Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  novembre 12 Martedì calendario

Alibaba, un miliardo in un minuto

Il mondo dello shopping europeo aveva appena superato, a forza di sedute di psicoterapia per arginare gli acquisti compulsivi, l’idea di essere stato travolto dal «black friday» che è arrivato il «Single Day». Ma facciamo un passo indietro. Più o meno 11 mesi e 15 giorni fa ci si interrogava tutti su come in tutta Europa fosse esplosa la mania del «Black Friday» ovvero il giorno successivo a quello del Ringraziamento (sempre di giovedì) che negli Stati Uniti era segnato da sconti molto importanti in ogni ordine e grado di negozi. Una tendenza tutta americana seguita, con minore successo, dal «Cyber Monday» ovvero dal lunedì degli acquisti elettronici. Una tendenza divampata negli ultimi tre anni anche in Europa accendendo pure tra Milano, Roma, Parigi e Madrid file sconcertanti ben prima dell’apertura dei negozi e generando un traffico clamoroso sui siti di e-commerce. Gli sconti del venerdì nero sono soprattutto legati al mondo dell’abbigliamento e ad acquisti di media portata. Difficile comprare al «Black Friday» la borsa di lusso o un anello di diamanti. Esattamente nella stessa fascia di mercato quest’anno è comparso sulla soglia dell’Europa il «Single Day». Da noi il successo del venerdì nero deve ancora arrivare. Ma superata la tristezza nascosta nella scelta di consacrare il giorno dedicato ai single allo shopping compulsivo, l’11 novembre, anzi l’«11/11» come lo chiamano i cinesi che nel 2013 se lo sono inventato, è l’ennesima occasione di autoassolversi quando si abusa della carta di credito. Un tema che unisce ormai tutto il pianeta. Lo sconto imperdibile e a tempo molto determinato è una molla irresistibile per comprare il sesto paio di auricolari wireless, il secondo maglione con l’orso polare o la prima imperdibile renna che si connette all’assistente di «Google» e ti svegli anche a Ferragosto con jingle bell.
Ma ovviamente non è tutto qui, altrimenti non si giustificherebbe il miliardo di ordini su Alibaba nel primo minuto del «Single Day». Quella fascia di popolazione che continua orgogliosamente ad autodefinirsi classe media attraversa in realtà un complicato momento di transizione in tutto il mondo. A Occidente scivola verso il basso, ad Oriente tende a guardare in alto alla ricerca di un ascensore sociale dove ancora esiste. Ma alla fine si ritrova in coda alla cassa a fare acquisti con la sensazione che lo shopping è la via più sicura per sentirsi vivi. Ci sono quelli che aspettano il supersaldo per portare a casa l’oggetto sognato da mesi o per garantirsi in anticipo il regalo di Natale che sotto feste sarebbe troppo costo, ma si tratta di un pezzo. La maggior parte pensa a regali, a piccoli pensieri - spesso inutili - per gratificarsi e allora, a volte, il proliferare dei «Black Friday» o dei «Single Day» è solo un assalto alle nostre debolezze. Però che male c’è se gli sconti sono buoni.