ItaliaOggi, 2 novembre 2019
Tedeschi in balìa dei clan arabi
La mafia? Appartiene al passato. Il massacro di Duisburg, sei morti al ristorante Da Bruno, avvenne 12 anni fa, nell’agosto del 2007. Rosario Livatino, il giudice bambino, fu assassinato nel lontano 1990 da due killer partiti dalla Ruhr. Il sistema era chiamato fly and kill, vola e uccidi. Partenza con il primo aereo, ritorno alla sera, per apparire puntuali nel ristorante in cui lavoravano. La Germania, dove i controlli della polizia non sono asfissianti, e dove è facile confondersi con la numerosa comunità italiana, offriva un rifugio comodo agli afifliati della mafia e della camorra.Anni fa, a Berlino, partì il movimento Mafia? Nein danke. Un giovane fuori di testa aveva chiesto 500 euro di pizzo a una ventina di nostri ristoratori. Arrestato al primo appuntamento. Il capo della polizia berlinese si affannò invano a dichiarare che la mafia italiana non era affatto una minaccia nella sua città. La mafia oggi è attiva in Germania a ben altro livello. Subito dopo la caduta del muro investì miliardi di lire nella ex Ddr. E oggi i mafiosi sono in giacca e cravatta al lavoro a Francoforte, la capitale finanziaria, abili nel riciclare il denaro sporco. Basta un passaggio e torna candido. «Nelle città tedesche agiscono le bande delle grandi famiglie arabe», ha denunciato Stern. La Germania ha trascurato a lungo il problema, un errore di valutazione, ma anche una conseguenza del politically correct: per paura di venire accusati di razzismo, si è lasciato agire. Ulla Jelpke, deputata della Linke è arrivata a denunciare le azioni contro i clan arabi come una forma di razzismo.
Le espulsioni degli elementi pericolosi è difficile, a volte impossibile. Dopo un paio d’anni, si è riuscito a rimandare in Libano un capo clan di Brema, conosciuto dalla polizia da oltre 13 anni, ma a Beirut lo hanno rimesso subito in libertà. Si prevede che a giorni riuscirà a ritornare in Germania.
I clan sono attivi non solo nel traffico di droga o nello sfruttamento della prostituzione. Nel maggio scorso, a Berlino è stato rubato un quadro di valore (oltre 80 mila euro) in una scuola. I responsabili sono stati individuati con facilità. Il furto era opera della «Familie R.», come viene indicato il clan attivo nel quartiere di Neuekölln. Una bagatella in confronto al furto nel marzo del 2017 al Bode Museum, della Maple Leaf, una moneta d’oro d’oltre 100 chili, valore 3 milioni e 750 mila euro. Non è mai stata ritrovata, probabilmente è stata fusa, e rivenduta a lingotti. È stato arrestato il probabile capobanda, sempre appartenente a un clan della capitale.
L’agosto dell’anno scorso a Berlino è stata compiuta un’azione a largo raggio perquisendo decine di abitazioni: è stata recuperata refurtiva per nove milioni di euro. Sono stati sequestrati 76 alloggi, comprati con il provento di attività illecite, che ammonterebbero a 28 milioni di euro, seguendo l’esempio di quanto si fa in Italia con le proprietà della mafia. I clan preferiscono investimenti sicuri, nell’immobiliare, rilevando negozi e ristoranti.
I membri delle diverse bande su tutto il territorio sarebbero tra i 4 e 5 mila, oltre che nella capitale attive nella Ruhr, in Nord Renania Westfalia, e nella zona di Brema. A Berlino, il clan più temuto è quello guidato da Abou Chaker, amico del rapper Bushido. Contro di lui sono aperti una trentina di procedimenti. Abou è giunto dal Libano una trentina d’anni fa, poco prima della caduta del muro, sviluppando quasi industurbato le sue attività. Altrettanto temuto il Rammo Clan, che comprende oltre 500 membri. Le varie bande si dividono le attività e le zone di competenza, evitando di entrare in concorrenza tra loro, anzi agendo a volte di comune accordo. Secondo la Bka, la polizia federale, l’anno scorso il Rammo Clan sarebbe stato responsabile di 1146 azioni criminose, dai furti, alle rapine, allo sfruttamento della prostituzione, e allo spaccio. Un altro clan a Brema, il Miris, avrebbe circa 2 mila affiliati.
In Nord Renania Westfalia i clan sono più piccoli, ma numerosi, esattamente 104 con 6.449 affiliati, che controllano le diverse città della Ruhr. La centrale sarebbe a Essen, dove le bande turche sono attive insieme con gli arabi. Il clan più pericolso sarebbe quello della famiglia Al-Zein, con collegamenti con Berlino e Duisburg.