Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  novembre 02 Sabato calendario

Cronologia dei 44 anni che divisero l’Europa

 a Berlino, e sul selciato una linea rossa che non divide piú, o a Václavské námestí, nella città di Praga, le lapidi di due giovani suicidi a vent’anni, o a Budapest danni da mitraglia su palazzi antichi, spesso i giovani non sanno, non capiscono. Vi proponiamo un filo di lettura attraverso decenni bui.
1945 Fine della guerra, nuovi giochi
Mentre da Oslo a Roma inizia la ricostruzione con il Piano Marshall, " dal Baltico ai Balcani, da Stettino a Trieste, una Cortina di ferro" cala sull’Europa di mezzo. Stalin e i " fantocci" ai suoi ordini in Polonia, Germania Est, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, traducono in pratica l’inganno di Jalta. " Uncle Joe" invocando le sfere d’influenza preparava un’eversione sistemica.
1948 Un anno chiave
In Cecoslovacchia vengono occupate le istituzioni e i media, il 25 febbraio il leader comunista Klement Gottwald, agli ordini di Mosca, espugna il governo. Il Piano Marshall viene rifiutato. Viene ucciso il ministro degli Esteri, Ján Masaryk, epurazioni e arresti sono centinaia di migliaia. Lo stesso golpismo a Budapest porta Mátyás Rákosi al potere. Avvengono orridi processi- farsa su ordine di Lavrentij Beria, ministro degli affari interni sovietico. Nel 1949 contro László Rajk e i suoi in Ungheria, nel 1951-52 contro Rudolf Slánský a Praga. Confessioni sotto tortura, impiccagioni, fosse comuni segrete. Sono centinaia di migliaia i prigionieri politici, inclusi ventimila morti nelle miniere d’uranio cecoslovacche.
1949 Il totalitarismo è fondato
Stalin sembra invincibile, tenta di prendere Berlino Ovest per fame, ma nell’inverno 1948- 49, il ponte aereo americano salva la città. I tedeschi scoprono libertà e Occidente, a Bonn nasce la democrazia federale, la Ddr ricicla Buchenwald, rinchiudendovi gli oppositori, sorretta dall’occupante. Così arriviamo al 5 marzo 1953, giorno della morte di Giuseppe Stalin.
1956-1961 Il XX congresso del Pcus
Nel corso del congresso del partito Kruscev denuncia il Terrore staliniano accendendo sogni brevi. La prima rivolta era stata schiacciata dai Panzer sovietici il 17 giugno 1953 a Berlino Est. Tre anni dopo, in Polonia, vengono repressi i moti a Pozna?. È scontro nel partito comunista polacco: lo stalinista Boleslaw Bierut è deposto dalla sua ex vittima Wladyslaw Gomulka, che frena ogni svolta. Invece in Ungheria, rovesciati gli stalinisti, Imre Nagy si schiera con gli insorti. Ma la libertà dura due settimane, fino al 4 novembre con l’invasione da parte sovietica che causa migliaia di assassini e stupri e una grande fuga verso l’Austria. Nagy è catturato a tradimento e impiccato. Ulbricht epura sia il partito, sia lo Stato ma affronta con Berlino città aperta un’emorragia di manodopera e cervelli. Nel 1961, Kruscev al telefono, gli ordina la reazione estrema.
1961 Nasce il Muro
Quella che verà definita " l’operazione Rose" scatta a mezzanotte tra il 12 e il 13 agosto. Migliaia di soldati, Volkspolizisten e Kampfgruppen ( milizia di regime) al comando del giovane Erich Honecker iniziano a costruire il Muro. Cominciano le fughe, cadono i primi morti come l’operaio Peter Fechter lasciato a dissanguarsi a un passo dalla libertà. Ddr e Cremlino sperano di fermare le fughe con un paese-lager recintato, messaggio anche agli altri Stati satelliti. Da allora Berlino divisa sarà epicentro della Guerra fredda. In tutto l’impero, tra paura e memoria di Budapest, vince il silenzio.
1964 Kruscev è destituito da Breznev
A Mosca il segretario del Pcus Kruscev è destituito dalla trojka ortodossa Breznev-Kosygin-Podgornij che avvia uno spaventoso riarmo.
