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 2019  novembre 04 Lunedì calendario

QUANDO UNA MORTE SALVA UNA VITA – MELANIA RIZZOLI SPIEGA COME FUNZIONANO LA DONAZIONE E L’ESPIANTO DEGLI ORGANI, COME QUELLO DECISO DAI GENITORI DI LUCA SACCHI: ''OTTENUTO IL CONSENSO, VIENE ATTIVATA UNA GIGANTESCA CATENA ORGANIZZATIVA, IL PAZIENTE-DONATORE VIENE PORTATO IN SALA OPERATORIA, PREPARATO ED ANESTETIZZATO PER IL PRELIEVO” – A LUCA SONO STATI ESPIANTATI TUTTI GLI ORGANI TRANNE IL CUORE, PERCHÉ ESSENDO UNO SPORTIVO… -

Gli organi di Luca Sacchi, il ragazzo ucciso con un colpo di pistola alla testa una tragica sera a Roma, sono stati donati dopo che i genitori hanno acconsentito all' espianto, una decisione presa in pochi minuti, nel momento più drammatico e doloroso della loro vita, mentre si trovavano in un reparto di rianimazione di fronte al letto dove giaceva il loro figlio, intubato ed attaccato ai monitor, ancora vivo ma ormai incosciente, con il cervello spappolato da un proiettile in modo irreparabile, quel figlio che avevano baciato e abbracciato poche ore prima, sano e sorridente, quando ha varcato per l' ultima volta la porta di casa senza farvi più ritorno.

La morbosità mediatica su questo tragico fatto di cronaca ha puntato i riflettori sulle cause, le dinamiche e i protagonisti del delitto, senza evidenziare in alcun modo un grande atto di generosità, il nobile gesto di un padre ed una madre, i quali, mentre veniva comunicata loro la morte cerebrale di Luca e cancellata brutalmente qualsiasi speranza di vita, hanno firmato in lacrime il consenso all' espianto.

Ma quando e come viene richiesta dai medici la donazione di organi di una persona in agonia? Al momento attuale, in assenza di espressione della volontà del defunto, sia scritta che orale, di norma viene effettuato un colloquio con i familiari per informarli sulla possibilità di tale procedura, i quali possono, eventualmente, opporsi al prelievo, e sono tuttora molti i dinieghi, perché quel figlio o quella persona amata giace incosciente in un coma irreversibile, è intubato e respira solo grazie ad un macchinario automatico, ma il suo cuore batte ancora, e l' elettrocardiogramma sul monitor registra i suoi battiti vitali amplificando drammaticamente il ritmo dei bip sonori, l' unico soffio di vita che si ascolta in quelle stanze.

IL COLLEGIO Tutti i pazienti candidati all' espianto sono infatti ancora vivi dal punto di vista cardiaco, ma in una condizione di «morte encefalica», detta impropriamente «morte cerebrale» dal termine britannico «brain death», accertata da un collegio di 3 specialisti, un medico legale anatomopatologo, un anestesista-rianimatore ed un neurofisiopatologo, i quali verificano e certificano, almeno due volte in un periodo di sei ore, il decesso di quel paziente, considerandolo defunto esclusivamente in base alla morte del suo cervello, indipendentemente dalle funzioni residue di qualsiasi altro organo che mostra ancora segni di vitalità.

Quel paziente infatti, è scientificamente destinato all' arresto cardiaco entro le 24/36 ore, e dal quel momento i suoi preziosi organi non saranno più utilizzabili in quanto non più perfusi ed ossigenati, quindi considerati deteriorati e irrecuperabili. L' accertamento della morte cerebrale viene certificato in tutti i soggetti caduti accidentalmente nel sonno eterno, quando cioè si verifica strumentalmente e clinicamente che il loro cervello è perduto per sempre, ha cessato irreversibilmente tutte le sue funzioni, è considerato defunto insieme al suo proprietario, ed anche se viene mantenuta la ventilazione meccanica e il cuore continua a battere per alcune ore, tale morte cerebrale in medicina corrisponde quindi alla morte dell' individuo e a quella fisica imminente e definitiva.

Una morte che però non va assolutamente confusa, e non ha nulla a che fare, né con lo stato di coma, né tantomeno con lo stato vegetativo, due condizioni gravi e patologiche di incoscienza profonda, relative però ad un paziente considerato dalla scienza ancora vivo, con attività cerebrale se pur residua ma presente, e quindi con ipotetiche possibilità di recupero.

Nel caso della morte cerebrale invece, non esiste più alcuna speranza di ripresa, l' elettroencefalogramma risulta piatto da ore, senza alcun segno di attività elettrica o neuronale, il paziente non risponde più ad alcuno stimolo sensitivo, motorio e doloroso, anche se i supporti rianimatori vengono tuttavia mantenuti, e vengono proseguiti per i casi di eventuale donazione, al solo scopo di preservare gli organi ben ossigenati ed irrorati ai fini di un possibile trapianto.

