Tuttolibri, 2 novembre 2019
Anche la pornografia non è più quella di un tempo
Funzionava così: ci si presentava in edicola e si chiedeva una copia dell’Illustrazione italiana o di Gente, poi, dopo averle pagate ci si infilava dentro furtivi quella di Playboy o - a maggior ragione - Le Ore, e si aggiungevano altre 1000 lire. Erano gli Anni 70, il momento d’oro delle testate erotiche, al punto che La Stampa mandava uno dei suoi migliori inviati, Francesco Fornari, a Milano per il reportage «Viaggio nella stampa porno». Dal servizio emerse che i periodici a tema pornografico avevano toccato quota 1500: era il periodo d’oro della stampa hot e dei cinema a luci rosse. Dovevano passare anni prima che nel 1987 Umberto Smaila lanciasse su Italia 7 Colpo grosso. Anche se la vera apripista del genere porno soft domestico, nel 1977, pieni anni di piombo, fu Tele Torino International con la trasmissione Spogliamoci insieme meglio nota come Lo spogliarello delle casalinghe. In quell’autunno la vendita di antenne a larga banda toccò il suo picco con gli ordini che arrivavano sino a Milano e Genova.
Oggi quel palinsesto della «pruderie trasmessa in salotto» fa sorridere se paragonato all’offerta infinita dei siti internet che ha costretto all’estinzione i cinema a luci rosse e la vendita delle cassette hard che arrivavano a casa «in un discreto pacco anonimo». Milioni di offerte per un sesso che si è fatto sempre più liquido, inafferrabile e dalle sfaccettature insondabili. Virtuali o tecnologici? Distopici o aperti? Come saranno i rapporti di oggi e del futuro? Senza partner, fedelissimi, o a tu per tu con un robot? È una delle grandi domande del nostro tempo. A cui cerca di dare una risposta la mostra organizzata da Artissima nei locali della boutique Jana: «Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment (vietata ai minori di 18 anni, ingresso libero, è aperta fino a domani). Incentrata sul tema del desiderio fil rouge di questa Artissima la mostra è nata da un’idea di Ilaria Bonacossa ed è curata da Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa.
Sospeso tra azione pirata e mostra, il progetto mette insieme fotografie, video, sculture, opere su tela o carta e oggetti in prestito dalle gallerie che partecipano ad Artissima. Se ci si avventura nelle praterie del desiderio è facile inciampare in oggetti inaspettati, dispositivi ibridi e tecnologie stravaganti (ricordate i salami surreali di Jacovitti?) che tappezzano il percorso della mostra. Alcune opere in mostra evocano la stretta relazione tra forme contemporanee di piacere e forme globalizzate di consumo, confrontandosi con le ambivalenti conseguenze della virtualità.
Una cosa però, pare certa: secondo le previsioni dei sessuologi presto la procreazione in provetta sarà la scelta più diffusa e si tornerà al sesso che diverte e basta, finalizzato al piacere puro. Rapporti ludici svincolati dall’obbligo di riempire una culla, e alla libertà, grazie al congelamento degli embrioni, di posticipare l’idea di un figlio per motivi economici. I comportamenti erotici liberi da condizionamenti scardineranno (sembra) pure abitudini segrete, come la pratica del Bdsm per esempio, (acronimo di bondage, dominazione, sottomissione, sadismo e masochismo), che al momento sono sempre più diffuse.
In una prospettiva più lunga, infine, la mancanza di inibizioni e una sessualità fuori dagli schemi che già caratterizza l’identikit erotico-affettivo 3.0 dei Millennials (loro si innamorano della persona, senza fare distinzioni di genere) è destinata a creare relazioni e approcci inediti.