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 2019  novembre 11 Lunedì calendario

Biografia di Hassan Rouhani


Hassan Rouhani, nato a Sorkheh, in Iran, il 12 novembre 1948 (71 anni). Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran • Eletto la prima volta nel 2013, la seconda nel 2017 • Spesso considerato un moderato, è il successore di Mahmood Ahmadinejad, che con il programma nucleare e le sue dichiarazioni anti-israeliane si era scontrato con l’Occidente • «Il mio governo ha deciso di evitare gli approcci estremi, cercando piuttosto di stabilire relazioni diplomatiche efficaci e costruttive» • Nel 2015, sotto il suo governo, si è arrivati a un accordo tra Stati Uniti, Germania, Russia, Francia, Cina, Gran Bretagna e Unione Europea, da un lato, e Iran dall’altro per far cessare le sanzioni economiche imposte da Stati Uniti, Nazioni Unite e Unione Europea • «È un diplomatico cortese e molto esperto, deciso ma corretto» (l’ex ministro degli Esteri inglese Jack Straw) • «Lo sceicco della diplomazia» • «Il presidente di un Iran frequentabile» • «Un riformista» • Ma nel 2018 Donald Trump si è ritirato unilateralmente dal patto e allora, nel 2019, anche Teheran se ne è tirata fuori • «Ma chi è Hassan Rouhani? Non di certo un outsider. Esattamente come i suoi predecessori […] Rouhani può vantare solide credenziali rivoluzionarie, che gli hanno assicurato fin dai primi giorni di vita della Repubblica islamica l’accesso alle più alte cariche del complesso sistema istituzionale iraniano» (Annalisa Perteghella, Atlante Geopolitico, 2014) • Esperto di diritto islamico, è membro del clero sciita. Fa parte dell’Assemblea degli 88 Esperti che eleggono la Guida Suprema. Già deputato al parlamento iraniano (dal 1980 al 2000). Già segretario del Consiglio Supremo per la sicurezza Nazionale (dal 1989 al 2005). Già vice-presidente del parlamento iraniano (dal 1992 al 2000) • Già segretario generale del Movimento dei Paesi Non allineati (dal 2013 al 2016) • «Vanta una biografia eclettica e ricchissima […] è stato rivoluzionario, religioso, militare, spione, politico e abilissimo negoziatore. E anche amico fidato e amatissimo dell’ayatollah che inaugurò il potere teocratico che tuttora persiste in Iran, Ruhollah Mustafa Mosavi Khomeini» (Pietro Del Re, la Repubblica, 16/6/2013) • «L’ibrido tra un tecnocrate realista e un misurato campione del risveglio civico. […] Una barba bianca tutt’altro che ieratica e una naturale propensione a dispensare battute e sorrisi. È l’incarnazione del mullah di mondo» (Tatiana Boutourline, Il Foglio, 6/6/2013) • «È spasmodicamente attento: ogni dettaglio della sua immagine è studiato, perfezionato, limato come se la sua vita passasse e ripassasse sotto la lente d’ingrandimento di un correttore di bozze rivoluzionario. […]. Se in Iran ci fosse un premio per la vita esemplare di un grand commis de l’état lo vincerebbe lui che ostenta calma quando trionfa e non si scompone se gli tirano addosso una scarpa o lo sfidano nel bel mezzo di un discorso. È in quei momenti che Rohani si sente più forte: il sopracciglio si inarca, la bocca accenna un sorriso beffardo e il presidente guarda i suoi nemici con l’aria saggia e vagamente arrogante di un professore che ha già visto tutto» (Tatiana Boutourline, Il Foglio, 17/12/2013) • «Se chiedete a un iraniano cosa pensa di lui, vi dirà che è solo l’assistente di qualcun altro» (il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi) • «“Avrei votato per lui. Non è un riformista, ma almeno è il più moderato dei candidati […]. Sono felice, come i miei amici iraniani”. Avrà un potere reale?
“Il vero capo resta la guida suprema Khamenei”» (il disegnatore Mana Neyestani intervistato a Parigi da Stefano Montefiori) • «Se da dietro le sbarre ti chiedono di scegliere tra il secondino che non apre mai la finestra e quello che ti cambia l’aria tutti i giorni, con gioia scegli quest’ultimo» (la scrittrice Azar Nafisi).
