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 2019  novembre 04 Lunedì calendario

Arabia Saudita: le riforme non fermano la repressione

Attivisti, religiosi e critici del principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, continuano a essere detenuti arbitrariamente a più di un anno dall’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

L’allarme arriva dalla ong Human Rights Watch, secondo la quale il governo di Riad porta sì avanti una serie di riforme benviste in occidente, ma viola contemporaneamente in maniera sistematica diritti civili fondamentali.

Il tentativo di bin Salman di aprire la società saudita al mondo fa parte di un piano più ampio che punta a diversificare l’economia nazionale (pericolosamente dipendente dal petrolio) anche e soprattutto grazie a potenziali investimenti stranieri.

Da quando ha conquistato la leadership nel 2015, il futuro re e guida de facto del Paese ha fatto passare riforme che permettono alle donne di guidare e di viaggiare senza l’accompagnamento di un uomo, ha promosso la diffusione di cinema e teatri e una generale liberalizzazione dei consumi.

«GLI ABUSI DIETRO LA FACCIATA» Ma, secondo Hrw, queste riforme nascondono una «realtà più oscura» fatta anche di arresti di massa di attiviste per i diritti delle donne, alcune delle quali abusate sessualmente e vittime di torture. Riad ha negato maltrattamenti sulle prigioniere.

DALL’OMICIDIO KHASSHOGGI 30 ARRESTI ARBITRARI Nel 2019 circa 20 persone sono state arrestate arbitrariamente, un numero che sale a 30 se si conta il lasso di tempo che va dall’omicidio Khasshoggi, nell’ottobre 2018. «Re Salman e suo figlio dovrebbero introdurre nuove riforme volte a garantire che i cittadini sauditi godano dei diritti umani fondamentali, comprese le libertà di espressione, associazione e assemblea, nonché un sistema giudiziario indipendente», è la richiesta di Hrw.