La Stampa, 2 novembre 2019
Un paio di notiziole di antisemitismo
A che punto siamo lo spiegano un paio di notizie minime, diciamo così, di ieri. La prima arriva dal Parlamento, nientemeno. Mentre parlava Emanuele Fiano, deputato del Pd, dai banchi di destra si è sentito uno strillo: «Sionista!». Poi Federico Mollicone, di Fratelli d’Italia, ha assicurato che non veniva dai suoi, e comunque «sionista non è un insulto». Gridare a qualcuno «sionista» con intenti neutri: iniziativa originale. Oltretutto che «sionista» è la classica accusa dei cortei antagonisti rivolta a Israele per negarne l’esistenza e paragonarne la spietatezza a quella di Hitler. E infatti, seconda notiziola, sulla pagina Facebook del Caffè Greco, storico locale di Roma a rischio di sfratto, qualcuno ha scritto che se il caffè dovesse passare ai «sionisti» bisognerà aggiungerlo alla lista dei boicottaggi: sotto c’era il link di Bds Italia, gruppo di estrema sinistra impegnato a illustrare «l’Apartheid israeliana». Ora sono tempi, non nuovi, in cui certe delizie schiumano con più spontaneo entusiasmo a destra (ancora ieri ferventi sovranisti diffondevano foto appaiate di Liliana Segre e di George Soros, quest’ultimo con la stella di David grondante di sangue), ma l’antisemitismo di sinistra è storia vecchia e recente, come molti osservatòri, ebraici e non, continuano vanamente a segnalare. L’ultimo è stato il centro di documentazione ebraica di Milano, nello svelare il profluvio di insulti antisemiti che si abbatte su Segre, da destra come da sinistra. O meglio, dalla destra e dalla sinistra estreme. Il problema è che ognuno, di qui e di là, vede e addita soltanto l’estremismo altrui.