la Repubblica, 4 novembre 2019
La rivolta contro il fisico sessista
E lui insiste. Alessandro Strumia, 50 anni, professore di fisica all’università di Pisa, un anno fa si alzò a un convegno al Cern sulla parità di genere e lasciò tutti a bocca aperta, dichiarando che «la fisica è stata costruita dagli uomini», le donne si lagnano per nulla perché «non è vero che sono discriminate » e nella scienza «non si entra con un invito». Come se non bastasse: «Gli uomini preferiscono lavorare con le cose, le donne con le persone». Ci sono «differenze nei sessi già nei bambini, prima che l’influenza sociale intervenga» e via stereotipando.
La gragnola di critiche non ha piegato Strumia, che oggi rilancia. Durante quest’anno ha trasformato le sue tesi scombinate in grafici ed equazioni sul numero delle donne ricercatrici e su quanta carriera fanno e ha perfino trovato una rivista scientifica disposta a pubblicare il suo “Questione di genere in fisica fondamentale”. Si tratta di Quantitative Science Studies, un giornale nato da pochi mesi, non certo di primo piano, ma comunque affiliato alla casa editrice del Mit di Boston (il prestigioso Massachusetts Institute of Technology). La rivista è sottoposta alla revisione dei pari (all’approvazione cioè da parte di altri scienziati) e ha promesso diritto di replica ai detrattori. L’articolo per il momento è stato approvato, ma non pubblicato. Il fisico pisano – carattere polemico e testardo, lo descrive chi lavora con lui – l’ha pubblicato intanto sul suo blog, come una sorta di rivalsa. La rivista americana Scienceha subito registrato le polemiche, dedicando al fisico nostrano un articolo sul suo sito Sciencemag e citando uno dei pari autori della revisione in disaccordo coi colleghi: il testo di Strumia, dice, è pieno di «difetti» e «affermazioni non dimostrate».
Un anno fa, dopo l’improprio intervento, Strumia perse l’affiliazione al Cern. Il laboratorio di Ginevra diretto da Fabiola Gianotti si dichiarò «gravemente offeso» e tagliò ogni rapporto. Stessa cosa fece il nostro Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), tirato in ballo con frasi da querela: Strumia aveva infatti partecipato a un concorso Infn vinto, fra gli altri, anche da due donne che – sostiene lui – non meritavano un punteggio superiore al suo. L’università di Pisa si era limitata a una sanzione etica, lasciando intatta la cattedra e il gruppo di ricerca. Strumia, quando non si accanisce sulla questione di genere, è infatti un fisico teorico stimato. Ha un progetto di ricerca europeo da 1,8 milioni di euro che resta inquadrato a Pisa. La cifra. per questa disciplina, è di tutto rilievo.
A Speranza Falciano, nel sentire tutto questo, cadono le braccia. A 65 anni la scienziata, membro della giunta dell’Infn, una vita trascorsa agli esperimenti del Cern, sperava che certi pregiudizi fossero relegati al passato. «La carriera scientifica è dura e impone sacrifici» racconta. «Le donne hanno risultati migliori all’università e al dottorato. Poi spesso rinunciano. Sanno che dovranno farsi strada in un mondo quasi tutto maschile e che la scelta della carriera potrebbe pesare sulla vita privata». Ci sono decine di anni di sforzi e di studi davvero approfonditi, per superare il problema. «La questione della disparità delle donne nella scienza esiste» conferma Falciano. «Ed è ora di risolverla, non di fare polemiche inutili e dannose».