Il Messaggero, 11 novembre 2019
Rapine in aumento a Roma
Attentati incendiari che fanno saltare i negozi, omicidi davanti alla gente, rapine finite nel sangue: Roma si scopre sempre più debole e impaurita. Un dato su tutti: in un anno, le rapine sono cresciute di 118 unità. In Centro come nei quartieri più periferici se ne contano una media di sei al giorno, in alcune zone (come l’Eur e il Salario) sono aumentate con picchi di oltre il 30 per cento dal 2017 al 2018. Di contro, la città aspetta ancora l’incremento di 809 agenti previsto nel piano di riorganizzazione nazionale degli organici di inizio 2019. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese venerdì prossimo presiederà un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in prefettura. Un’occasione straordinaria per la Capitale e che marca l’emergenza del momento. «Affronteremo tutte le varie situazioni di criticità», ha detto Lamorgese subito dopo il rogo doloso di venerdì notte al Baraka Bistrot di Centocelle.
LA MANOVALANZA
Ma che cosa sta succedendo a Roma? Per rispondere bisogna partire da quanto scrive la Dia, Direzione investigativa antimafia, nella sua ultima relazione semestrale al Parlamento, evidenziando come «la realtà criminale capitolina è particolarmente articolata e complessa». Gli investigatori interforze sottolineano che «se da un lato è necessario evidenziare la presenza di più sodalizi, autoctoni o sinti, che agiscono secondo canoni mafiosi – si legge nel dossier -, è parimenti importante dire che esiste anche una forma di criminalità comune, anch’essa spesso organizzata, piuttosto diffusa soprattutto nell’ambito di alcuni quartieri periferici ove insistono situazioni di degrado materiale, sociale e culturale. In tali ambiti risulta più agevole il reperimento di manovalanza criminale». Manovalanza che si adatta di volta in volta alla nuova geografia criminale della città, sempre fluida e puntualmente ridisegnata dalle faide interne e all’indomani delle operazioni di polizia, carabinieri e finanza che mettono fuorigioco esponenti dei vari clan. Sarà un caso, ma dopo le retate che hanno indebolito famiglie come gli Spada, i Casamonica, i Cordaro o i Gambacurta, egemoni nello spaccio e nel racket, i reati minori sono aumentati. Come a dire: se manca lo stipendio da vedetta, o la retta per custodire droga in casa, allora l’alternativa è rubare. Non basta. Alcune periferie sono in espansione, il lavoro manca, pendolari del crimine arrivano anche da fuori – come nel caso della banda dei Rolex fermata ieri a Corso di Francia – e allora c’è bisogno anche di una nuova geografia della contro-risposta delle forze dell’ordine. Se appena cinque anni fa la Questura di Roma tagliava personale e uffici nei commissariati – dei quali solo alcuni da allora sono rimasti aperti anche la notte per le denunce – adesso l’input che arriva, sotto la spinta della richiesta dei cittadini, è di invertire la rotta. «Se un tempo riuscivamo a fare uscire anche 30 Volanti oltre alle auto dei commissariati – spiega Cesario Bortone, segretario della Consap – adesso ne contiamo in servizio una ventina. Siamo ancora in attesa del piano di rinforzo per 809 agenti declinato a inizio anno. Mentre a dicembre dovrebbe arrivare l’assegnazione degli agenti dell’ultimo corso. Il questore ne destinerà 55 alle Volanti, bene, ci rincuora. Ma ne servirebbero almeno 100. Infine – aggiunge il sindacalista – andrebbe rivisto l’impiego del nucleo servizi di supporto all’ufficio di Gabinetto, un gruppo tappabuchi che invece potrebbe essere impiegato per affiancare i colleghi nel controllo del territorio». A giorni aprirà una seconda sede delle Volanti, mentre allo studio del Viminale c’è anche l’apertura di nuovi commissariati nelle periferie, soprattutto nelle zone Sud ed Est.