbato? “Anzi. La cosa mi divertiva molto» (Telese) • «Vedendo Toni Servillo truccato da Berlusconi... “Ho fatto un salto sulla sedia, gli somiglia in modo impressionante. Sul set lo salutavo con Buongiorno presidente”» (Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 2/2/2018) • Nel 2017 arriva anche a Hollywood, perché finisce in un film di Keanu Reeves • «Quando Woody Allen mi ha chiamato sul set di To Rome With Love mi sono presentato senza aspettative ed è stato un momento fantastico» • «Rispetto a dieci anni fa la situazione è più tranquilla”, sostiene […] poi spenderà un’ora a firmare autografi prima di darsi a una garbata fuga. “Eredito nuove generazioni di fan che si tramandano Tre metri sopra il cielo” (alla Finos) • «Perché continua a girare un film dietro l’altro? “Non sono bulimico del cinema, ma adoro lavorare tutti i giorni”. […] Ma una vacanza, mai? “E perché dovrei farla? Sul set sto benissimo. Infatti ho molti progetti: girerò due opere prime, poi Caravaggio con Placido. E, anche come produttore, Gli infedeli di Stefano Mordini, remake di un successo francese”. Cosa manca alla sua carriera? “Interpretare Federico II, l’inventore dello Stato moderno: non sono mai stati realizzati film su di lui”. Intanto ha collezionato otto film in un anno, dove vuole arrivare? “Alberto Sordi è arrivato a girarne undici nell’arco di dodici mesi. Voglio batterlo”» (Gloria Satta, Il Messaggero, 10/7/2019).
Amore «Sei considerato uno sciupafemmine, hai avuto due grandi storie in venti anni. “Curioso, vero?”» (Telese) • Dai 16 ai 26 anni è stato fidanzato con la stessa ragazza, Angela, anche lei di Andria. «Una cosa molto poco da personaggio maledetto, no?» • Dai 27 ai 37 anni, invece, è stato con Valeria Golino, che ha tredici anni più di lui (assieme, hanno fondato una casa di produzione cinematografica e realizzato il film Miele, con lei regista e lui produttore) • «Sono del Sud. Per me la donna è donna e l’uomo è uomo» • «Perché è finita con Valeria Golino? “Qualunque cosa io dica non può essere davvero attinente con la storia d’amore che abbiamo avuto. In un’intervista, un rapporto lungo oltre dieci anni si può solo ridurre, minimizzare».
Politica «Ne parlo tutti i giorni. È un pensiero fisso”» (Zincone) • «“I politici mi hanno rubato il mestiere. Fanno gli attori, hanno occupato i palinsesti e così distraggono la gente per svendere le aziende pubbliche, affamando i salari”. Riccardo Scamarcio, anche lei populista? “Io sono anarchico dentro. Contesto le regole, contesto lo Stato. Ma se, come ora, lo Stato è crollato, io che attacco? Ora, paradossalmente, sono un anarchico in cerca di Stato”» (Morvillo) • Ha votato Bertinotti, poi il Pd di Veltroni, Nichi Vendola in Puglia, poi ha apprezzato Beppe Grillo, votato no al referendum di Renzi e appoggiato il governo Lega-Cinque Stelle • Stima Antonino Galloni, Alberto Bagnai e Giulio Sapelli, economisti euroscettici • «È politico anche ricordare che noi italiani siamo umanità ed empatia. Qualità che resistono, anche se la crisi e l’uso sbagliato delle tecnologie ci spingono a essere giudicanti, fanno crescere il livore, la frustrazione”. Anche lei è arrabbiato. “La mia non è rabbia. È un contributo, un fiato. Io sono corso ai ripari, lavoro fuori. Mi hanno globalizzato il Paese e io ho globalizzato me stesso”. All’inizio, aveva problemi con l’accento pugliese, ora recita in inglese, francese... “Io