Premessa «L’Iran è uno dei paesi con il sistema politico e istituzionale più strano al mondo. […] Non è una dittatura, perché prevede diversi centri di potere, alcuni dei quali elettivi; ma non è nemmeno una democrazia, perché i membri di diverse importanti istituzioni sono nominati e non eletti, e appartengono praticamente in toto allo schieramento politico e religioso più conservatore. L’Iran viene spesso definito una teocrazia islamica, perché così prevede la Costituzione e perché sono i religiosi a fare la politica; ma ci si dimentica che non tutti i politici iraniani sono religiosi. E quindi, cos’è l’Iran?» (Elena Zacchetti, Il Post, 18/5/2017).
Titoli di testa Indossa un turbante bianco, perché quello nero, nella tradizione sciita, possono portarlo solo i discendenti di Maometto.
Vita «È nato in un piccolo villaggio di montagna nel nord del Paese» (Del Re) • «La famiglia della madre vanta importanti legami clericali, il padre Asadollah Fereidoun è un uomo di pochi mezzi che si divide tra un negozio di spezie, il lavoro nei campi e una carpenteria. Dei suoi cinque figli, Hassan è il più studioso: frequenta la scuola coranica, prima localmente e poi a Qom, ma segue anche corsi di inglese, filosofia e matematica. Studia legge all’Università di Teheran, ma nel frattempo è già stato conquistato dalla idee di Khomeini, una passione che condivide con il fratello minore» (Boutourline 12/2013) • Al potere c’è ancora lo Scià, che governa con metodi autoritari • Nel 1964, l’ayatollah Khomeini critica la secolarizzazione dello Stato e viene mandato in esilio • La famiglia di Hassan è molto religiosa, e lui non ha dubbi: già due anni dopo, a 18 anni, va a Nadjaf, in Iraq, dove Khomeini si è rifugiato • «Ha intrapreso gli studi religiosi nel 1960 presso il seminario di Semnan, trasferendosi l’anno successivo in quello di Qom ed accedendo all’università di Teheran nel 1969, dove nel 1972 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza, per poi completare il suo iter di studi alla Caledonian University di Glasgow» (Treccani) • «È nei primi anni della militanza, braccato dalla Savak [la polizia segreta dello Scià, ndr] che Hassan Fereidoun abbandona il suo cognome e diventa “Rohani” (letteralmente: “religioso” o “spirituale”). “Fereidoun è un antico nome persiano tratto dallo Shahnameh (Il libro dei re, il poema epico di Ferdowsi) non so perché i miei antenati lo abbiano scelto”. E infatti se ne disfa senza troppi sentimentalismi. Prende diversi cognomi in considerazione in quegli anni, Islami, Imami e Tashayoei – tutti alludono ad un’affiliazione all’islam – ma alla fine gli amici lo convincono a rimanere “Rohani”. In quegli anni si sposa, ma è spesso all’estero a Londra dove viene anche arrestato per attività rivoluzionarie clandestine e a Parigi alla corte di Khomeini» (Boutourline, 12/2013) • Si lega a un altro oppositore del regime, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani: «Con lui, Rohani militò nella resistenza contro lo scià Reza Pahlavi, fu arrestato e torturato» (Del Re) • Nel 1979, c’è la Rivoluzione, Khomeini torna dall’esilio e dichiara la Repubblica Islamica. Gli studenti catturano ottantatré ostaggi all’ambasciata americana • Hassan ha 31 anni • «Eletto al Parlamento rivoluzionario nel 1980, Rouhani, viso tondo e barba folta, corta e nera – sulle fotografie in bianco e nero – occhiali scuri, con indosso l’abito religioso che non lascerà più, entra nella Commissione difesa» (Louis Imbert e Ghazal Golshiri, Le Monde, 26/1/2016) • «Durante la sanguinosissima guerra contro l’Iraq, dal 1980 al 1988, Rohani assunse il comando dall’aviazione militare. Un ruolo che espletò con onore e devozione, a tal punto che una volta terminato il conflitto fu nominato a capo dei pasdaran, i 120mila guardiani della rivoluzione.
