4 novembre 2019
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Biografia di Gaetano Riina
Gaetano Riina, detto «Zio Tano», nato a Corleone il 5 novembre 1933 (86 anni). Mafioso • «Fratello del defunto boss di Cosa Nostra Totò Riina» (Federica Cravero, la Repubblica, 13/9/2019) • «Il fratello del capo dei capi» • «Considerato il cassiere dei corleonesi» • «Davanti al caffè Excelsior fa salotto […] In giacchetta piuttosto striminzita, largo sulle gambe. Taglia bassa, come Totò, detto appunto “‘u curtu”. Però lo vedono tutti, più che se fosse alto due metri e passa. In diversi gli danno la mano. Un giovanotto lo bacia e abbraccia. Lo bacia sulle guance. Per via dell’altezza, sembra inginocchiato» (Vittorio Monti, inviato a Corleone, Corriere della Sera, 25/1/1993) • «“Se c’è un fiore, c’è un fiore per tutti”, andava ripetendo [...] ai giovani mafiosi che cercavano di accaparrarsi i soldi delle estorsioni. [….] Bastava il cognome ad aprirgli le porte dei summit fra Corleone e Trapani, anche al cospetto degli emissari dell’ultimo latitante, Matteo Messina Denaro [...] era ormai di fatto il consigliere anziano della famiglia di Corleone. Anche se faceva di tutto per non atteggiarsi a capomafia e fingeva di essere ancora un tranquillo pensionato con casa sul lungomare di Mazara del Vallo» (Salvo Palazzolo, la Repubblica, 2/7/2011) • Arrestato nel 2011 con l’accusa di aver sostituito Totò dopo la di lui carcerazione nel 1993. Condannato a quattordici anni complessivi per estorsione e associazione mafiosa dalle corti d’appello di Palermo e Napoli • «Detenuto nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino […] Il fine pena è fissato al 2024 o al 2021, se venisse concessa la liberazione anticipata» (Cravero) • «Con Totò ci capiamo con uno sguardo» • «Quelli che indagano, quaquaraquà sono» (da un’intercettazione).
Titoli di testa «Trovarsi un cronista fra i piedi è quasi sempre una gran scocciatura. Figuriamoci quando si ha fretta. Potrebbe accettare solo una persona molto incline alle chiacchiere. Invece i Riina sono più portati per i fatti. Almeno una parola, non potrebbe? Il signor Gaetano fa un gesto con la mano. Esistono persone che hanno il bene di farsi capire anche stando zitte. Gaetano Riina è una di queste. Ha fretta di mettersi a tavola, con tutta la famiglia» (Monti).
Vita «Si presenta a Palazzo di giustizia, dove sono schierati i drappelli in alta uniforme per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Basso, tarchiato, un giornale sotto il braccio con la notizia dell’arresto del capo della mafia. A quella foto lui assomiglia come una goccia d’acqua. Si chiama Gaetano Riina, è il fratello di Totò “u curtu”, e magistrati e poliziotti se lo trovano davanti il giorno dopo la cattura del super boss. Che ci fa qui, proprio oggi, proprio mentre il procuratore generale Passantino sta leggendo la sua relazione? Si girano telecamere, microfoni, flash. Lui prima nega, “non so chi sia questo Riina”, poi cerca di tagliare la corda e alla fine la risposta è questa: “Giornalisti, siete come gli avvoltoi, peggio degli avvoltoi. Mio fratello è un galantuomo, un signore. Lasciatemi in pace...” […] si fa largo a spintoni, strappa i microfoni, mostra i pugni e ripete: “Mio fratello è un galantuomo e voi fate schifo. Stronzi. Nessun magistrato gli ha mai contestato niente...”. Le domande partono a raffica: da quando non vede suo fratello? perché è venuto qui? è stato convocato dai giudici? “Da almeno trent’anni non vedo più Totò... andate via, alla larga, o vi tiro dietro qualcosa...”. Dieci minuti irreali, uno show di insulti nei corridoi del Palazzo» (Umberto Rosso, la Repubblica, 17/1/1993) • «Giù al piano terra, Gaetano Riina si scaglia contro un fotografo che è il doppio di lui. Cerca di agguantarlo, placcarlo, stenderlo. Lui e la sua fottutissima macchina fotografica con il flash. Gli riesce solo a metà. Se ne va imbestialito» (Andrea Purgatori, Corriere della Sera, 17/1/1993) • Gaetano, ha 59 anni, fa l’agricoltore. Ha precedenti per traffico di stupefacenti e associazione mafiosa. «Nel 1985 il giudice Alberto Giacomelli, assassinato tre anni dopo su ordine della mafia locale, applicò la sorveglianza speciale a Gaetano Riina e gli confiscò i beni. E questo, secondo il pentito Sinacori, decise la sua condanna a morte» (Alessandra Ziniti, 2/7/2011) Dicono sia andato fino a Palermo per fare visita al fratello, non sapeva che Totò, dopo un quarto di secolo di latitanza, è in regime di isolamento • Alla fine, qualche