la Repubblica, 4 novembre 2019
Ritratto di Gigi Marzullo
Davanti a certi quesiti capita di restare ipnotizzati. Gigi Marzullo ha passato la vita a fare domande, con tono suadente e l’aria di chi si aspetta di trovare nella risposta una pepita. Da qualche anno, seduto al tavolo di Fabio Fazio a Che tempo che fa, visto lo sguardo smarrito di molti ospiti, Nino Frassica si è inventato “il libro delle risposte”. Lo apre e ne dà una a caso. L’effetto è esilarante. Come è spiazzante leggere di seguito gli interrogativi che Gigi Marzullo ha raccolto nel nuovo libro Non ho capito la domanda – 365 dubbi e rovelli per tutto l’anno (RaiLibri). “La vita è un sogno o si sogni aiutano a vivere meglio?”, era un gioco da ragazzi. «Il libro è frutto dei quattro anni di domande da Fabio Fazio» racconta il giornalista, 66 anni, «ce ne sono alcune che sembrano semplici ma altre sono complesse. Guardi, senza scherzi, l’ho regalato a una mia amica per il compleanno, e al ristorante è diventato un gioco: aprendolo a caso ha cominciato fare domande e gli ospiti provavano a rispondere».
"Meglio essere uno spettacolo di uomo o un uomo di spettacolo?”; “Si è più pronti ad amare quando si fanno meno domande sull’amore o quando si chiedono meno risposte all’amore?”; “È più normale che non è normale che sia normale o è più anormale che tutto sia normale?”. «Io leggo, leggo molto, e rubo qua è là» racconta Marzullo «i quesiti nascono così, a volte da testi seri. A Fazio l’idea è piaciuta molta e al tavolo, con gli ospiti, è nato il tormentone delle domande». Va detto, ci sono ospiti – scrittori, cantanti, attori, scienziati – che restano raggelati, altri scoppiano a ridere; così Frassica si è inventato il librone con le risposte. «Infatti il mio libro nasce come risposta al suo, che è scherzoso. In questi anni portavo con me tanti foglietti tipo pizzini con le domande», spiega Marzullo, «ho lavorato tre mesi al computer e li ho messi tutti insieme. Però non è vero che la gente fa scena muta, alcuni rispondono seri e poi Fazio ci gioca, non prepariamo niente». Ieri a prestarsi al gioco è stato Teo Teocoli nei panni di Caccamo. Anche Marzullo è stato bambino. «Facevo domande, oggi le faccio soprattutto a me stesso, specie quelle sulla morte. Ma non ho una risposta». Nel libro spiega di essere cresciuto con la convinzione della madre, insegnante, persuasa che “chi non capisce è solito non fare domande”. «Mi sono chiesto se tutte le domande meritino una risposta» riflette, «non sempre. Ma penso che tutti i quesiti meritino di essere posti». Da Avellino a Roma, laurea in Medicina, quasi 40 anni in Rai, cellulare vintage (prefisso 337), nemico degli aerei (non per l’inquinamento, come Carola e Greta, perché ha paura di precipitare), dal 1994 fa domande nel cuore della notte a Sottovoce. Spiega serafico che non si fermerà con questo volume, ha 2500 domande pronte. Intanto le ultime pagine del suo libro sono vuote, perché ognuno possa scrivere il proprio interrogativo: “Si faccia una domanda e si dia una risposta”. La sfida è aperta.