Come Winston Churchill, oltre che un grande militare Rohani è stato uno straordinario negoziatore. Quando si tennero i colloqui segreti tra Stati Uniti e Repubblica islamica nel tentativo di normalizzare i rapporti tra i due Paesi, lui era a capo della delegazione iraniana. Conobbe allora i vertici della diplomazia e dell’intelligence statunitense, con i quali seppe creare e intrattenere rapporti cordiali e costruttivi» (Del Re) • «Foreign Policy lo inserisce tra gli interlocutori di Oliver North ai tempi dello scandalo Iran-Contra e il Washington Institute sottolinea il suo ruolo nelle consultazioni con tedeschi e inglesi ai tempi della fatwa contro Salman Rushdie» • Nel 1989, il suo mentore, Rafsanjani, diventa presidente: «si racconta che i due fossero inseparabili, che incarnassero uno l’alter ego dell’altro» (Del Re) • «All’epoca però, per quanto approfondita fosse la sua conoscenza dei dossier e sincera la sua adesione al progetto khomeinista, Rohani era un insider che conosceva molti segreti, ma non giocava in prima linea» • «Le prime avventure che in Iran lo fanno conoscere al di là della strettissima cerchia dei fedelissimi del nezam (il sistema) non sono materiale a cui chi gestisce le sue pubbliche relazioni attingerebbe volentieri. Nel maggio del ’92 a Mashad scoppiano dei disordini: un quartiere viene raso al suolo per consentire una speculazione edilizia che ha ricevuto un autorevole imprimatur governativo. Negli scontri bruciano delle copie del Corano, e Rouhani, che all’epoca guida il Consiglio superiore per la sicurezza nazionale, richiama un’unità dall’Afghanistan: muoiono 18 persone, 300 finiscono in carcere. [….] Nel luglio del ’99 Teheran è stravolta dalle manifestazioni più imponenti della rivoluzione. Rohani, vicepresidente del Parlamento, invoca la pena di morte contro “tutti i corrotti che hanno dichiarato guerra a Dio”. Geneive Abdo e Jonathan Lyon, corrispondenti in Iran e autori di Answering only to God […] registrano le reazioni sconvolte dei ragazzi mentre scoprono che uno dei loro più inflessibili persecutori è annoverato come un “moderato” solo perché parla inglese e ha familiarità con gli usi occidentali» • Per il ruolo che ricopre, «sarà incaricato di condurre i negoziati con le cancellerie occidentali, nel 2003» (Imbert e Golshiri) • L’Iran – sospettano gli ispettori internazionali – sta cercando di produrre la bomba atomica • Rouhani, all’epoca, «è considerato un dottrinario, un mullah militarizzato» • Il 21 ottobre incontra i ministri degli esteri di Francia, Germania e Inghilterra • «Era il suo primo contatto con rappresentanti occidentali di questo livello. Era estremamente nervoso, teso, parlava moltissimo per occupare la scena» (François Nicoullaud, allora ambasciatore francese in Iran) • Eppure, quel giorno, dopo aver parlato a lungo con la Guida Suprema al telefono decide di sospendere l’arricchimento dell’uranio: «In diciannove mesi di negoziati, i suoi interlocutori scoprirono un carattere gioviale» (Imbert e Golshiri) • «Un carisma naturale, una certa affabilità. […] Conosce i suoi avversari, sa come prenderli» (il diplomatico tedesco Paul von Maltzahn) • «Un negoziatore pragmatico» (la tv americana Nbc) • Rouhani riesce a farsi conoscere dagli occidentali, ma a un certo punto la stampa conservatrice lo bolla come «traditore» e la guida suprema, l’ayatollah Ali Khameini, lo estromette dalle trattative: «troppo morbido» • Nel 2005, il nuovo presidente Ahmadinejad rinnega la aperture di Rouhani e Onu, Stati Uniti e Unione Europea strangolano il Paese con le sanzioni: le entrate derivanti dal petrolio sono dimezzate, ormai si esportano solo un milione di barili al giorno, soprattutto verso Cina e India; il rial, la moneta iraniana, si è svalutata del 50%; l’inflazione è al 37%; la disoccupazione generale è al 12%, quella giovanile al 26%; sotto le due presidenze di Ahmadinejad il prezzo delle case è più che raddoppiato (+220%), idem per gli affitti (+250%); il governo non riesce più a pagare gli