settimana dopo, riesce a portargli «biancheria pulita, camicie fresche di bucato e un paio di giacche» (Corriere della Sera, 23/1/1993) • Gaetano abita a Mazara del Vallo con la moglie e la figlia. Fa avanti e indietro con Palermo, dove va a parlare con l’avvocato Nino Fileccia, il penalista che da una vita difende i Riina • «La sua ossessione è stata sempre quella di nascondere la ricchezza della famiglia. Per lui era un tormento pensare che qualcuno potesse immaginare che in casa sua fossero nascosti tesori, soldi, gioielli. Era una maledizione quella dei “piccioli”, che lo straziava, che lo faceva vivere malamente. E proprio per questo si ostinava a viaggiare su una vecchia Golf tutta sgangherata, ruggine sulla carrozzeria, il motore che buttava fumo e perdeva olio, il parabrezza sfregiato. Così, a modo suo, faceva capire a tutti che lui e gli altri Riina campavano umilmente nonostante il fratello […] fosse considerato il capo dei capi di Cosa Nostra. Mai esibire averi. Glielo diceva sempre suo fratello. Fu proprio per colpa di quella Golf da rottamare che, un giorno, abbiamo conosciuto Tano Riina. Era rimasto in panne sul rettilineo dopo il casino di caccia della Ficuzza, uno stradone senza un albero prima degli ultimi tornanti che si arrampicano verso Corleone. Pioveva, faceva freddo. […] L’anno era il 1993, il mese marzo. Salì sulla nostra auto dopo avere caricato una valigia piena di carte (una dozzina di ordinanze di custodia cautelare firmate contro il fratello, accusato di un centinaio di omicidi e una decina di stragi) e dopo averci riconosciuto - “Giornalisti e pentiti a noialtri ci hanno rovinato” - senza dire né grazie né prego ha approfittato del nostro passaggio con la bocca cucita. Quindici minuti di silenzio cupo fino al bastione sotto vicolo Scorsone, dove al civico 24 abitava la cognata Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina. […] Nei giorni e nelle settimane successive ci siamo rivisti quattro o cinque volte. Sulla piazza di Corleone. Incontri surreali. Dialoghi fatti di sguardi, di cenni e di silenzi. Una parlata contorta, faticosa. Ogni tanto, una frase lasciata in sospeso da lui, una pausa e poi un’altra mezza parola, un altro messaggio da decifrare. […] Incontro dopo incontro Gaetano Riina diceva qualcosa in più - per esempio sul padre Giovanni, che faceva il contadino e che era morto mentre cercava di disinnescare una bomba americana ritrovata nei campi - fino a quando un pomeriggio, mentre eravamo sempre sulla piazza di Corleone, davanti a noi cominciarono ad apparire decine di auto della polizia e dei carabinieri. Era in corso un’operazione antimafia, stavano cercando latitanti» (Salvo Palazzolo, la Repubblica, 2/7/2011) • «Questi qui ce li ha portati Buscetta […] Tommaso Buscetta ha viaggiato troppo. È andato in Continente, a Milano e a Torino. È andato a New York. E poi è andato anche in Brasile. Vitti ù munnu e ci scattiò ù cerveddu. Ha visto il mondo e gli è scoppiato il cervello» • «Mio fratello è solo una povera vittima, perché la politica l’ha voluto distruggere» • Il nuovo boss dei corleonesi diventa lui • «Non aveva da difendere solo un cognome. Discuteva animatamente con i giovani mafiosi anche per custodire i confini stabiliti [...] dal fratello. Così ribadì ai rampanti di San Giuseppe Jato, che volevano addirittura erodere un pezzo di territorio a Corleone, e acquisire il diritto a riscuotere il pizzo: “Con queste teste moderne non si ci parla. Ho detto che il confine è in quell’albero, e rimane tale. Io vedo più lontano di voi”» (Palazzolo) • Continua a chiedere il pizzo • Stipula un’alleanza con il clan dei casalesi per il trasporto di frutta e verdura da e per la Sicilia e il controllo dei mercati ortofrutticoli. Controlla le colture, i braccianti, la logistica, la merce, i prezzi all’ingrosso e quelli al dettaglio • «Hanno deciso di investire e appropriarsi di comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano colpendo il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta. Il risultato è la moltiplicazione dei prezzi, che per l’ortofrutta arrivano a triplicare nel passaggio dal campo alla tavola» (la denuncia della Coldiretti) • Riesce persino a ottenere i fondi europei per lo sviluppo rurale, che pure non potrebbero andare a chi è sottoposto a sorveglianza speciale o a chi sia stato condannato per mafia: «Per ben sette anni dal 1997 al 2004 […] il fratello di Totò Riina aveva presentato regolare domanda, “omettendo peraltro di produrre la