1968 Le sfide all’impero
A marzo, a Varsavia, scatta una rivolta giovanile alla quale il regime risponde con violenza e una purga antisemita. Da gennaio ad agosto a Praga il giovane Alexander Dubcek rimpiazza Antonín Novotný come numero uno e avvia alcune riforme: fine della censura, dialogo, più mercato, come chiesto da Ludvík Vaculík nel Manifesto delle 2000 parole. Come risposta Breznev invade Praga con 600 mila soldati, 6000 Panzer, migliaia di jet. Dubcek e i suoi sono destituiti, due terzi degli iscritti espulsi dal Pc. Iniziano 21 anni di povertà e corruzione. Nel gennaio 1969, Jan Palach e Jan Zajíc s’immolano col fuoco contro l’aggressione.
1969-1981 La dottrina della sovranità limitata
Breznev guida l’impero con la "dottrina della sovranità limitata", diritto sovietico di intervenire contro ogni apertura. A Berlino Est Honecker succede al vecchio Ulbricht, a Bucarest da anni Nicolae Ceausescu governa con terrore attraverso la Securitate e con un culto della personalità nordcoreano. Ma le società civili non si arrendono. Nel dicembre 1970 una rivolta operaia a Danzica, in Polonia, fa cadere Gomulka. Sostituito da Gierek. Il dissenso si rafforza: col Kor, Comitato di difesa dei lavoratori, e con personalità come Geremek, Kuron, Michnik, Modzelewski. Nel 1975 la Conferenza sulla sicurezza europea di Helsinki vara accordi sui diritti umani. Vi si richiama, a Praga, Charta 77, fondata da Václav Havel, Ján Patocka, Zdenek Mlynár, Jirí Hájek, Ludvík Vaculík. Ma la risposta del regime cecoslovacco è brutale: arresti, trecento firmatari espulsi, Patocka muore d’infarto dopo notti di interrogatorio. L’impero sembra invincibile.
1980 A Danzica nasce Solidarnosc
In agosto dagli scioperi nei cantieri Lenin di Danzica nasce il sindacato Solidarnosc. Guidato dall’allora ignoto elettricista Lech Walesa, diventa movimento per la democrazia. Pressioni del Cremlino e minacce d’invasione spingono il generale Wojciech Jaruzelski al golpe del 13 dicembre 1981. Oppositori in prigione, legge marziale, militari che occupano l’amministrazione. «Poi ci accorgemmo che nel sistema, specie dopo la purga antisemita, non funzionava nulla, nemmeno la censura », mi disse anni dopo il generale.
1978 Un Papa polacco in Vaticano
Dissidenti nei manicomi, riarmo, guerra in Afghanistan. Breznev e poi i suoi successori Jurij Andropov e Konstantin Cernenko impongono un immobilismo repressivo, ma la Storia non si lascia congelare. Un Papa polacco in Vaticano coesiste con il gap crescente tra impero e mondo libero. Code, razionamenti, penuria, mercato nero anche nelle europeissime città polacche, cecoslovacche, della Ddr soffocano insieme alla mancanza di libertà. I dissidenti però non cedono, in Polonia sono di fatto voce della società civile davanti alla Giunta che è sempre piú scettica sul socialismo reale.
1985 L’ascesa di Gorbaciov
L’ascesa a Mosca di Gorbaciov, ex compagno di studi del ceco Zdenek Mlynár, tra i firmatari di Charta 77, accelera tutto. Solo in Ddr e Romania prosegue il pugno di ferro e le polizie segrete onnipotenti marginalizzano il cambiamento.
1989 La scintilla di Varsavia
In Polonia passo dopo passo Giunta e Solidarnosc si parlano, poi negoziano. Mentre a gennaio ’89 Honecker promette cento anni di Muro arriviamo così alla scintilla decisiva, da Varsavia: accordi di transizione, elezioni semilibere stravinte da Solidarnosc, un premier liberal amico di Karol Wojtyla. In Ungheria i gorbacioviani aprono le frontiere. Fughe in massa e cortei per la democrazia, in parte guidati da pastori protestanti, colpiscono al cuore la Ddr.
24 ottobre 1989 Honecker si dimette
Egon Krenz spodesta Honecker, troppo tardi. Le piazze chiedono "Gorby" e la riunificazione. Il 9 novembre, Berlino Est apre i varchi del Muro. Poi, la "rivoluzione di velluto" a Praga con Havel e Dubcek in festa insieme alla folla a Václavské námestí e infine i mitra dei soldati romeni che giustiziano Ceausescu e signora dopo un processo-lampo chiudono i decenni dell’impero.