stipendi, ed è costretto a mettere mano ai sussidi, e a distribuire direttamente generi alimentari; le imprese falliscono; gli ospedali non hanno più attrezzature: non hanno più anestetici, per dire, e sono costretti a inviare campioni di sangue e urine in Turchia perché nei loro laboratori non riescono più a farlo. I bazar sono semivuote, gli iraniani passano le vacanze a casa. Come se non bastasse, tra 2009 e il 2010, c’è «l’Onda Verde»: decine di migliaia di giovani protestano per le strade del Paese • Per tutto questo tempo, Rouhani è tenuto ai margini del potere: fa il capo di un centro studi nella capitale • «È dopo quella caduta che capisce che è davvero come dice Khomeini: “Dio dà tutte le regole del gioco”, basta saperle usare. Il Rouhani degli ultimi anni è un uomo più prudente: si difende dagli attacchi di Ahmadinejad, tutela il suo rapporto con Khamenei ed evita di prendere posizione durante la tumultuosa estate del 2009» (Boutourline) • Si costruisce una squadra di collaboratori e nel 2013, quando ci sono le elezioni, è pronto. I candidati alla presidenza sono 686, ma il Consiglio dei guardiani, che deve vagliare le candidature, ne ammette solo otto: vengono esclusi sia il braccio destro di Ahmadinejad, sia l’ex presidente Rafsanjani, il vecchio mentore di Rouhani • Lui però c’è: nella campagna elettorale «dosa sapientemente ricette economiche e accenni alla libertà d’espressione […] quando serve, assume un’aria bonaria da uomo della strada come se da tutta la vita si allenasse a fare il candidato. […] Ha scelto slogan molto rooseveltiani: non si può vivere con la paura, dice, non si può governare con la paura – […] e le aperture alla “cultura globale: siamo parte del mondo”» (Tatiana Boutourline, Il Foglio, 6/6/2013) • «Fino al [… ] 2003 Rouhani […] ordina la chiusura di quotidiani, raccomanda l’abbattimento dei satelliti ed emargina gli intellettuali più liberali […] Sembra incredibile che si tratti della stessa persona che in questi mesi ha flirtato con gli studenti, esultato per la riapertura della Casa del cinema e invocato social network per tutti, “perché non ci devono essere muri” – eppure è lui» • Il 14 giugno 2013 Rouhani è eletto presidente al primo turno, con il 50,71% dei voti • «Le sanzioni, apparentemente, hanno funzionato. La severità delle misure adottate dall’Onu e la miope caparbietà di […] Ahmadinejad hanno ridotto alla povertà una delle maggiori potenze economiche del mondo e favorito, infine, l’elezione di Rouhani. Ma il fattore decisivo è stato l’esistenza nel Paese di una società giovanile che ha finalmente ottenuto nelle urne ciò che l’“onda verde” non era riuscita a conquistare nelle manifestazioni del 2009» (Sergio Romano, Corriere della Sera 19/10/2013) • «Già, ma perché dopo averlo allontanato dai negoziati sul nucleare, la Guida suprema ha accettato la sua nomina a presidente dell’Iran? La ragione è una sola: la situazione economica è così drammatica nel Paese da mettere a rischio la sopravvivenza stessa della Repubblica islamica. Per il dopo-Ahmadinejad serviva un uomo diverso, moderato, riformatore ma non troppo, con un ottimo curriculum istituzionale ma senza la ferina aggressività di un Rafsanjani. Serviva soprattutto un uomo di rottura che però non facesse ombra» (Del Re) • «Quali che siano state le trattative nell’ufficio di Khamenei, la vittoria di Rouhani, sorprendente per l’assenza di brogli (almeno evidenti) e per il “fair play” di capi pasdaran e bassiji che pur avevano minacciato Rouhani e il suo entourage, conferma che il Leader Supremo non va sottovalutato. […] ha intrapreso un’analisi spassionata delle minacce che deve contrastare: l’insofferenza popolare, la crisi economica, le sanzioni, i rivoli delle diverse primavere regionali. E ha capito che, tra un altro 2009 a base di delegittimazione interna e un nuovo 1997, con un presidente “moderato” che cita Jacques Chirac piuttosto che Hugo Chávez, valeva la pena scegliere il secondo, tornare indietro insomma, per andare avanti» (Boutorline).
