il Fatto Quotidiano, 11 novembre 2019
Storia delle bambole sexy
In principio era fatta di panno, usata dai marinai durante i loro lunghi viaggi, dove le uniche alternative erano la masturbazione o la sodomia. Si chiamava dame de voyage, “bambola della fornicazione” o del sesso. Ma le prime, vere, bambole sessuali furono costruite molto più tardi, con la scoperta della gomma (nel 1745), anche se rimasero segrete e malviste fino alla seconda metà del Novecento.
“Era la consorte dei solitari e dei disperati”, scrive Anthony Ferguson nel libro Bambole del sesso. Storia delle donne oggetto e degli altri giocattoli per maschi (Odoya editore), una coltissima enciclopedia dei ginoidi costruiti per il piacere maschile e piena di informazioni curiose: come il pittore Kokoschka che si fece costruire una bambola identica alla sua ex da portare in giro; o il fatto che la prima bambola sul mercato, Bild Lilli, fosse identica alla (postuma) Barbie. O ancora la leggenda secondo cui i nazisti avrebbero rifornito le truppe con bambole del sesso durante il conflitto: naturalmente pallide, bionde e ariane.
Pubblicizzate, fino agli anni ‘50, solo col passaparola o su volantini distribuiti presso i barbieri, taverne e bordelli, più avanti a veicolarne l’esistenza furono le riviste porno, ma anche i quartieri a luci rosse e i sexy shop. Oggi internet ha sdoganato gli appassionati di questi oggetti: sul web, scrive Ferguson, “hanno trovato sia l’anonimato che una pletora di individui affini con cui confrontare le proprie esperienze”, tanto che non mancano siti dove condividere storie e immagini (www.dollforum.com, www.cover-doll.com).
La maggior parte delle aziende produttrici è negli Usa e in Giappone. I costi vanno dai 50 dollari per la bambola tradizionale in vinile, ai 200 per quelle in latex e fino a 8 mila per quelle in silicone. Esistono bambole parziali (parti del corpo erotizzate), ma anche maschili con peni eretti e transessuali o incinte. Si può richiedere un set di piedi in silicone per i feticisti, la vagina staccabile, anche se la vera svolta è la bambola pieghevole, impossibile fino a ieri, che può essere sistemata nelle posizioni più gradite.
Ma perché gli uomini scelgono le bambole del sesso? Hanno di fronte una donna perfettamente controllabile, silenziosa, obbediente, incapace di criticare. La bambola sessuale rappresenta la donna “nella sua forma più oggettivata”, inoffensiva, accomodante e “soprattutto muta”. Persino la prostituta ha il dono della voce, può esprimere il suo no, andarsene. Ma il problema per questi amanti dell’androidismo e delle bambole del sesso (atteggiamenti simili, secondo Ferguson, a parafilie come l’eccitazione per statue e manichini, o per partner addormentati o morti) è proprio il futuro.
Sempre più, infatti, nei prossimi anni tecnologia e biologia si fonderanno, sempre più avremo a che fare con robot sofisticati, realistici e attraenti e che addirittura, secondo alcuni, impareranno a coltivare i sentimenti copiando il comportamento umano. Ecco che allora gli uomini che oggi si rifugiano nelle sofisticate bambole di gomma si troveranno, ironia della sorte, al punto di partenza: cioè di fronte a partner sessuali genoidi talmente senzienti da essere simili a quelle donne sostituite da bambole. Androidi femminili capaci persino di rivendicare la parità. O di lasciare il partner per un altro, che poi è il vero incubo di chi, per non essere mai abbandonato, si rifugia nel silicone.