Corriere della Sera, 11 novembre 2019
Delinque lo 0,67% dei beneficiari di misure alternative
La gola dell’anziana vittima di un ergastolano quadruplice omicida, in permesso premio di 12 ore dopo 44 anni di carcere su 6o di vita, accende il derby tra sciacalli e anime belle quando invece dovrebbe interpellarli entrambi. L’incidenza statistica di un fallimento come questo è prossima allo zero-virgola, giacché su 55.000 misure di esecuzione di pena alternative al carcere nel 2017 solo lo 0,67% (372 casi) sono state revocate perché i detenuti hanno commesso reati: anche ad aggiungere lo 0,45% (247 casi) di chi non è rientrato in tempo o è scappato, il 2,90% di esito negativo per i magistrati, o altri motivi formali, non si supera il 5,29%. E nello specifico del Tribunale di Sorveglianza di Milano, le revoche in un anno sono 357 su 8.211 misure alternative (4,3%), e sempre poche sono su 6.281 permessi (a fronte di 2.250 rigettati). Ma chi contestualizza le singole tragedie in questo più generale quadro non può trincerarsene, per l’altrettanto ovvia ragione che quello zero-virgola pesa invece quanto tutti i miliardi del mondo per quella persona aggredita, la sua famiglia, i parenti delle precedenti vittime del condannato, per la comunità, nonché per la politica che di carcere si occupi o per sincero afflato o per lucro di reddito elettorale. Anche gli ultrà del «buttare la chiave» devono però fare i conti con quanto incrina le loro certezze: l’accoltellatore è risultato impermeabile a 44 anni, 4 mesi e 8 giorni di tutto-solo carcere, e va a ingrossare il numero (35.222 a fine 2017) di detenuti con già altre condanne alle spalle, addirittura oltre 6.000 con più di 5 precedenti carcerazioni. La difficoltà sta nel fatto che è vero il frastuono dell’albero che cade, ma è vero anche il silenzio della foresta che intanto attorno cresce. Perché «si vede» l’insicurezza dovuta alla gola tagliata dal detenuto di cui sia fallita una prova di graduale libertà; ma «non si vede» – o non si è allenati a vedere, se non nelle snobbate statistiche sulla recidiva di chi sconti la pena tutta in carcere (68%) o invece un po’ anche in qualche misura alternativa (19%) – la maggiore sicurezza dovuta a tutti quei reati che molti più altri detenuti, proprio in forza di riuscite prove di responsabilizzazione, non compiono più quando escono a pena scontata.