LA CATENA Una volta ottenuto il consenso, viene immediatamente attivata una gigantesca catena organizzativa, il paziente donatore viene portato in sala operatoria, preparato ed anestetizzato per l' intervento di prelievo di organi (fino a una decina di anni fa per la procedura di espianto non veniva nemmeno eseguita l' anestesia, tanto si era sicuri che il soggetto fosse morto cerebralmente ed incapace di avvertire qualunque sensazione, mentre oggi la si induce per legge) e gli organi prelevati vengono raffreddati e posti con cura nelle condizioni ottimali per il trasporto ed il successivo e veloce impianto nel fortunato paziente ricevente biocompatibile.

Quasi tutti gli organi possono essere trapiantati (rene, fegato, cuore, polmone, pancreas, intestino, tranne il cervello e gli organi riproduttivi), i tessuti ( cornee, osso, cartilagini, valvole cardiache, vasi sanguigni, midollo osseo e cute) e finanche interi complessi (mani o piedi).

Va segnalato purtroppo che il numero degli organi necessari per i trapianti è quasi sempre insufficiente a coprire le lunghe liste di attesa, per cui la mortalità di questi pazienti, gravemente ammalati, e la cui vita dipende tragicamente dalla morte di un altro, è sempre elevata, mentre con una sola donazione avrebbero la possibilità di guarire e di riprendere una vita normale.

Gli organi donati sono assegnati in base a rigide condizioni di lista, di urgenza, di compatibilità clinica ed immunologica, un donatore unico può dare speranza di vita ad oltre sette soggetti, ed oggi i casi di rigetto sono sempre più rari e controllabili con la terapia farmacologica. In Italia i costi di qualunque trapianto sono totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, poiché la donazione è, per legge, gratuita.

Per ogni singolo trapianto vengono impiegate ed attivate oltre 60 persone, tra espianto, trasporto, assistenza, esami e impianto, e tutti i donatori sono persone che muoiono in ospedale, ricoverate in morte encefalica nei reparti di rianimazione per lesioni irreversibili del cervello, causate da ictus, emorragie, traumi cranici o prolungate anossie cerebrali, il loro stato di salute è valutato scrupolosamente con specifiche indagini dai medici per escludere patologie ed evitare infezioni trasmissibili, e non esistono limiti di età per donare, poiché anche quella avanzata non pregiudica necessariamente l' utilizzo di organi e tessuti per il trapianto, mentre per i minori di anni 18 è necessario il consenso espresso di entrambi i genitori. La legge attuale inoltre, garantisce l' anonimato perpetuo sia del donatore che del ricevente.

DRAMMATICA NOTTE A Luca Sacchi sono stati espiantati tutti gli organi, tutti reimpiantati in quella stessa drammatica notte fino all' alba in molte sale operatorie di diverse località, tranne il suo cuore, perché essendo lui uno sportivo abituale, il suo muscolo cardiaco aveva i ventricoli troppo grossi e con pareti ispessite da renderlo incompatibile per la procedura di innesto nel petto di un altro.

Quindi quel cuore resterà sempre con lui, e Luca sarà ricordato e ringraziato non solo dai sette/otto pazienti che hanno ricevuto il suo dono inaspettato e improvviso in una notte qualunque di fine ottobre, e che grazie a lui sono tornati a vivere e sorridere, ma da migliaia di persone che hanno seguito la sua sfortunata vicenda ed ascoltato la conferenza stampa rilasciata da suo padre, il quale, pur nella disperazione della perdita, ha rivelato tra le lacrime di aver acconsentito, insieme alla moglie, annichiliti dal dolore, all' espianto degli organi dal corpo del figlio, mentre era ancora a cuore battente.

Un gesto generoso, coraggioso, consapevole ed altruista, offerto senza alcuna esitazione, una scelta dettata spesso dalla speranza che un pezzo di quel figlio possa continuare a vivere nel corpo di un altro, un esempio come ce ne sono molti in Italia ogni giorno, che non arrivano alle cronache, che non fanno notizia, che straziano l' anima di intere famiglie, e che meritano ammirazione e plauso, poiché rendono, pur nel dolore, una morte da inutile ad utile per gli altri, quegli altri che sono poi persone sconosciute e moribonde, che il destino quel giorno ha messo tragicamente sulla loro strada per farli incontrare e unire in modo indissolubile, strappando in extremis quel residuo alito di vita, arrivato come un dono del cielo da un corpo precipitato accidentalmente nell' abisso della morte cerebrale.

Ps: questo articolo è dedicato a Riccardo Galbiati, un ragazzo lombardo morto a 16 anni per un infarto nel 2017 mentre era su una pista da sci all' Aprica, e a suo padre Marco, che ha permesso e voluto la donazione dei suoi organi, che da allora pubblicizza questa procedura, e lotta per conoscere le persone che hanno ricevuto gli organi del figlio, anche se le norme in vigore lo vietano. La sua storia è raccontata in un libro «Il tuo cuore la mia stella», edito da Mondadori.