certificazione antimafia”, e l’agenzia che dipende dal ministero delle Politiche agricole aveva pagato. Senza evidentemente battere ciglio» (Sergio Rizzo, Corriere della Sera, 19/11/2012) • Ricicla denaro straniero, anche valuta coreana • «Se a Corleone lo zio Tano aveva il suo bel da fare nel proteggere le spalle ai suoi due nipoti, Giuseppe Grizzaffi e Alessandro Correnti, che faticavano non poco a mantenere il controllo della situazione e riuscivano a scontentare tutti […] a Mazara del Vallo, dove viveva, Gaetano Riina gli affari se li faceva da solo, senza spartire i proventi con i suoi familiari come invece avveniva per le estorsioni nel territorio di Corleone. Accettava ogni tipo di affare Gaetano Riina […] Il suo ruolo di capomafia, […] lo svolgeva anche facendo da “arbitro” nelle più banali contese di paese […] Chiamato a dirimere una contesa su un contratto di affitto, ad esempio, Riina decise unilateralmente che l’appartamento dovesse essere concesso all’affittuario a tempo indeterminato dietro pagamento solo delle tasse che il proprietario era tenuto a pagare in relazione al contratto d’affitto. Allo stesso modo Gaetano Riina risolse in un batter d’occhio il problema della signora Maria che gli chiese di convincere la figlia e il genero a desistere dal pignorarle la casa per un prestito di 15mila euro che la donna non era riuscita a restituire. Detto fatto: la stessa sera i tre contendenti erano tutti a casa di Tano Riina che spiegava loro come poco tempo prima aveva “restituito” all’originario proprietario una casa pignorata e messa in vendita semplicemente facendo ritirare la proposta del migliore offerente» (Alessandra Ziniti) • Gaetano viaggia spesso: va in Calabria, a Corleone, a Bagheria. Vuole controllare i suoi affari. Ed è durante uno di questi viaggi che i carabinieri, intercettandolo con delle microspie, trovano le prove per arrestarlo • Le manette scattano il primo di luglio 2011. Con lui, sono arrestati anche Correnti e Grizzaffi, i nipoti di Corleone.
La giustizia «In perfetto stile Cosa nostra il boss Gaetano Riina si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip. Ha fatto scena muta ed è ritornato in cella. [… ] Stamattina il procuratore Francesco Messineo preparerà la bozza della richiesta per il 41 bis da inviare al ministro di giustizia» (Romina Marceca, la Repubblica, 6/7/2011) • Nel gennaio 2012 il Tribunale del Riesame annulla la sentenza di custodia cautelare • Il gip Pasqualina Paola Lavanio ha fatto copia e incolla della richiesta del pm • «Il gip, senza aver fatto in alcun modo espresso riferimento alle argomentazioni svolte dal pm nella relativa richiesta, riporta fedelmente il contenuto della stessa, capoverso per capoverso, mantenendo l’utilizzo delle espressioni “presente richiesta di misura cautelare”, “questo pm” invece di “questo gip” […] Il gip non ha realmente preso cognizione del contenuto delle ragioni esposte nella richiesta del pm. La totale assenza di motivazione autonoma è indiscutibile» [ordinanza del Riesame] • Il caso fa scalpore, ma le accuse a Gaetano sono talmente tante che non torna libero e alla fine viene comunque condannato • Nel 2019, ormai ha 85 anni. Soffre di artrosi diffusa, ipertensione arteriosa, grave cardiopatia e insufficienza renale e chiede di essere messo ai domiciliari • «Gaetano Riina sta male e le sue condizioni di salute sono incompatibili con il regime carcerario. Paga il fatto di essere il fratello di Totò, ma continuerà a esserlo anche da morto» (l’avvocato Wilmer Perga) • Ma data la «natura particolarmente offensiva dei reati commessi» e il «ruolo apicale» ricoperto «all’interno del contesto mafioso», il Tribunale di sorveglianza non glieli concede • Ad aprile 2018, i carabinieri del Ros e quelli del comando provinciale di Trapani gli sequestrano «un appartamento da dieci vani — intestato alla figlia Maria Concetta — e sette tra conti correnti e polizze assicurative, per un valore complessivo di 600 mila euro» (Giovanni Falconeri, Corriere della Sera, 25/1/2019)
Curiosità «L’agricoltura è terreno fertile per le mafie. E non da oggi, se è vero che le prime forme organizzate di criminalità sono nate attorno al fenomeno del latifondismo. A Napoli, fino agli anni Cinquanta, il camorrista si chiamava il “presidente dei prezzi” perché si occupava di fissare il costo di vendita delle derrate di frutta e ortaggi nel mercato di Poggioreale» (Simone Di Meo e Maurizio Gallo, Il Tempo 9/1/2014)
Titoli di coda «Giornalisti e pentiti rovinano la gente».