troverò sempre lavoro. Ma statemi dietro un mese e vedete che vita faccio. Sono sempre in aeroporto, sempre con una valigia in mano, non ho una casa, sono uno zingaro”» (Morvillo) • «Tu scenderesti in politica? “No. Perché faccio già politica coi miei film. Il cinema è politica. Fa politica. Anche se non vuoi farlo, lo fai. Comunichi, parli allo spettatore, metti in scena delle figure umane che si muovono in uno spazio e in un tempo prestabilito. In cui tutti possono riconoscersi, comprendere più di sé stessi e del nostro paese, del nostro tempo. Noi col cinema passiamo delle emozioni e la politica cosa è, se non questo?”» (Catena)
Giudizi «Da vari anni aspettavamo qualcuno capace di far uscire di casa la gente per riempire le sale» (Enrico Lucherini) • «Un uomo di grande simpatia e con tanto cervello» (Anna Finocchiaro) • «È tra le persone più esilaranti che conosca. Ma tende a scegliere progetti impegnati. Il vero difetto? È scarso alla Playstation: mai vinto contro di me» (Luca Argentero) • «Francesco Siciliano parlando degli attori di successo… “Chi è questo Siciliano?” Un attore. Si presenta pure alle Comunali di Roma nella lista civica per Rutelli. Ha detto che dopo il periodo di Stefano Accorsi, passerà anche quello di Scamarcio, perché le scamarcette crescono. “Che cosa dovrei dire?”» (Zincone) • Maurizio Costanzo, che frequentava Gassman, Sordi e Mastroianni: «Dopo che hai conosciuto tre come loro, come fai, con tutto il rispetto, a parlare di Riccardo Scamarcio? Senza nulla togliere, ma il divario è abissale» • «Sergio Rubini l’ha definita “un giovane-vecchio”. Si riconosce? “Ormai, mi sento vecchio e basta. O un vecchio non tanto più giovane”» (Morvillo).
Baci Dice che baciare un altro uomo in Mine Vaganti è stato facilissimo: «Bastava chiudere gli occhi».
Curiosità È alto 1 metro e 78, pesa circa 70 chili • «Di te stesso dici di essere uno che legge poco. “So che leggere è importante e che serve. Ma magari non serve a me. L’equazione semplice semplice sarebbe: leggi poco, sei una testa di cavolo. Io credo di compensare con la passione che metto nel mestiere di attore”» (Zincone) • Fa il suo olio e il suo vino • Gli piacciono Pasolini, Carmelo Bene, Il ritratto di Dorian Gray, i film 8 e mezzo e Elephant Man, la canzone Space Oddity e Marco Travaglio • Sul MeToo la pensa come Catherine Deneuve • Sa suonare la chitarra • Non è sui social: «Non potrei proprio mettere in piazza il mio privato. Se lo facessi tradirei me stesso. Non sopporto nemmeno i selfie. Forse m’iscriverò ai social quando saranno passati di moda» (alla Satta) • Sulla religione: «Spero ci sia qualcosa dopo, perché vorrei continuare a fare danni anche da morto» • «I tuoi ti avevano chiamato Riccardo Dario. “Terribile. Nun se po’ sentì….”. Ma che fai, lo dici alla romana? “Senti, il bello di essere attore e di vivere in due mondi, è che puoi scegliere la lingua che ti racconta meglio”. In pugliese veniva meno bene? “Avrei dovuto dire una cosa del tipo: ‘Cus me pare proprio nu’ trimòne!’. Lo senti?”» (Telese) • Netflix vuole trarre una serie da Tre metri sopra il cielo • «Cosa farai il 13 novembre, compi 40 anni? “Non festeggio. Ho già deciso”» (Catena).
Titoli di coda «Ma è vero che una bambina di nove anni ti ha fermato con aria candida e ti ha detto: ‘Mi scopi’?
(Allarga gli occhi, arrossisce) “Sì. Credo che queste cose le ascoltino dalle sorelle maggiori. Spero”» (Telese).