Epilogo «Alla fine di settembre, Hassan Rouhani ha parlato per telefono con Barack Obama: era la prima volta da trentaquattro anni che i presidenti di Iran e Stati Uniti comunicavano direttamente fra loro» (Moises Naim, la Repubblica) • Poi, nel 2015, dopo un decennio dall’inizio dell’embargo e dopo venti mesi di negoziati, le sanzioni vengono finalmente levate.
Vita privata Sposato con una cugina, Sahebeh Arabi, casalinga, con un matrimonio combinato quando lui aveva vent’anni e lei quattordici: «Mio padre insisteva, mia madre pure e io non fui restio» • «Nell’unica foto che circola sui media iraniani il suo volto è seminascosto da un chador nero» (Boutorline) • Cinque figli, di cui uno morto in circostanze misteriose nel 1992 (una versione dice che si sia suicidato in seguito a una delusione amorosa, un’altra che sia stato ucciso in una casa di campagna): «“Ha commesso un grave peccato”: sono le uniche parole che i giornali attribuiscono al presidente a proposito della morte del figlio» (Boutourline 12/2013).
Riformista? «L’immagine di Khatami ieri, e di Rohani oggi, come di politici ostili all’impianto della Repubblica Islamica, è da rifiutarsi nel modo più netto e categorico. Questa immagine riflette purtroppo il limite della capacità interpretativa della comunità internazionale e di buona parte della diaspora iraniana, confondendo i desiderata con la realtà politica locale. […] è ostile alla visione retrograda o radicale del governo islamico, ma non certo alla sua esistenza. Ha militato a lungo e attivamente per costruire il paese che ora è chiamato a presiedere; non bisogna incorrere nell’errore di considerare un riformista come un nemico dell’impianto istituzionale della Repubblica Islamica» (Limes 17/06/2013) «Con Rouhani presidente non ci sono stati miglioramenti su diritti umani, numero di esecuzioni, torture, carcere, corruzione» (Azar Nafisi).
Colpo di scena Donald Trump nel 2018 si sfila unilateralmente dall’accordo sul nucleare, ripristina le sanzioni: «Non avremmo mai dovuto firmare» • «Ma anche l’Iran ha fatto la sua parte, infrangendo l’accordo per spingere gli europei a reagire. Questa strategia non ha funzionato, e adesso l’Iran è esposto alle conseguenze delle sue infrazioni» (Pierre Haski, France Inter, 7/11/2019) • L’Iran, inoltre, continua a fiancheggiare milizie sciite nel Medio Oriente, in diretta opposizione degli alleati degli americani • «If Iran wants to fight, that will be the official end of Iran. Never threaten the United States again! Se l’Iran vuole combattere, sarà la fine ufficiale dell’Iran. Che ci provino a minacciare di nuovo gli Stati Uniti» (Donald Trump su Twitter, 19/5/2019) • «La Casa Bianca è afflitta da ritardo mentale» (Rouhani, 24/6/2019)
Curiosità «Parla cinque lingue: oltre al persiano anche l’inglese, il tedesco, il francese, il russo e l’arabo» (Il Post) • Secondo un suo portavoce storico «non gli piacciono le vacanze lunghe, legge e studia per rilassarsi, ha un ottimo senso dell’umorismo» (Boutourline) • Dice che quello israeliano è un governo usurpatore e guerrafondaio, ma non nega l’Olocausto • Ha scritto libri, saggi e articoli accademici • Suo fratello maggiore Hossein, suo stretto collaboratore («gli occhi e le orecchie» di Rouhani), è stato condannato nel 2019 a cinque anni di carcere per corruzione.
Titoli di coda «Dove, al mondo, troverete un paese con elezioni più libere che in Iran?» (l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema, che porta un turbante nero).