Corriere della Sera, 11 novembre 2019
La Tampon Tax in Germania
In Germania dal primo gennaio 2020 i prodotti per l’igiene intima femminile non saranno più tassati come beni di lusso. L’Iva scenderà dal 19% al 7%. La misura è stata inclusa nella legge tributaria dopo una pressante campagna del movimento femminista che ha lanciato una petizione online e ha pubblicato The Tampon Book, un libro contenente 15 assorbenti interni che è finito sulla scrivania di 100 deputati tedeschi. «Abbiamo cambiato la legge perché tante cittadine ce lo hanno chiesto» ha ammesso il ministro delle Finanze Olag Scholz.
E in Italia? L’anno scorso è nato il movimento social Onde Rosa proprio con l’obiettivo di abbattere la tassa. La sua petizione ha raccolto 225 mila firme, più di quella tedesca. Tuttavia a maggio la Commissione Bilancio ha respinto un emendamento presentato dal Pd che proponeva l’abbassamento dell’Iva dal 22% al 10%. Il motivo? La mancanza di coperture. Ogni anno in Italia vengono vendute 2,6 miliardi di salviette igieniche con una spesa media per donna di 126 euro, l’incasso per lo Stato è di circa 65 milioni di euro l’anno. Una cifra non impossibile da reperire. Soprattutto se si considera che tra i beni considerati essenziali ci sono la birra, il cioccolato, il tartufo e persino gli oggetti di antiquariato.
Nel 2006 una direttiva del Consiglio Europeo ha stabilito che «i prodotti di protezione per l’igiene femminile possono essere assoggettati alle aliquote ridotte». Da allora Francia, Olanda, Belgio e Gran Bretagna hanno diminuito la tassazione mentre l’Irlanda l’ha proprio abolita. E la Spagna ha promesso di seguire l’esempio. Tra i Paesi con l’Iva più alta l’Italia è al sesto posto dopo Ungheria, Danimarca, Croazia, Svezia e Finlandia.
Per le femministe la tampon tax è lo specchio della discriminazione cui sono sottoposte le donne nel mondo. «I prodotti mestruali – dicono – dovrebbero essere distribuiti gratis nei servizi pubblici, proprio come la carta igienica». Come dar loro torto?